Così il poliziotto in servizio informava i trafficanti del CLAN DEI CASALESI sulle pattuglie

31 Ottobre 2019 - 18:10

CASAL DI PRINCIPE – Sono due le organizzazioni protagoniste dell’indagine recente che ha coinvolto tra gli altri, i rampolli dei boss del clan dei casalesi Ivanhoe Schiavone, Pino Cantone e Oreste Diana.

La prima riguarda persone di nazionalità straniera ed un italiano, Antonio Cattolico, considerato, secondo le ipotesi di reato formulate dalla magistratura, uomo di fiducia del capo dell’organizzazione di spaccio Shkelzen Mazari. Cattolico avrebbe ricoperto anche il ruolo di custode e confezionatore delle dosi di droga. I pusher, sempre secondo l’accusa, erano Klodian Mazari, Fidai Neziri, mentre Tregim Erceku e Altin Neziri, i quali vendevano lo stupefacente, proveniente dall’Albania. L’organizzazione infatti operava a livello transnazionale, spacciando marijuana, definita in un’occasione come “8.000 bottiglie di vino“, usando ovviamente un linguaggio in codice.

Due capi d’accusa, come potete leggere dallo stralcio dell’ordinanza pubblicato in calce, riguardano lo sfruttamento della prostituzione di tre donne straniere.

La seconda organizzazione ipotizzata , stavolta con l’aggravante dell’articolo 7, coinvolge, tra gli altri, Pino Cantone e Salvatore Fioravante,

detto porcellino. Al vertice, ci sono i coniugi Antonio Davide ed Anna Pone. Salvatore Fioravante è considerato il referente di zona per lo spaccio di cocaina, hashish e marijuana a San Marcellino e Trentola.

Avrebbero organizzato le piazze di vendita, invece, sempre secondo l’ordinanza, i citati Pino Cantone e Oreste Diana, figlio di Giuseppe Diana, Salvatore Della Volpe, Michele D’Angelo, Raffaele Santoro, Maurizio Faraldo, Claudio De Marco, Armando Casanova, Salvatore Masiello.

I singoli casi contestati ai pusher dell’organizzazione li potete leggere, nel dettaglio, nel citato stralcio che pubblichiamo in calce a questo articolo.

Ma il fatto più rilevante è sicuramente legato al ruolo del poliziotto Giuseppe Misterli, in servizio al Commissariato di Polizia di Giugliano, il quale è stato solo indagato e non è stato attinto da nessuna misura cautelare. Questi, secondo l’ipotesi accusatoria, “segnalava sistematicamente a Nicola Fruguglietti (uno dei pusher, n.d.r.) gli orari delle pattuglie in servizio sul territorio, in modo da consentirgli di esercitare la sua attività illecita di detenzione e spaccio di droga, senza il pericolo di subire controlli dalle Forze di Polizia.“, come si legge testualmente nello stralcio qui sotto.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA