LA NOTA CASERTA. Quasi trascorso il termine di 120 giorni e Marino non ha ancora approvato 3 Bilanci. PAOLO SFORZA SINDACO SUBITO

17 Novembre 2019 - 19:01

CASERTA – Voi pensate che quello che sta succedendo con i Bilanci nel Comune di Caserta non c’entri nulla con la città devastata dalle buche, ormai praticabile solo con l’auto e le moto della Parigi-Dakar? E con gli allagamenti che permettono al nostro eroe Paolo Sforza, a questo punto largamente in lizza per la candidatura a sindaco del capoluogo, di indossare una bellissima maschera da sub tuffandosi nell’acqua che allaga la strada prospiciente ai giardinetti, con la Reggia sullo sfondo, vera sintesi emblematica di una città che mette insieme tragedia e farsa?

Pensate che tutto questo non c’entri nulla con quello che sta capitando in quel Comune, dove domani mattina, lunedì 18 novembre, cadrà il 117esimo giorno dei 120 previsti come termine estremo per l’approvazione di ben tre Bilanci ancora al palo?

Si tratta di un problema di superficialità.

D’altronde, la crisi di Caserta è addebitabile alla sua classe dirigente, ma solo se questa viene considerata come un’estensione degenerata, perfezionata nella sua cifra morale, della presunta cittadinanza che la esprime.

In pratica, i Carlo Marino e quelli che prendono i soldi nelle palazzine, quando si va a votare, ma ancor peggio la sedicente borghesia che ignora anche di essere ignorante, si reggono a vicenda.

Esiste Carlo Marino, e in passato sono esistititi Pio Del Guadio, Mimmo Guida, i Tenga e Franco Biondi, in quanto esiste questo tessuto cruciale, questa espressione di un nulla che porta i 4/5 dei casertani a non porsi nessuna domanda seria sulla comunità, sui diritti di questa, insomma, sull’essenza stessa della cittadinanza.

Un tutt’uno. Altrimenti non saremmo solo noi a denunciare il fatto che a 117 giorni dal raffazzonatissimo via libera, che il ministero ha dato al riequilibrio di Bilancio, ci siano ancora un Consuntivo del 2017, un altro del 2018 e un Bilancio di Previsione (ma quale Previsione se l’anno è quasi finito?) del 2019 non ancora approvati.

117 giorni fa fu la Prefettura a comunicare il termine temporale. A tre giorni dalla scadenza di un periodo lungo ben 4 mesi, quindi abbondantissimo per affrontare le procedure, nulla si sa ancora. Il Prefetto Ruberto e il sindaco Marino se ne vanno in giro per l’Alto Adige a degustare speck e grappini e la città affoga.

Non c’è dubbio che la Prefettura, alla scadenza dei 120 giorni, ovviamente con i suoi ritmi, dunque al 125esimo/130esimo giorno, scriverà una diffida piena di emoticons sghignazzanti per dire al Comune che ha ancora 20 giorni oer approvare.

Veramente sconfortante l’intero quadro. Qui il pesce puzza sia dalla testa che dalla coda.

Una vera e propria orgia di incompetenza, relativismo etico, faciloneria coatta, che non possiamo neppure paragonare della cosiddetta “Milano da bere” degli anni ’80, perché lì almeno esisteva una parvenza di programmazione, di progettazione del futuro, pur drogata da tangenti e bustarelle, mentre qui ci sono solo le tangenti e le bustarelle.

E allora aspetteremo ancora qualche settimana, in modo da consentire al sindaco Marino di girare per le dimore dei consiglieri comunali di maggioranza e opposizione a distribuire un tozzo di pane, pacificando gli scontenti, che poi sono scontenti non perché la città stamattina assomigliava a Venezia (senza avere però il mare Adriatico sotto l’uscio), ma perché la mangiatoia ha tardato un po’.

Quando Marino sarà tranquillo sui numeri, quando sarà sicuro che magari qualche consigliere di minoranza non si presenterà, porterà i Bilanci, che per lui sono una variabile dipendente e non il fulcro dei suoi pensieri, all’approvazione.

Il Consuntivo del 2018 è il primo che Marino non può non accreditarsi, visto che le responsabilità di quelli del 2016 e del 2017 le ha scaricate sulla precedente amministrazione e sulla gestione commissariale.

Carlo Marino chiude il 2018 con un passivo ufficiale di quasi 2 milioni e mezzo di euro, che a nostro avviso, come già scritto, sono chiaramente soldi sottodimensionati viste le cifre infime e francamente irreali appostate nelle voci serie, quelle della responsabilità e della vera cultura di governo, cioè i fondi per il rischio sui contenziosi, che hanno devastato la storia recente della città capoluogo, e quel fondo per la svalutazione dei crediti che rappresenta la malanima, il segno evidente di quanta indifferenza i politici della città abbiamo manifestato negli anni per le sue sorti, visto il devastante conto dei costi e dei ricavi del settore dei rifiuti, stabilmente e solidamente, oltre che cronicamente in passivo e non fronteggiato da un adeguato fondo di compensazione.

Ciò allo scopo di scaricare sul futuro, continuando a nascondere tonnellate di polvere sotto ai tappeti, debiti che non potranno non diventare virus di un’insolvenza che condurrà ineluttabilmente al terzo dissesto.

I quasi due milioni e mezzo di passivo hanno molto a che fare con le strade rotte, con i tombini i cui coperchi i commercianti e i cittadini sono costretti a sradicare per consentire all’acqua di andarci dentro, visto che le grate sono chiuse da una poltiglia decomposta di foglie e misteriose biologie.

C’entrano questi due milioni e mezzo di debiti, di nuovi debiti del Comune, perché con le difficoltà che si stanno incontrando per concretizzare l’iter per le nuove fogne con lavori finanziati dall’Europa attraverso la Regione Campania, questa città avrebbe il dovere di avere a disposizione delle risorse del proprio Bilancio per fronteggiare le emergenze.

E invece questi fanno debiti, continuano a utilizzare la leva della spesa comunale per alimentare le proprie clientele politiche, per realizzare la follia di 180 dipendenti, che dovrebbero essere quelli in servizio nell’impresa dei rifiuti.

E allora godiamoci Paolo Sforza, almeno ci facciamo quattro risate. Ve lo riproponiamo, dopo aver pubblicato il suo estroverso video nella mattinata odierna.

Si dimostra meno fesso di quello che sembra. La scelta dei luoghi, infatti, denota l’esistenza in lui di un processo mentale, seppur elementare (ma comunque ampiamente sufficiente a primeggiare a Caserta): si immerge nell’acqua che allaga la strada al cospetto di quella scritta Caserta, che Marino e Traettino inaugurarono in occasione delle Universiadi, consegnandosi a frizzi e lazzi di ogni genere.

C’è la scritta Caserta e sullo sfondo, il nostro Spielberg di San Benedetto si è tenuto l’immagine della Reggia. Lui in mezzo metro d’acqua che allaga la stazione e piazza Carlo III, la scritta Caserta e la Reggia.

Summa, quintessenza più efficace di mille analisi socio-politiche.