L’utilità sociale delle associazioni sportive
19 Dicembre 2019 - 20:11
Il diritto di associarsi liberamente, che in Italia è sancito dall’articolo 18 della Costituzione, si esprime poi nell’effettiva creazione di associazioni di vario genere, che possono essere o meno, riconosciute come Onlus. In genere sono di questa tipologia le associazioni di tipo culturale o artistico, le quali hanno la possibilità di organizzare eventi, manifestazioni, mostre, presentazioni letterarie, in collaborazione con altri enti, pubblici o privati.
Le associazioni sono di diversi tipi:
- Di volontariato: sono organizzazioni che si creano con l’intento di prestare attività, in modo personale, spontaneo e gratuito. Non hanno nessun fine di lucro e tale particolaritá deve essere scritta nell’atto costitutivo di esse. Possono avvalersi di personale per lo svolgimento del lavoro solo nei limiti dell’espletamento delle loro regolari funzioni. L’iscrizione ai registri permette loro di accedere a stipulare convenzioni, accedere a sovvenzioni e avere agevolazioni fiscali.
- Associazioni di promozione sociale: hanno obiettivi sociali, civili e culturali. Ricavano il loro sostentamento delle quote degli associati, eredità, donazioni e contributi. Possono inoltre attingere a proventi derivanti dallo svolgimento di attività economiche di natura artigianale, commerciale, agricola.
- Associazioni sportive dilettantistiche: organizzano attività sportive solo a livello dilettantistico, non per i professionisti e offrono servizi didattici. Godono di un trattamento fiscale agevolato.
Le associazioni in generale e soprattutto quelle sportive devono essere un aiuto per il territorio, nelle finalità di integrazione e funzione educativa-informativa. In genere sono molte le iniziative a cui danno vita proprio con queste finalità, andando nelle scuole, nelle palestre e nei palazzetti.
La gestione a livello finanziario di una no-profit non è semplicissima, oggi però ci sono molteplici strumenti, che operano nell’ottica di agevolare la gestione di attività di varia natura. Il caso si applica perfettamente anche alle No-profit. Si tratta spesso di conti online che permettono di avere carte Mastercard da distribuire agli associati o ai volontari, per diramare facilmente i fondi a ognuno di essi, anche nell’esatto momento in cui stanno operando sul campo, o anche per tenere traccia delle spese sostenute per trasferte o altri incarichi per l’associazione. Le no profit hanno il bisogno di gestire al meglio il loro flusso di cassa, perché ogni euro risparmiato, puó essere impiegato nello svolgimento delle proprie attività per il raggiungimento del loro obiettivo. Con queste app sarà facile porre un limite di budget ai volontari che operano per la tua associazione. È inoltre possibile fare trasferimenti di cassa istantanei, che non lasceranno mai nessuna delle carte.
A livello amministrativo, si parla ormai da tempo – per le Associazioni Sportive – della possibilità di qualificarsi come ente del terzo settore – o di assumere la doppia identità di ente del terzo settore e associazione di promozione sociale. La qualifica a Ets non è obbligatoria, anzi per alcune società non è possibile farlo. Se ciò fosse stato reso obbligatorio, l’elenco di tutte le associazioni sportive sarebbe confluito nel registro del Coni.
Le associazioni che decideranno di qualificarsi come enti del terzo settore, dovranno perdere alcune loro particolarità:
- Le quote versate dai soci saranno soggette ad imposta Iva;
- La possibilità di pagamento di imposta in forma forfettaria: potranno usufruirne solo le Aps che avranno un ricavo commerciale inferiore ai 130000 euro annui;
Questi punti fanno perdere interesse a quante associazioni vorrebbero divenire Enti del terzo settore, considerando le agevolazioni di cui dovranno fare a meno.
Altro aspetto importante da tenere in considerazione è che le associazioni, nello svolgimento del proprio lavoro possono avvalersi di volontari, i quali – giuridicamente parlando – non dovrebbero percepire retribuzione. Nel divenire Ente, chi presta servizio presso di esso dovrebbe essere retribuito come un normale dipendente e avrebbe diritto al trattamento economico previsto dai contratti collettivi di settore.
Nonostante l’aspetto fiscale non vada propriamente a proprio favore, aggiungere alla qualifica di Asd quella di Aps, permetterebbe loro di promuovere anche attività che esulino dalla pratica sportiva dilettantistica. Sarebbe nelle loro potenzialità svolgere attività di natura ricreativa, culturale ed aggregativa.
Si aprirebbe la strada a coprogettazione e coprogrammazione con le pubbliche amministrazioni.