TRUFFE ALLE SCUOLE. Il metodo “geniale” del finto dirigente del ministero e i soldi sulla Postepay

20 Dicembre 2019 - 15:59

CASERTA – Emergono ulteriori particolari rispetto all’inchiesta che ha portato all’arresto di 8 persone (I PRIMI DETTAGLI QUI), indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza contro un’associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, alla truffa aggravata, al riciclaggio e all’autoriciclaggio ai danni di case di cura e di asili nido. Una truffa a meta’ tra quella della famosa vendita della fontana di Trevi di Toto’truffa 62, con i due falsi dirigenti del Miur “Messina e Fata” che contattavano scuole, asili nido e case di riposo, e il metodo “a strascico”, sperando cioe’ di abbindolare almeno una parte delle centinaia di strutture contattate. In un solo mese, grazie alle intercettazioni, sono infatti stati scoperti ben 132 tentativi, di cui 22 andati a buon fine: cinque i versamenti realmente fatti, e 17 quelli fermati dai militari, a volte anche all’ultimo istante, come nel caso di una suora di Roma che stava versando un migliaio di euro allo sportello delle Poste quando e’ stata “salvata” dai carabinieri. L’indagine e’ partita a settembre dello scorso anno, quando il dirigente di un istituto paritario lucano ha denunciato la richiesta di soldi. Il metodo era semplice. Il falso dirigente del Miur contattava le strutture – usando una sim intestata a un ignaro prestanome – chiedendo la restituzione di 2.490 euro (2.500 euro e’ il limite massimo di versamento su una “Postepay evolution”), chiedendo un bonifico immediato. Dopo aver convinto il dirigente, si allertavano i complici per prelevare immediatamente il denaro dalla carta (lasciando un 20% circa al titolare del conto), e trasferendolo su un altro conto, per poi dividere i proventi tra due nuclei familiari, a Torino e a Catania. Nel corso dei mesi, nessuno dei truffati si e’ rivolto al Miur, e solo in alcune zone del Paese sono state diffuse circolari dagli Uffici scolastici per avvertire i dirigenti delle truffe. “I lucani hanno quindi dato il buon esempio – ha spiegato Curcio – denunciando un metodo simile a quelli inscenati da Toto’, ma che poteva fruttare migliaia e migliaia di euro, in quanto messa in atto in modo dettagliato e organizzato”