MARIO LANDOLFI DOPO LA CONDANNA. “L’accusa di camorra era un macigno, la sentenza ha fatto chiarezza”
27 Dicembre 2019 - 20:53
MONDRAGONE – Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni ma ad un certo punto ho dovuto ricredermi, poi per fortuna l’accusa infamante di camorra è caduta. Non sono contento della condanna a due anni perché per me è un’assoluzione mascherata. Lo dico alla stampa perché svolge ruolo di mediazione con il popolo e la giustizia deve essere amministrata nel nome del popolo”. Lo ha detto oggi l’ex ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, già esponente di An e Pdl, nel corso di una conferenza stampa convocata per sottolineare alcuni aspetti del suo caso giudiziario. “Siamo qui a rappresentare un caso personale, ma anche per difendere una storia politica: l’ultimo ministro della provincia di Caserta, sono stato dirigente del partito che in Campania totalizzava il 51 per cento. Ho delle responsabilità politiche e di partito e con i cittadini, quel partito che mi espulse per queste cose che mi sono successe”, ha aggiunto Landolfi. “Sì questa sentenza fa chiarezza mi ha liberato di questo macigno dell’accusa indicibile e di essere colluso con la camorra. Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni ma non sono contento della condanna a due anni perché per me è un’assoluzione mascherata. La giustizia di amministra nel nome del popolo, non in nome della corporazione giudiziaria”.”Siamo invece il popolo che ha condannato Enzo Tortora, che ha condannato l’uomo che ha catturato Riina. Nel caso mio – ha proseguito l’ex ministro – vuol dire che sono stato condannato a due anni dopo due camere di consiglio in base alle dichiarazioni di un bugiardo che ha barattato la verità per la sua libertà. Ha detto 23 volte non ricordo. La giustizia del compromesso. Nel processo Cosentino il suo referente era Cosentino e nel processo Landolfi il suo referente era Landolfi”. Con l’ex ministro c’era anche uno dei suoi avvocati, il penalista Michele Sarno, che ha sottolineato: “Siamo qui per amor della verità e della giustizia. Vogliamo evidenziare perché in certi momenti ci sono i toni roboanti quando ci sono aperture di indagini con i titoloni ad effetto e poi quando c’è l’assoluzione c’è solo un piccolo trafiletto su quella persona che era stata coinvolta ingiustamente. Mario Landolfi – ha proseguito il legale – ha mantenuto sempre un certo rispetto nel corso del processo, lo ha dimostrato soprattutto quando in maniera forte e decisa ha rinunciato alla prescrizione”. “Perché ha detto ‘voglio passare per la via principale’ vista la consapevolezza della sua innocenza. Dopo 12 anni è finalmente arrivata l’assoluzione perché non c’è stato quell’intreccio tra politica e camorra, quell’architrave che si era costruito inizialmente. Valente, il suo accusatore – ha aggiunto Sarno – non è stato per nulla veritiero. Le sue dichiarazioni sono intervenute successivamente, dopo che era stato indagato ed aver conosciuto tutti gli atti processuali. Una vicenda complicata, durata 12 anni a tal punto che il giudice, prima della sentenza, ha risentito Valente”. “Nel processo è venuto anche l’ex prm Cantone che ha confermato l’estraneità di Landolfi con gli affari illeciti della camorra. Andreotti si avvalse della prescrizione ma Mario Landolfi no. E’ stato assolto dall’accusa indicibile di essere colluso con la camorra”, ha concluso l’avvocato.