TUTTE LE FOTO. Riciclati di CASERTA e dintorni, unitevi! Mimmo Giancotti, Iaia e tanti altri, le immagini della cena con Matteo Salvini
19 Febbraio 2020 - 17:20
CASERTA – (g.g.) Qual è la differenza tra un riciclato che si muove all’interno dei partiti che si auto definiscono responsabili, europeisti, in pratica, custodi e difensori dello status quo, e i riciclati che entrano in un partito che afferma di essere propulsore di novità, del cambiamento e che effettivamente in un pezzo d’Italia interpreta i desideri, le istanze di una parte buona e sana della società, cioè di quelli che si alzano alle 5 del mattino e combattono quotidianamente contro i governi delle tasse e dell’agenzia delle entrate?
Non è complicato spiegare: chi ha galleggiato o galleggia ancora tra il Pd, Forza Italia, Italia Viva, Leu, diciamocela tutta, nella grande casa comune dei pagnottisti, può essere definito un riciclato ordinario. Appartiene ad una categoria che non fa più notizia, anzi, non viene neppure percepita più di tanto da un tessuto sociale e civile che il virus del trasformismo lo porta atavicamente dentro di sè e lo pratica ogni giorno sul proprio posto di lavoro, nei rapporti familiari e inter familiari, e via discorrendo.
Trattasi di un costume italico, di un retaggio che diventa addirittura tradizione e che come tale viene custodito dai conservatori avariati di questo paese.
Un riciclato che dal partito unico dei pagnottari e pagnottisti emigra nella Lega è un qualcosa di profondamente diverso dal primo archetipo appena declinato e spiegato. Entra, infatti, in un partito che, seppur rozzo, seppur stabile e cinico utilizzatore dei sentimenti della cosiddetta pancia del Paese, contiene, comunque, dentro di sè qualcosa di nuovo. Perchè non è solo chiacchiera e chiacchiere affermare, senza se e senza ma, che l’Europa delle burocrazie, al servizio delle oligarchie dei pagnottisti e pagnottari d’oro, ma sempre di pagnottari si tratta, va cambiata profondamente, anzi smantellata.
E ancora più nuovo ed interessante per il ceto medio produttivo, la Lega diventa quando afferma, mettendolo poi in pratica come ha fatto ai tempi del cosiddetto governo giallo verde, che la cosiddetta pace fiscale, la quale, inutile negarlo, è un condono a tutti gli effetti, rappresenta l’unico modo di ricreare una relazione non più ostile tra il paese e lo sterminato mondo della piccola impresa, quello definito il popolo delle partite Iva, peraltro raccogliendo un risultato straordinario nel momento in cui lo strumento di questa pace fiscale, cioè il saldo e lo stralcio delle cartelle esattoriali, crea file chilometriche davanti alle sedi dell’agenzia delle entrate, letteralmente assaltate da cittadini che, aderendo a quello sconto, accettando la pace fiscale, decidono di pagare la parte comunque dovuta, facendo affluire nelle casse dello stato, soldi che altrimenti il ministero dell’economia non avrebbe visto nemmeno col binocolo.
Se un pagnottaro della tradizione italica entra nella Lega e dalla Lega viene accettato, siamo di fronte, a differenza dei casi di permutazione, di interconnessione tra i partiti della pagnotta, a fatti autenticamente deludenti.
Ecco perchè noi insistiamo su questo argomento del trasformismo, collegando il fenomeno all’avvento della Lega nei territori dell’Italia meridionale, che è quella del Gattopardo e della famosa e repentina mutazione genetica di una nobiltà che da borbonica si riciclava come garibaldina. Perchè se Salvini avesse studiato un attimo la storia di queste nostre contrade, avrebbe letto, da uomini ed intellettuali dell’Italia meridionale, la particolarissima, insidiosissima, perniciosissima, originalissima forma che assume il trasformismo sotto al Garigliano.
Non siamo molto persuasi del fatto che un Salvatore Mastroianni, un Valentino Grant, l’abbronzatissimo Cantalamessa, la bionda Pina Castiello possano comprendere anche minimamente questo nostro breve ragionamento su un tema italiano, storicamente cruciale, come quello del trasformismo in politica, ma anche, oseremmo dire, antropologico al di fuori del perimetro della stessa. Per cui, l’abbiamo scritto per “creanza” come si dice, perchè si tratta di un nostro punto di vista e non è perchè i politicanti casertani e campani, esperti solo di ricotta, non sono attrezzati culturalmente e biologicamente per comprendere certi discorsi, noi ci dobbiamo rassegnare e non farli più.
La premessa rappresenta, infatti un atto di rispetto e di generosità nei confronti dei componenti di questo tavolo, immortalato nella fotografia di copertina che campeggia sopra a questo articolo. La sottolineatura, l’ennesima sottolineatura della presenza del solito Mimmo Giancotti non è una malattia nostra, una fissazione. Tra le altre cose, questo Giancotti noi lo conosciamo solamente in fotografia. Mai e poi mai l’abbiamo incontrato nè oggi, nè ai tempi d’oro delle amministrazioni comunali dei vari Antonio Scalzone, Francesco Nuzzo, allorquando, carta canta, la camorra e il clan dei casalesi, soprattutto la fazione Bidognetti, determinavano tutto o quasi tutto di ciò che succedeva a Castel Volturno tra le parti e anche all’interno della casa comunale.
Quindi, nulla di personale, è solo un ragionamento. Saremo costretti però, di qui a poco, a ripubblicare atti giudiziari risalenti agli anni 2011 e a quelli successivi, dentro ai quali le citazioni di Mimmo Giancotti quale ingranaggio, seppur non connesso direttamente al clan, ma comunque connivente e parte di quel sistema, compare più volte. Quando leggerete come compare, qualcuno dovrà dire pure a ‘sto Salvini che lui può essere anche un politico pragmatico, che al sud va a caccia di voti purchè siano, puliti o sporchi che questi risultino. Ma se continua a collegare il suo partito a presenze che appartengono ad una politica, si fa per dire, politica, che ha vissuto e convissuto pacificamente con la camorra, alla fine, un giorno o l’altro, anche lui si sporcherà.
E ci dispiacerà allo stesso modo con cui ci dispiace per l’attuale governatore della Campania Vincenzo De Luca, che il sottoscritto votò 5 anni fa e che ora non voterà, mentre per quanto riguarda Salvini, giocando anche un pò col suo cognome, il voto mio lo avrà per la politica fiscale e per la politica economica di stampo liberale. Ma lo avrà solo perchè sono residente in provincia di Benevento e non a Caserta, perchè qui votare Lega alle Regionali avrebbe significato votare anche Giancotti, poi ve lo raccomando quello Iaia di Santa Maria a Vico, a Giancotti allegato nella foto, e quel componente del consiglio generale dell’Asi che ha votato l’osceno blitz, a nostro avviso, illegale ed oggi sotto la lente di ingrandimento di un giudice, dell’azzeramento lampo del comitato direttivo con annesse dimissioni e rielezione immediata della Pignetti.
Ed è la stessa persona che per pura combinazione, subito dopo questa operazione fatta ad uso e consumo di un consigliere regionale del Pd cioè Stefano Graziano, ha potuto festeggiare, beato lui, visto che tanti genitori piangono per i loro figli che vanno via o che non riescono a trovare lavoro, l’assunzione della figliola, indovinate dove? Ma naturalmente nell’Asi.
Beh, questa Lega, almeno a Caserta, è invotabile. Sia detto con la massima franchezza. E speriamo che oggi il discorso di premessa sia servito a qualcuno per capire che il sottoscritto e CasertaCe non sono imbeccati da nessuno. Noi facciamo i salti mortali per portare avanti questo giornale tra difficoltà e ristrettezze, proprio perchè non vogliamo fare compromessi, come quelli che vergognosamente la Lega sta facendo in questi territori. Ribadendo che, di qui a poco, le pubblicheremo queste carte di Giancotti affinchè nessuno possa pensare che noi possiamo avercela per qualche motivo personale con questo variopinto personaggio di Castel Volturno, vi salutiamo e vi invitiamo alla prossima puntata che dedicheremo alla Lega di Caserta.
Mmmmmm, tre giorni fa abbiamo attaccato il Pd, due giorni fa Forza Italia, la settimana scorsa Fratelli d’Italia e il coordinatore regionale Gimmi Cangiano, prima di nuovo la Lega e oggi ancora la Lega. Renzi al momento non lo riusciamo ad acchiappare, perchè a Caserta è un fenomeno quasi esoterico. Qualcuno può ancora seriamente ritenere che CasertaCe abbia bisogno di un partito, di un’area politica, quando è del tutto evidente che CasertaCe è un brand autonomo e fa partito a sè.