APPALTI FASTWEB in tutta Italia. Gli Schiavone e il CLAN DEI CASALESI hanno fatto man bassa. Una fattura di 300mila euro all’impresa dei Di Tella per lavori mai realizzati. Ecco come fu spartita

4 Giugno 2022 - 13:27

Presenta sempre spunti molto interessanti la lettura dell’ordinanza imperniata sulle figure dei due fratelli che hanno fatto fortuna a Roma diventando autentici mattatori di grandi commesse provenienti da aziende pubbliche (RFI) e private. I soldi giravano a quintali da tutte le parti

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Le entrature di Nicola Schiavone senior e del fratello Vincenzo Schiavone detto o trick erano vaste e variegate, non solo rete ferroviaria italiana, braccio operativo selle infrastrutture utilizzate da Trenitalia e non solo, ma anche grandi compagnie telefoniche. Dalle dichiarazioni rilasciate a un pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia da Antonio Iovine detto o ninn, uno dei boss più importanti della storia del clan dei casalesi e poi, com’è arcinoto divenuto collaboratore di giustizia, attingiamo l’informazione relativa alla effettiva possibilità che Vincenzo Schiavone, lui e naturalmente suo fratello Nicola, erano in grado di condizionare le mosse imprenditoriali, niente popo di meno che di Fastweb, gigante della telefonia fissa, delle reti digitali in fibra e da qualche anno anche della telefonia mobile, con una rete e con impiati autonomi rispetto a quelli storici di Telecom-Tim, almeno per quanto riguarda la messa in posa ed in opera dei cavi della citata fibra.

Questa capacità era legata, secondo Iovine, ad una relazione economica intensa tra gli Schiavone e Fastweb. “I due

fratelli – così dichiarava il pentito – avevano svolto quasi in esclusiva i lavori per la realiazzione della rete in diversi comuni del territorio nazionale.”

Per cui, Vincenzo Schiavone era l’uomo giusto per trovare una soluzione al problema che l’imprenditore ad alta densità camorristica Francesco Di Tella, padre di Giovanni Di Tella, il quale si recò da Antonio Iovine perchè riteneva possibile ottenre da un ingegnere di Fastweb, il via libera affinchè l’azienda delle comunicazioni digitali emettesse una o più fatture per un importo di 300 mila euro, naturalmente per operazioni, per lavori mai svolti dal Di Tella.

Iovine organizzò una riunione a casa di un nome che ricorre spesso quando si tratta di avvenimenti collegati all’esercizio dell’attività camorristica da parte di Antonio ‘o ninn: stiamo parlando di Paolo Caterino, imprenditore edile,consigliere comunale a Caserta nella maggioranza che sostenne tra il 2006 e il 2010 Nicodemo Patteruti e un centrosinistra monopolizzato dall’allora presidente della provincia Sandro De Franciscis che molto pescò in un certo agro aversano sia in occasione delle Provinciali del 2005, in cui con l’appoggio decisivo di Nicola Ferraro, battè Nicola Cosentino, sia in occasione delle elezioni comunali di Caserta, visto che Paolo Caterino, pur essendo di San Cipriano, si candidò e fu elett, portando in consiglio comunale anche la sua abituale frequentazione con suo cugino Antonio Iovine che in quel periodo era boss latitante e che non aveva non potuto guardare con simpatia anche alla carriera politica di Giacomo Caterino, figlio di Paolo Caterino, vicesindaco di San Cipriano, nonchè assessore provinciale di Sandro De Franciscis fino a quando non fu arrestato per una vicenda di presunti favori e di presunte mazzette.

Alla presenza dunque di Paolo Caterino Iovine incontrò Vincenzo Schiavone, avendo al suo fianco Francesco Di Tella. A quell’appuntamento non partecipò l’ingegnere di Fastweb, m Vincenzo Schiavone affermò di stare lì per rappresentarlo in tutto e per tutto. Fu raggiunto il seguente accordo: via liber a fattura per i lavori mai fatti. Metà dell’importo, cioè 150mila euro sarebbero finiti nelle tasche di Vincenzo Schiavone, il quale poi avrebbe provveduto a corrispondere cifre non meglio determinate a questo ingegnere o altri elementi di Fastweb che avrebbero contribuito alla realizzazione dell’operazione fraudolenta; altri 150mila euro li prendeva Francesco Di Tella.

Qiesto ne consegnava la metà ad Antonio Iovine che, utilizzava questi soldi per le sue necessità personali ma anche per fronteggiare quelle di alcuni suoi affiliati.

Sempre secondo il racconto di ‘o ninn, l’operazione si realizzò. Per cui, nelle casse dell’azienda di Francesco Di Tella o da questi indicata arrivarono 300mila euro, poi ripartiti secondo gli accordi presi.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA