Arca Atletica Aversa: 56 anni di sport e successi che hanno fatto grande l’Agro Aversano

30 Agosto 2025 - 09:35

Dall’Arca al Centro Santulli: un cambio di nome che non cancella una tradizione fatta di titoli italiani, record giovanili e un laboratorio che ha formato generazioni di campioni

AVERSA (Pietro De Biasio) – Il 1° gennaio 2025, con un atto formale, l’«Arca Atletica Aversa» ha ufficialmente chiuso i battenti. Ma chi conosce la storia di questa società sportiva di atletica leggera sa bene che non si tratta di una fine, bensì di una semplice trasformazione. Al suo posto è nata l’«Atletica Aversa Centro Santulli», un cambio di denominazione imposto dalle esigenze di sponsorizzazione, ma che non ha intaccato minimamente né la struttura tecnica, né la filosofia, né tantomeno il patrimonio umano di questa società.

Gli stessi dirigenti, gli stessi tecnici, gli stessi atleti continuano a indossare la canottiera biancorossa, con la consapevolezza di portare avanti una tradizione sportiva che nell’Agro Aversano affonda le radici in oltre mezzo secolo di storia. In altre parole: tutto è rimasto identico, se non per il nome che rende omaggio a chi, come il Centro Santulli, ha creduto e investito con continuità in questa avventura sportiva. Il presente Il calendario parla chiaro: la nuova «Atletica Aversa Centro Santulli» continua ad essere protagonista e lo sarà anche nelle prossime settimane della finale nazionale di Serie B a Molfetta, ennesima tappa di un cammino che negli ultimi anni ha portato la società aversana confrontarsi stabilmente con le migliori realtà italiane, conquistando finali tricolori, titoli giovanili e promozioni di prestigio.

Risultati che confermano una solidità tecnica costruita giorno per giorno sulla pista di atletica di San Marcellino. 1969 Per capire la portata di questa continuità bisogna tornare indietro, fino al 1969. È l’anno in cui sei adolescenti, guidati dal carisma di Vittorio Savino, decisero di fondare l’«Olimpic ‘69»: Savino, Rino Della Rocca, Tonino Crispino, Mimmo De Rosa e i fratelli Franco

e Bruno Fabozzi. In un’Italia che correva veloce verso il futuro, anche Aversa volle avere la sua squadra di atletica leggera. Savino, scomparso nel luglio 2022, resta il padre nobile di questa epopea. Accanto a lui, Bruno Fabozzi, oggi presidente del Comitato Regionale Fidal Campania, ha rappresentato il filo rosso di una passione mai interrotta. Gli anni d’oro L’esplosione vera arrivò negli anni ’90 grazie al lavoro tecnico di Tonino Andreozzi, che fece del settore femminile un laboratorio di eccellenze.

Le ragazzine che iniziavano a correre nelle campagne aversane, con il tempo sarebbero diventate atlete di livello nazionale e internazionale, consacrando il duo Savino–Andreozzi nel gotha del mezzofondo italiano. La prima a rompere il ghiaccio fu Maria Pia Pagano, capace di regalare all’Atletica Aversa il primo titolo italiano assoluto, aprendo un’epoca. Poi arrivò Giovanna Tessitore, talento cristallino, capace di correre i 3000 metri in 9’29”, un crono che per anni rimase record italiano under 18. Maria Teresa Tonziello divenne un punto fermo della Nazionale giovanile, collezionando titoli e presenze in azzurro con una continuità impressionante. Silvana Andreozzi, figlia d’arte e atleta di temperamento, firmò un’impresa storica vincendo in una sola edizione i campionati italiani outdoor su 800 e 1500 metri.

E ancora Loredana Brusciano, insieme a tante altre che resero l’Aversa una fucina inesauribile di mezzofondiste. Ma Vittorio Savino non si accontentava. Voleva dimostrare che Aversa poteva produrre campioni in ogni settore dell’atletica. E così, con la stessa pazienza con cui seguiva le mezzofondiste, prese per mano un giovane del posto, Giovanni Mondanaro, portandolo fino al titolo italiano nel lancio del martello: un traguardo che sancì l’universalità del progetto tecnico aversano. Con il 2000 la società ha allargato gli orizzonti alla velocità e ai salti, grazie al contributo tecnico di Carmine Gambino. Ma la svolta vera arrivò con la costruzione della pista di San Marcellino, frutto di una politica lungimirante: il sindaco Luigi Bocchino e il vicesindaco Fabozzi rinunciarono perfino alle indennità pur di regalare agli atleti un impianto moderno.

Un gesto raro, che resta scolpito nella memoria collettiva. Oltre ai risultati, resta il dato umano. Migliaia di giovani, in 56 anni, hanno indossato la canottiera dell’«Arca Aversa». Per molti lo sport è stato un ascensore sociale, un argine alle difficoltà, una scuola di disciplina e rispetto. Questo è il lascito più profondo di una società che non si è mai limitata a inseguire medaglie, ma ha voluto costruire uomini e donne migliori. Oggi, con una solida tradizione alle spalle e lo sguardo rivolto al futuro, l’«Atletica Aversa Centro Santulli» continua a investire nei giovani. A fine settembre e inizio ottobre i talenti del vivaio saranno impegnati nella finale nazionale di Serie B a Molfetta: un appuntamento che rappresenta non solo una sfida sportiva, ma anche l’ennesima tappa di un viaggio cominciato 56 anni fa e che ancora oggi continua ad appassionare e formare nuove generazioni.

Ecco perché il cambio di nome non deve ingannare. L’«Arca Atletica Aversa» non è finita, si è semplicemente trasformata in «Atletica Aversa Centro Santulli». Un nuovo nome, lo stesso cuore. Una squadra che continua a correre forte sulle piste italiane, portando con sé il sogno di quei sei ragazzi del ’69. Un sogno che oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, continua a respirare con lo stesso entusiasmo di allora. [Con il contributo di Ilario Capanna della Fidal archivio vivente di emozioni, risultati e aneddoti].