ASL CASERTA Conflitto di interessi sindacali. L’esempio tra tanti di Mimmo Iuliano della Cisl (tre assunti in famiglia), Blasotti chiede di incontrarci. Senza arroganza, gli porgiamo le nostre condizioni

5 Luglio 2022 - 17:36

Il citato Iuliano è titolare di una posizione organizzativa al Palazzo della salute mentre, questo nell’articolo non lo troverete, la moglie Eliana Lanziello opera nella segreteria del direttore sanitario Marco De Fazio e poi la figlia, ugualmente assunta nella beneficata del concorsone, è oggi in servizio al Dipartimento salute mentale di Caserta.

 

CASERTA (gianluigi guarino) Quando, dal prossimo 7 agosto, ci toccherà garantire anche ad Amedeo Blasotti quel minimo di tempo che è giusto dare ad un nuovo direttore generale, seppur sui generis, in quanto proveniente da 10 anni di direzione amministrativa, proporremo il pacchetto dei problemi su cui, noi di Casertace svilupperemo un giudizio, una valutazione che, conti o non conti, sarà comunque un’espressione di libero pensiero, annovererà sicuramente anche quello del rapporto tra i dirigenti e quei dipendenti i quali, iscritti a sindacati, sono titolari di incarichi di coordinamento e, soprattutto, sono nella condizione di poter determinare agi e disagi di altri dipendenti, proprio in base a questo potere che gli viene attribuito magari dalle comode posizioni organizzative ottenute grazie all’appartenenza ad un sindacato ben disposto, ben disponibile, aperto, ovviamente sempre a certe condizioni, rispetto alle necessità dei direttori i quali, poi, al momento giusto, sapranno bene come sdebitarsi.

All’Asl, così come del resto accade anche all’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, la conformazione, a dir poco inortodossa, di questo rapporto, è uno dei motivi più evidenti e più incidenti della bassa qualità dei servizi erogati ai pazienti, ai cittadini e ai pazienti-cittadini.  Perché se uno assume un incarico di responsabilità che incide sulle condizioni di lavoro e spesso di vita di 20, 30 o anche 100 dipendenti, solo perché fa parte di un sindacato e non dell’altro, solo perché è in grado di far casino e di incasinare la giornata del direttore generale, del direttore amministrativo, del direttore sanitario, piuttosto che dei capi dipartimento e di ogni altra figura apicale che a quel punto, per non farsi continuare ad incasinare, lo accontentano, non si va da nessuna parte e, comunque, saltando completamente il criterio meritocratico, si va anche a depauperare pesantemente il funzionamento e la qualità dei servizi.

E’ tornata ad essere una necessità, nella giornata odierna, la citazione di questo problema, di cui ci occupiamo da anni, da quando abbiamo cominciato a sciorinare gli elenchi di assunzioni, incarichi, prebende e riconoscimenti vari di figli, sorelle, fratelli, mogli di sindacalisti, soprattutto ascrivibili ai sindacati Fials e Cisl. Per carità, nessun problema personale rispetto al signor Domenico Iuliano, per gli amici Mimmo, marcianisano, tra l’altro assessore nel suo comune nel 2015 dopo l’ultimo rimpasto effettuato dal sindaco del centrodestra Antonio De Angelis, detto Trebaci, posizione organizzativa nell’area del personale del distretto 12, quello più grande, quello più importante, quello che, per intenderci, è localizzato nel Palazzo della salute. Iuliano, però, da sindacalista della Cisl è determinante anzi, può essere determinante anche nella rotazione, nella mobilizzazione dei dipendenti del distretto. Una breve nota di premessa concettuale: Iuliano ha il diritto di svolgere il suo ruolo sindacale come meglio ritiene. Ma non è su questo che noi vogliamo porre un problema. Come capita, infatti, in ogni situazione che diviene discutibile sul terreno del conflitto di interessi, è chiaro che Iuliano può essere esposto a critiche, finanche a malevolenze nel momento in cui sviluppa la sua funzione sindacale e contemporaneamente quella di “dirigente di fatto”. Magari qualcuno può dire, affermando una cosa non vera fino a prova contraria, che lui fa proselitismo tra i dipendenti, chiedendo di sottoscrivere la tessera della Cisl. Ora, diciamo pure che non è vero e che Iuliano, dunque, si comporti in maniera ineccepibile, non mescolando mai i discorsi, non confondendo mai le lingue e, dunque, tenendo rigorosamente separata la sua funzione sindacale e la responsabilità di coordinamento che svolge in forza della posizione organizzativa ottenuta. Ma la possibilità, caro direttore Blasotti, che ciò possa avvenire e che il fatto che avvenga o non avvenga dipenda solo e solamente dalla volontà discrezionale del Iuliano, cioè di un dirigente sindacale della Cisl, non va assolutamente bene. Non tutti, aggiungiamo noi con tanta ragione, si sentono dei cuor di leone. Sono tante le persone che chiedono solo di lavorare in pace, evitando conflitti di ogni genere nel contesto in cui operano. La ricerca del quieto vivere, e lo diciamo noi che militiamo in un’area distante un milione di chilometri da quella appena citata, è un diritto. Dunque, può capitare, anzi capita spessissimo, che ci siano dipendenti i quali, sapendo bene come è andato l’andazzo in tutti questi anni, sapendo bene che per difendere un altro tipo di quieto vivere, stavolta quello dei dirigenti che tutelano i loro stipendi di svariate migliaia di euro al mese, hanno dato riscontro totale a richieste o indicazioni formulate dai sindacati, attraverso certi sindacalisti. Una sorta di rinuncia al ruolo, di devoluzione di potestà, quella realizzata spesso dai dirigenti dell’Asl di Caserta (e anche dell’ospedale) di fronte ai desiderata di certi sindacati che ha finito per porre alla mercè dei medesimi tanti dipendenti che, ripetiamo, visto l’andazzo, finiscono per piegarsi, per accettare di sottoscrivere una tessera sindacale perché non gli venga sottratto quel quieto vivere che rappresenterebbe, invece, un proprio diritto.

Per cui, a tutela dello stesso Mimmo Iuliano, sarebbe opportuno che lui scegliesse in maniera chiara se vuol fare il sindacalista oppure il quasi-dirigente forte di una posizione organizzativa che gli attribuisce funzioni di coordinamento pur con una semplice mansione di collaboratore amministrativo. Non a caso, le dirigenze non hanno una relazione con la rappresentanza sindacale uguale o simile a quella dei dipendenti. Il dirigente può anche esser iscritto ad un sindacato ma con uno status del tutto differente, in un circuito e in un’area professionali comunque molto stretti, dove il proselitismo diventa anche più complicato perché è certamente molto più difficile far pressione su un altro dirigente, per indurlo a iscriversi al proprio sindacato rispetto a quanto non lo sia il far pressione su un povero cristo che guadagna 1100 euro al mese e che, per indole, ma spesso soprattutto, per necessità e per scarsezza di risorse economiche, non ha certo il tempo o il modo di mettersi a far guerre dentro agli uffici.

Quella delle posizioni organizzative, terreno di conquista e di pascolo di certi sindacati, caro direttore Blasotti, è una problematica antica, dato che si tratta di una condizione professionale ibrida in cui formalmente non sei un dirigente e a un dirigente dovresti comunque dar conto, ma di fatto, per come sono organizzate (si fa per dire) la struttura e le articolazioni del lavoro, di fatto, dirigenti questi qua lo sono e, dunque, nel momento in cui conservano lo status di sindacalisti, possono utilizzare questa evidente discrasia per muoversi illegittimamente, illegalmente andando a violare i principi e le regole della concorrenza sindacale.

Noi, direttore Amedeo Blasotti, non abbiamo alcuna difficoltà ad incontrarla, ovviamente, all’interno dei nostri uffici, all’interno della nostra redazione. Ma per evitare che questo incontro si traduca in una perdita di tempo, vogliamo ribadire a lei quello che abbiamo detto a molti altri titolari di alte cariche pubbliche in questa provincia: a noi di Casertace “non ci serve niente”. Stiamo mettendo, in questi giorni, sul tappeto alcune problematiche fondamentali che vanno considerate solo e solamente per quello che sono, solo ed esclusivamente per i contenuti in esse declinati e depurando dalla propria testa ogni pensiero che possa indurle a considerarle strumentali rispetto a qualcosa. Ieri, siamo tornati su quella spinosissima del 118 (clikka e leggi) la cui risoluzione rappresenta una condizione necessaria, indispensabile per articolare un dialogo con un giornale che, non avendo alcuna necessità di introitare pubblicità dell’Asl, di firmare convenzioni “ricottate”, ha in testa uno e un solo pensiero: il miglioramento della qualità dei servizi, la possibilità che un paziente, un cittadino, possa dire nel 2022 che, pur non essendo l’Asl di Caserta uguale a quella che ha visto a Sondrio, dove magari si è recato a render visita a uno suo parente, qualcosa è migliorato rispetto al 2020 e al 2021.

Se il neo direttore generale Amedeo Blasotti intende confrontarsi su questa base, su questa piattaforma, allora nessun problema ad accoglierlo in redazione e discuterne; se, invece, il suo approccio è finalizzato al tentativo, del resto inutile, di creare una sorta di confidenza, tipo quella che i manager della sanità hanno con i politici e talvolta con gli imprenditori del settore, per effetto della quale questo giornale poi sarà disposto a chiudere un occhio o anche due, il colloquio tra lei e il sottoscritto, tra il direttore generale e il direttore responsabile di Casertace, rappresenterebbe per entrambi solo una perdita di tempo.