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AVERSA. Alfonso Golia non è più sindaco. Ma la sua caduta non è la notizia più importante. Il consiglio di ieri sera, peggiore di quelli di Ciaramella e De Cristofaro, ha smascherato un sindaco e le sue favole sul grande cambiamento

1 Dicembre 2020 - 10:51

Il momento decisivo è stato quello del voto sulla clamorosa richiesta, senza precedenti, almeno per quello che noi ricordiamo delle cose di questa terra, di rinviare la trattazione e il voto sul bilancio. Zannini, Innocenti e Olga Diana hanno cercato di salvare l’amministrazione in ogni modo. Il ruolo di Alfonso Oliva

 

AVERSA (Gianluigi Guarino) Dalla tarda serata di ieri, Alfonso Golia non è più il sindaco di Aversa. Ma paradossalmente la notizia più importante non è questa. C’è, infatti, qualcosa di più significativo che ha reso la giornata di Alfonso Golia ancora più nera di quanto non l’abbia già resa l’impossibilità, divenuta poi sanzione, di rimanere seduto sulla poltrona di sindaco di Aversa: i suoi tentativi, a cui pudicamente non associamo alcun attributo, se non quello che riporta al concetto di “pathos patetico” e che addirittura suscita, evocandola, la traccia della tenerezza, hanno certificato la piena assimilazione di Alfonso Golia ad un metodo politico di quint’ordine, in cui l’elemento della conservazione, dell’autoconservazione della propria funzione, diventa, per come questa viene perseguita, una mera forma di necessità personale che prescinde e sovrasta ogni ragione, non solo politica, ma anche purtroppo attinente alla dignità di una persona, la quale aveva raccontato, due anni e mezzo fa, di voler rivoluzionare metodi, contenuti e, perché no, anche stili della politica aversana divenuti negli ultimi decenni, talmente solidi nella loro costante riproposizione, da essere promossi a vero e proprio “stilema

Normanno”.

Ma la via della ricotta non è un percorso agevole, non è privo della necessità di una specifica capacità che ti arriva da un tipo di intelligenza, costruitosi, generazione dopo generazione. Ci vuole talento, insomma e sulla quantità di cazzimma, direbbero i pasticcieri “zucchero a velo a volontà”. Il problema è che Alfonso Golia non è Peppe Stabile, Enrico de Cristofaro, Domenico Ciaramella. Ma purtroppo, e lo diciamo con il massimo rispetto, non è neppure Gennaro Golia, un papà che non si sarebbe certo messo a fare quello che lui ha fatto o ha tentato di fare nella giornata di ieri, ma con dignità, rivendicando ogni sua scelta, se ne sarebbe andato, dimettendosi, come fece realmente a suo tempo, cioè agli albori di questo secolo.

Nel mercato delle vacche, lui, cioè Alfonso Golia, è, di fronte a queste “eminenti” personalità, solamente un mero dilettante, anzi, i fatti di ieri hanno dimostrato che è, per la precisione, un dilettante e per di più, allo sbaraglio. Il consiglio comunale si è deciso prima del voto sul bilancio.

E il vero voto decisivo non è stato quello finale, ma l’intermedio, quello avvenuto in riscontro alla richiesta che, onestamente, la nostra memoria, che non è una memoria da poco, non aveva mai incrociato, formulata dallo stesso sindaco, di ritirare, sì, avete letto bene, di ritirare il punto all’ordine del giorno relativo all’approvazione del bilancio. Se questo significa nutrire rispetto, anche minimo, anche residuale per l’istituzione in cui si abita e si opera….

A quel punto, Golia è sembrato totalmente prigioniero di sé stesso, di un sé stesso che si esprime pienamente nel travaglio, nell’inquietudine, nell’angoscia quasi disperata di una condizione di necessità, con cui si è messo a nudo, auto smascherandosi definitivamente rispetto alla rappresentazione di se, evidentemente non genuina, che aveva dato ai tempi della campagna elettorale. Dicevamo la dignità: ma ci può essere nella vita dei politici di questo territorio un qualcosa che possa prevalere di fronte alla volontà assoluta, pervicacemente inseguita, di rimanere a tutti i costi legati ad un potere, che assume la  sfaccettatura impropria di essere anche un potente sostituto dei vuoi che evidentemente connotano l’esistenza extrapolitica di molti di questi protagonisti.

Insomma, performance come quelle di ieri sera raccontano, meglio di un qualsiasi trattato di psicologia o di psicoanalisi quanto sia triste la vita di tante persone che, come se si trattasse di una vera e propria dipendenza tossica e tossicologica, sono disponibili ad ogni forma di prostituzione politica per poter far sopravvivere il proprio potere, anche quando questo diventa un simulacro di se stesso, evitando così di precipitare o di riprecipitare in un oblio che ritengono chiaramente insopportabile.

La vera votazione è terminata 10 a 9. Probabilmente sarebbe terminata 11 a 9 se Francesco Sagliocco fosse rimasto in aula e non avesse impugnato il telefonino di Olga Diana, la quale gliel’aveva passato, affinchè parlasse con Giovanni Zannini che non riusciva a contattarlo in quanto il Sagliocco, per i motivi che poi andremo a spiegare in sede di approfondimento dei fatti e dunque in un altro articolo, teneva spento proprio per evitare il pressing del consigliere regionale di Mondragone che ha intravisto la possibilità (velleitaria, aggiungiamo noi), di diventare una sorta di azionista di riferimento di una nuova maggioranza consiliare, seppur risicata, mantenendo quella che è stata una posizione stabilmente esercitata negli anni scorsi e che lo ha visto sempre e comunque legato ad un accordo di potere (poi quando gli dico similes cum similibus lui nega decisamente, ma la realtà racconta il contrario di quello che lui nega) con Stefano Graziano. Una vera e propria lottizzazione di cui enti come l’Asi, il consorzio idrico, i due ectoplasmatici Ato pagano, intendendoli con la nostra tipica, ma orgogliosissima ingenuità, come res publica, un dazio molto alto alle necessità clientelari di una politica che sviluppa, automaticamente, mala gestione, per non dire altro.

La votazione sul “buttiamo la palla in tribuna e poi chi se ne frega delle critiche” è finita con 10 voti contrari e 9 a favore. In poche parole, il sindaco è stato bocciato nonostante l’astensione degli zanniniani Olga Diana e Innocenti, nonostante l’assenza dall’aula, causa telefonata depistatrice, di Francesco Sagliocco. A quel punto, il dado è sembrato definitivamente tratto. E Golia ha capito di aver perso. Ovviamente, con un’altra rappresentazione tipica e para macchiettistica della politica politicante, gli specialisti dell’agile scalata sul carro dei vincitori, hanno fatto quello che fanno sempre: Olga Diana e Innocenti hanno votato contro il bilancio, dopo essersi astenuti sulla richiesta di rinvio, solo perchè avevano la certezza che una loro astensione non sarebbe stata sufficiente per salvare l’amministrazione.

E neppure avrebbero potuto votare a favore perchè, in questo caso, le necessità di Zannini avrebbero decretato un loro ulteriore sputtanamento, ammesso e non concesso che il problema della reputazione politica rappresenti un pensiero che pervada la vita di Innocenti e di Olga Diana, stando a quello che fino ad oggi hanno mostrato, con il primo, assunto al consorzio idrico proprio grazie a Zannini dopo essersi candidato con Peppe Stabile e Forza Italia alle ultime elezioni e dopo aver determinato il ribaltone che ha permesso a suo tempo ad Enrico De Cristofaro di durare qualche mese in più, sostituendo con Rosario Capasso e con lui stesso, i voti perduti di Noi Aversani, colpiti al cuore dalla defenestrazione di Federica Turco dalla giunta comunale e anche dalla carica di vicesindaco, e con la seconda che addirittura è stata eletta con la Lega di Salvini e ieri sera si è prestata addirittura a smistare telefonini, in nome e per conto del suo capo corrente Giovanni Zannini e anche, tutto sommato, per salvare il posto di consigliera provinciale, che invece da ieri sera, invece, non è più suo, in quanto legato indissolubilmente al titolo di consigliere comunale.

Alla fine il sindaco è caduto con una bocciatura tra le più larghe e clamorose della storia della provincia, con 14 no al bilancio e 9 sì. Contro si sono pronunciati 3 consiglieri su 5 (Forleo che probabilmente non merita la considerazione professionale e morale che gli abbiamo riconosciuto nelle ultime settimane, per la nota vicenda della nomina del primario di ginecologia dell’Ospedale Moscati) vicini a Gennaro Oliviero, Paolo Santulli, la Motti ed Eugenia D’Angelo, il presidente del consiglio comunale Carmine Palmiero, anche lui appartenente all’area vicina ad Oliviero si è astenuto, mentre la Dello Iacono, associata a Italia Viva di Nicola Caputo, prima si è astenuta sulla richiesta di rinviare il voto sul bilancio e poi ha detto no nel voto finale, forse perchè Alfonso Golia in quello che è stato un altro rituale, quello del livore di chi sa che non c’è più margine per salvare se stesso, tipico di queste cerimonie para orgiastiche, ha dichiarato, nel suo ultimo intervento durato circa un quarto d’ora, accusando chi fino a 5 minuti prima aveva blandito, che anche Nicola Caputo gli aveva chiesto un assessorato.

Indubbiamente l’esito di ieri sera che, negli ultimi giorni, cominciava ad essere nel novero di possibilità sempre più concrete, si deve anche alla tenuta della minoranza, in cui Alfonso Oliva ha svolto una funzione di utile mastice in grado di tenere insieme i Dello Vicario, Gianluca Golia e compagnia, ma soprattutto in grado di far passare una mozione che ha reso comunque facoltativa la presenza fisica in aula dei consiglieri. Facoltà ampiamente utilizzata e che probabilmente ha contribuito all’esito finale, oltre a svolgere un presidio sulle operazioni di abbordaggio che hanno avuto in Marco Villano, stabilmente acquartierato nella stanza di fianco (questo il vero fallimento di Alfonso Golia), il naturale protagonista di ogni tentativo di arruolamento, di ogni piccola o grande promessa, in puro Graziano style.

Altre cose scriveremo oggi su questa vicenda politica, per effetto della quale Aversa si aggiungerà ad altri comuni importanti, quali Caserta, Santa Maria Capua Vetere e Sessa Aurunca, al turno elettorale della prossima primavera.

Ma questa è un’altra storia che poi andremo a vedere. Per questo articolo, chiudiamo con un’informazione rituale: di qui a poche ore, massimo entro domani mattina, verrà reso noto il nome del commissario prefettizio.