AVERSA. Cerimonia in memoria di Giuseppe Capone, medico 33enne investito sulle strisce pedonali, e di tutte le vittime della strada

19 Dicembre 2021 - 17:07

Aversa (pm) – Torniamo ad occuparci del tema della sicurezza stradale in Terra di Lavoro con questa cronaca aversana (qui la nostra intervista dello scorso luglio al presidente dell’ACI di Caserta).

La sera del 7 gennaio del 2019, in via Salvo d’Acquisto della città normanna, veniva travolto mortalmente sulle strisce pedonali, da un’autovettura condotta da un giovane neopatentato, il trentatreenne e giovane medico aversano di una generazione di medici Giuseppe Capone, mentre dalla palestra si accingeva a tornare a casa. Similmente – i lettori ricorderanno la notizia – questo giugno, in San Nicola La Strada, la signora Rosanna Mastroianni decedeva perché investita da una minicar guidata da un adolescente, all’atto di attraversare un incrocio assieme con la figlia di appena sei anni salvatasi per miracolo.

Episodi di questa natura non sono isolati. Ricalcano, purtroppo, lo schema di decine e decine di sinistri stradali analoghi, i quali letteralmente flagellano il Paese nella sostanziale inerzia delle autorità e nella indifferenza della pubblica opinione . Eppure il fenomeno dei morti e dei feriti gravi da incidenti stradali ha proporzioni ed aspetti gravissimi, specie considerandone lo strascico di dolore per i parenti delle vittime ed i costi sociali. Nel 2020, secondo i dati statistici, in ambito nazionale si sono registrati 2.395

decessi e 159.248 feriti in conseguenza della circolazione stradale. Nella provincia di Caserta, secondo la tabella ISTAT allegata, si sono registrati, nello specifico, 44 morti e 1.560 feriti. Inutile dire che sono numeri, dietro i quali tuttavia si celano autentici drammi umani.

Rispetto a queste cifre enormi ed alle condotte azzardate che si constatano in troppa parte degli automobilisti sistematica violazione dei limiti di velocità, la guida pericolosissima durante l’uso dei cellulari o sotto l’effetto di alcol e stupefacenti, assunti oramai in forma diffusissima si avverte un senso di impotenza.

Fortunatamente c’è chi si non si rassegna ad una tanto grave quanto tollerata deriva sociale, promuovendo attività di educazione stradale rivolte soprattutto ai giovani e campagne di sensibilizzazione del pubblico.

Giovedì, in questo solco, ad iniziativa del comune di Aversa e dei  famigliari è stata scoperta – simbolicamente, nel luogo stesso dell’investimento – una targa alla memoria di Giuseppe Caputo, la cui triste vicenda abbiamo brevemente ricordato, ed installata una panchina bianca a ricordo di tutte le vittima della strada. Significativa l’iscrizione della targa, che recita: “ A Giuseppe Capone e in ricordo delle tante, troppe vittime incolpevoli della strada”. Il senso della panchina bianca lo spiega pienamente in un post la professoressa Rosanna Santillo dell’Istituto Comprensivo “A.De Curtis”, intervenuto con una rappresentanza di studenti: “…in occasione dell’ inaugurazione della “ panchina bianca “, la nostra scuola… si è unita in un caloroso abbraccio a tutta la comunità di Aversa , per onorare la memoria del dottor Giuseppe Capone e di tutte le vittime incolpevoli della strada , affinché ci si possa non solo “riposare” , ma anche fermare a “pensare “e provare empatia con chi ha vissuto le conseguenze di questa tragedia”.

Numerose le autorità cittadine, le associazioni (Fidapa, Unicef, Gruppi di Volontariato Vincenziano, Associazioni della Mappa della Solidarietà), i gruppi scolastici ed cittadini presenti alla toccante ed essenziale cerimonia.

Hanno proceduto alla scopertura della targa alla memoria il sindaco di Aversa, avvocato Alfonso Golia, ed il padre del giovane scomparso, dottor Gaspare Capone, noto ginecologo in pensione. Il Vescovo di Aversa, S.E. Mons. Angelo Spinillo, ha impartito la benedizione cerimoniale.

Sono seguiti gli interventi dei entrambi i genitori di Giuseppe e delle autorità. In particolare, la mamma, la professoressa Sandra Motti, nel suo commosso ricordo ha affermato “Questa panchina non vuole solo ricordare Giuseppe e tutte le altre vittime della strada. Vogliamo che sia un invito ad evitare altre perdite umane sulla strada e la distruzione di altre famiglie diffondendo la cultura dell’educazione stradale nella nostra città come nelle altre. Grazie a chi ci sostiene e si impegna ogni giorno per ridurre la violenza stradale, è terreno fertile e sano che merita di essere valorizzato, in questa come in altre città”.

La copertina del saggio Onda Verde del dr. Antonio Sferragatta

Tra gli interventi delle autorità ci preme evidenziare, per il suo cospicuo contenuto tecnico, quello del questore in pensione Antonio Sferragatta, già capo del locale commissariato di pubblica sicurezza nonché esperto di sicurezza stradale, in quanto per molti anni dirigente dei servizi di polizia stradale per la Campania e per le autostrade meridionali. Autore del pregevole saggio dal titolo “Onda Verde”, dedicato proprio agli incidenti stradali ed al gap tra la realtà edulcorata  dei dati forniti dalla pubblica informazione e il numero effettivo ed oggettivo dei decessi che realmente si verificano, vi ha denunciato come la disciplina stradale sia largamente lassista e la presenza delle tante maglie larghe del codice della strada che assicurano l’impunità sostanziale ai responsabili di incidenti anche in casi gravissimi.

E’ esperienza comune il fatto di vedere che giovani autori di investimenti ed impatti mortali, oltre a cavarsela con pene blande e spesso virtuali, non dimostrano un barlume di pentimento, ostentando persino stili di vita inaccettabili pensando ai lutti che hanno provocato. Ciò che cruccia maggiormente i parenti delle vittime.

Dopo la commemorazione, sul tema della sicurezza stradale abbiamo voluto sentire il dottor Capone, che ringraziamo ancor più per la sua disponibilità data la mestizia del momento. Egli ci ha dichiarato che, per quanto ricordare la morte del diletto figlio Giuseppe esacerbi il dolore per una ferita non rimarginabile, con la sua famiglia e grazie all’amministrazione comunale ha voluto dare vita ad un progetto di educazione stradale rivolta ai giovani delle scuole, soprattutto a quelli con maggiori disagi e carenze famigliari, perché è proprio nell’età scolare che si sviluppa la coscienza civica. Sul tema dell’adeguatezza dei controlli sulla circolazione stradale sul quale gli abbiamo chiesto una riflessione, ha affermato che, a suo giudizio, dovrebbero essere potenziate soprattutto le misure di deterrenza delle violazioni stradali in ambito cittadino, attraverso, ad esempio, l’adozione di un diffuso sistema di videosorveglianza, al pari di quello che efficacemente in termini di prevenzione è avvenuto per le autostrade.

Sul piano della sufficienza o meno delle sanzioni previste dalla legge, tenuto conto che nella causazione degli incidenti stradali incide sempre il fattore umano – improbabili sono difatti i casi, se si riflette, dell’inconveniente meccanico o dell’avaria del veicolo che diventi ingovernabile – egli crede che le pene vadano inasprite e rese effettive ai fini di quell’effetto deterrente che consegue dal temere realmente le conseguenze delle proprie violazioni.

In futuro, ha concluso il dottor Capone, il gruppo di volontari che con lui animano l’attività educativa e di informazione proseguirà senz’altro nella sua azione.

Le osservazioni del dottor Capone sono esemplari e condivisibilissime.

Una sola constatazione ci sentiamo di fare. Altrove non sappiamo, ma nella nostra provincia, senza tema di smentite, affermiamo apertamente che la circolazione stradale avviene all’insegna dell’anarchia. La guida pericolosa, le alte velocità, le manovre spericolate, il parcheggio abusivo, sono la norma. Nei più giovani c’è persino una sorta di incoscienza euforica. Quelli con le minicar non ci pensano due volte ad andare contromano ed a fermarsi sugli scivoli per i disabili, di cui dimostrano in tal modo uno sconcertante ed intimo disprezzo. Sulle strisce pedonali nessuno è sicuro, soprattutto gli anziani, perché la macchina che si ferma per cedere loro il passo viene tranquillamente superata, contro ogni norma di elementare prudenza, da quella che sopraggiunge. E vogliamo parlare dei monopattini elettrici, che hanno aggravata, se possibile, la situazione? In questo scenario, va bene, anzi benissimo, educare. Ma urgerebbe avviare una ferrea campagna repressiva, per chiamare le cose con il proprio nome, senza averne un ipocrita timore. Le norme ci sono e andrebbero fatte osservare. Ma con questo ceto politico demagogico, con le forze di polizia ridotte all’impotenza e quasi imbelli, temiamo che chi subirà un lutto a causa di un incidente stradale continuerà a trovarsi solo con se stesso.

La galleria fotografica ed un video della commemorazione aversana