AVERSA. Il sindaco va all’evento dell’Unicef, ma iberna i bambini delle scuole. Arriva Giglio e risolve tutto: “Vengano con un cappottino”

13 Dicembre 2024 - 17:05

NON DIMENTICARTI DI SEGUIRE CASERTACE NELLA COMMUNITY WHASTAPP
CLICCA QUI -> https://chat.whatsapp.com/DAgb4AcxtG8EPlKwcTpX20

Anche lui, ormai, è totalmente rincitrullito dalla sindrome della fascia tricolore, malattia tipica di quelli che vengono dalla cosiddetta “società civile”. Altor che Unicef, ad Aversa occorrerebbe Save the Children. Per noi si sta violando il diritto allo studio e quando questo accade nella scuola dell’obbligo è un reato penale

AVERSA (g.g.) – Francesco Matacena sta cadendo nell’errore consueto in cui incorrono tutti i sindaci prelevati dalla cosiddetta società civile, che, essendo diventata finanche peggiore, più indolente e ipocrita della “società politica”, irrora la stessa con suoi talenti, riuscendo addirittura a peggiorarla.

Matacena (come capita ad esempio al suo collega di Marcianise Antonio Trombetta, una volta mite pensionato proveniente dalla professione di medico) si illumina di immenso quando lo specchio gli restituisce la sua immagine bardata di quella fascia tricolore avvertita, di per se stessa e non certo per l’impercepito carico di responsabilità che comporterebbe la sua titolarità, come il segno fisico, plastico, non affatto morale, di una realizzazione totale della propria esistenza. Ma all’argomentazione dell’ubriacatura da fascia ci arriviamo con calma, partendo da un fatto di vita amministrativa vissuta.

Aversa è diventata un affare, un maledetto affare di bambini maltrattati giorno per giorno senza soluzione di continuità. L’Unicef produce programmi di sostegno ordinatamente graduali ai bambini poveri e diseredati, a cui manca il primo primo sostentamento, soprattutto alimentare.

Lo fa dalle stanze, ormai polverose, delle burocrazie tecnocratiche dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, un struttura elefantiaca che sta invecchiando, e pure male, in una mission ormai indebolita dal nuovo disordine mondiale costituitosi gradualmente dopo il 1989. Per il caso di Aversa, l’Unicef non è sufficiente.

Occorre la molto più snella velocità interventista dell’organizzazione indipendente Save the Children. Perché i bambini ad Aversa bisogna salvarli ora, subito, dalle intemperie, che, giorno per giorno, diventano sempre più pericolose. Bisogna salvarli ora, subito, da una (dis)amministrazione comunale, che attenta realmente alla loro salute. Vedere il sindaco Matacena in prima fila alla manifestazione Unicef dello scorso 6 dicembre ha sollecitato subito il nostro spirito sardonico.

Avremmo voluto ridere e avremmo voluto far ridere di lui sin dal giorno dell’evento Unicef, ma anche data dedicata al santo che ha ispirato l’icona mondiale dei bambini, quella che nacque vestita di verde e che la Coca Cola sdoganò definitivamente nella sua divisa ufficiale rossocromata del Babbo Natale, l’uomo che intenerisce i cuori anche dei birbanti più matricolati.

Poi l’attimo fuggente è passato e con questo il doveroso spernacchiamento per un sindaco testimonial dell’Unicef proprio mentre iberna centinaia di bambini aversani nelle loro scuole.

Non abbiamo potuto seguire con l’attenzione che meritava la vicenda che già disonora quest’amministrazione comunale, dimostratasi incapace di affrontare l’elementare A, B, C.

Il diritto amministrativo è un pezzo del diritto pubblico, per cui è protetto dalle regole supreme della democrazia. Questo è lo schermo dietro al quale si rifugiano i vari Matacena, Alfonso Oliva, Olga Diana e Federica Turco ,che, per come sta incollata al sindaco durante ogni evento, appare più una sua segretaria particolare che come la capogruppo di Noi Aversani, uno dei pilastri (si fa per dire) della maggioranza.

Se non ci fossero i principi che il diritto pubblico succhia da quello costituzionale, quest’amministrazione sarebbe stata esposta alle norme del diritto civile e a una doverosa richiesta di interdizione da ogni attività per manifesta, palmare incapacità di intendere e di volere, di cui un nuovo, straordinario, esilarante audio-assolo del consigliere Giglio (che potete ascoltare in cima a questo articolo) è effige, emblema, manifesto, pardon, vignetta del governo in carica ad Aversa.

Un sindaco che fa congelare i bambini e i ragazzi del Linguiti, del Wojtyla, dove sono addirittura crollate le controsoffittature per le pesanti infiltrazioni di acqua, del Pascoli (riscaldamenti ko e doppi turni), del terzo circolo senza riscaldamenti con l’aggravante dei PC e dei tablet rubati, del De Curtis con un deposito di siringhe usate non ancora rimosse dopo giorni e giorni dalla denuncia, del Cimarosa senza riscaldamenti e con la palestra non agibile per infiltrazioni d’acqua (immancabili). Roba da inizio secolo. Una condizione degli immobili che cento anni fa avrebbe favorito una epidemia di tubercolosi con conseguente attivazione di un sanatorio cittadino.

Stanno compiendo, a nostro avviso, un reato perché si tratta di vera inagibilità, reiterata nel tempo, che impedisce l’esercizio del diritto allo studio, peraltro nella scuola dell’obbligo.

Qualcuno dirà che questa è una chiusa retorica dell’articolo, ma ciò che abbiamo raccontato è, senza se e senza ma, l’inagibilità di quasi tutte le scuole della seconda città della Provincia di Caserta e ciò non può non investire l’attuazione del diritto allo studio. Siccome l’80% del disagio avviene nelle cosiddette scuole dell’obbligo, una denuncia di tipo penale dovrebbe essere presa eventualmente con molta serietà dall’autorità giudiziaria nell’esercizio della sua azione, come previsto dalla Costituzione.