AVERSA. Marco Villano, le brutte figure sul muro abbattuto di Palazzo Orineti. E’ stato l’assessore dei palazzinari e vi dimostriamo il perché

8 Gennaio 2024 - 20:33

Lui ci ha insultati, non esponendo, però, alcuna argomentazione seria, se non una relazione di una professoressa universitaria, che dopo avere smentito di avere espresso il via libera sulla distruzione di quelle vestigia storiche, l’ha costretto ad un’acrobazia e ad un poco credibile scaricamento delle responsabilità sul dirigente Raffaele Serpico e sull’impresa esecutrice dei lavori. Qui sotto il video social di insulti di Villano e il parere della docente di Architettura.

AVERSA (gianluigi guarino) – La solita solfa: buttiamola in ammuina in modo da distrarre la gente, affinché questa, pur sollecitata dal nostro giornale una, due, dieci, cento, mille volte, venga risucchiata costantemente nel suo stato di perenne pigrizia e non riesca mai a completare quel processo che, seppur in minima quota parte, la trasformi da magma generico, indistinto di cervelli disattivati, in una vera comunità, cioè nella somma di pensieri ordinati, consapevoli, di pensieri di una cittadinanza in grado di spostare più in alto, anche di poco, ma comunque più in alto, la cifra indicante di individui che votano e scelgono non in base a quello che, per dirla alla Kennedy, la politica può fare per il tornaconto di ognuno, ma per quello che ognuno, in quanto membro di una comunità di cittadinanza, può fare per il bene comune, partendo dalla selezione attiva che solo nella cabina elettorale può avvenire, di una classe dirigente di meritevoli, di preparati e, possibilmente, non di disoccupati che, essendo tali e coniugando questo stato ai difetti propri dei fannulloni, puntano diritti ad un seggio nei consigli comunali o nelle giunte, al solo scopo di sistemarsi i cazziloro.

Nel caso che stiamo trattando, l’ammuina la fa Marco Villano. In passato era stato al centro di articoli ancor più stringenti, ficcanti, di quello che gli abbiamo dedicato, sulla scorta di una presa di posizione assunta dall’ex consigliera comunale Eugenia D’Angelo, sull’abbattimento dello storico muro di Palazzo Orineti, testimonianza architettonica risalente al 16esimo secolo. Non aveva mai replicato, ritenendosi forse al sicuro da un’attività di controllo e dalle azioni di verifica di chi è deputato a stabilire se un comportamento superi o meno la soglia della liceità e della legalità. Se oggi ha reagito è perché si è messo in testa di candidarsi a sindaco della città di Aversa. Per cui, ha dovuto uscire allo scoperto, insultando questo giornale e attaccando Eugenia D’Angelo. Il problema è che tra le attitudini di Marco Villano e di tutti quelli che esprimono evidenti abilità nella gestione del potere, delle potestà che attivano processi economici significativi da parte di una premiata schiera di imprenditori, non c’è quella di tenere botta in un confronto alla luce del sole, che si sviluppi in campo aperto, in una visibile tribuna di confronto di tesi e di parole, per il quale occorre avere competenze, che si conquistano solo attraverso la capacità di studiare, di migliorarsi nella conoscenza delle norme, delle giurisprudenze relative ai procedimenti amministrativi.

Non saremo certamente noi ad implementare l’ammuina, anche perché, come abbiamo già scritto in passato, noi consideriamo Villano il prototipo del politico di professione e di colui che, al di là della sistemazione di oggi, incardinata all’interno di un ente, di un’azienda che sviluppa il suo fatturato esclusivamente e per effetto di commesse pubbliche, lui resta uno che campa di politica. Una categoria che, con rispetto parlando per le persone che decidono di intraprendere questa strada, non abbiamo mai stimato e che rappresenta, secondo noi, una delle tare più dannose che si frappone allo sviluppo dei nostri territori e del Sud Italia, in particolare.

Noi siamo gente che lavora 10, 12 ore al giorno e dunque non potremo mai scendere a livello di Marco Villano. Se dobbiamo fare a botte, lo faremo con un par nostro e non con colui che, specularmente al suo referente fondamentale, Stefano Graziano, incarna, non in quanto persona, ma per la sua struttura mentale, morale, per la sua concezione del rapporto tra individui e politica, l’esatto contrario di ciò che noi riteniamo dovrebbe essere il segno di questa funzione.

Se citiamo Villano nei nostri articoli è solamente perché, non per colpa nostra, ma per l’impazzimento della politica degli ultimi 20 anni, quelle che sarebbero state ruote di scorta durante la Prima Repubblica, quelli che sarebbero stati ronzini, oggi si autodefiniscono e si atteggiano a cavalli di razza. A noi questa cosa fa ridere, ma intanto è così e dunque questo ci tocca.

Villano e il parere della professoressa Jacazzi

Villano, rispondendo al nostro articolo pubblicato venerdì scorso (CLIKKA E LEGGI), allega al suo post di insulti un parere erogato da una docente della Facoltà di Architettura di Aversa, la professoressa Danila Jacazzi. Questo parere, questo documento rappresenterebbe, secondo lui, nel momento esatto in cui lo pubblica in Facebook, la prova della inoppugnabilità e della regolarità dell’abbattimento del muro di via Santa Marta.

Se Eugenia D’Angelo non avesse replicato, il discorso sarebbe finito lì. Al contrario, siccome la D’Angelo dimostra che Villano non si era letto nemmeno una riga di quel parere e siccome la stessa professoressa Danila Jacazzi che evidentemente stava seguendo la vicenda da Facebook, ha voluto precisare che lei non ha mai dato il suo placet per abbattere l’intero muro, ma solo per una piccolissima parte di questo, utile a ripristinare una originaria apertura che era stata tompagnata e conseguentemente chiusa. In sostanza, la docente ha dato un parere allo scopo di rafforzare e recuperare l’identità storica del muro, andando a ripristinare quello che era stato e che non era più.

Marco Villano, reazione double face

Ora, siccome Eugenia D’Angelo ha voluto mettere immediatamente i puntini sulle i, Villano ha potuto correggere la rotta. Ma quando ha insultato noi e ha pubblicato il parere della professoressa, lui ha dato l’idea precisa di vedere in quel parere una prova della regolarità dell’abbattimento compiuto. Solo quando si è accorto di aver “accocchiato una figurella di m…”, l’ex assessore ha messo in scena una rappresentazione farsesca e ha cominciato a scrivere che lui non è più assessore e che è pronto a denunciare il dirigente, oppure l’impresa esecutrice dell’abbattimento, in quanto la delibera di giunta avrebbe dovuto trovare esecuzione tecnica rispettando i contenuti della relazione della professoressa Jacazzi.

Scusi, Villano, perché non l’ha scritto immediatamente, in allegato agli insulti? Perché quando ha pubblicato per la prima volta la relazione della prof di Architettura, non l’ha utilizzata subito per affermare che, se l’abbattimento era stato compiuto in difformità ai contenuti della stessa relazione, sarebbe stato lui stesso a denunciare l’Ufficio tecnico e la ditta esecutrice? Perché l’ha fatto solo dopo che la D’Angelo ha certificato la sua figura di m… e dopo che la Jacazzi stessa ha precisato che lei non aveva giammai scritto la relazione che prevedeva l’abbattimento completo del muro?

Villano, da assessore a sindaco dei palazzinari?

La verità è che Marco Villano, il quale pone addirittura la sua candidatura a sindaco di Aversa, è stato l’assessore dei palazzinari. Durante il periodo in cui ha occupato la poltrona di supertitolare delle deleghe ai Lavori pubblici e all’Urbanistica, le attività dei vari Della Gatta, dei vari Yari Cecere, dei vari Menale, dei vari Atronne si sono implementate e le questioni serie, i casi di difformità, di violazione dei titoli edilizi sono cresciuti esponenzialmente. Questo è una dato di fatto e se lui vorrà, questo giornale è pronto a dimostrarlo in ogni sede, partendo dal 2021 in poi, cioè dal momento in cui lei, Marco Villano, è diventato vicesindaco e assessore.

Per cui, noi formuliamo una valutazione di tipo politico, realizzata alla luce di fatti oggettivi. Mai questo giornale era stato costretto ad operare, a lavorare duramente sui casi di violazione dei titoli edilizi, sui casi di titoli edilizi rilasciati in chiara difformità rispetto alle norme vigenti, così come è successo negli ultimi due anni. Allora, se Gaetano Salvemini ha potuto accusare Giolitti di essere il “ministro della malavita”, noi, che non crediamo assolutamente che lei sia stato “assessore della malavita”, anzi lo escludiamo categoricamente, riteniamo però di poter affermare, prove alla mani, documenti alla mano, frutto di un lavoro durissimo di studio, operato da questo giornale, che Villano è stato l’assessore dei palazzinari, l’assessore di Della Gatta, di Yari Cecere, di Menale, e di Atronne, solo per citare pochi casi fra tanti. Di conseguenza, se lei, Villano, vincesse le elezioni sarebbe il sindaco dei palazzinari. Ne siamo certi e questa non costituisce una diffamazione a nostro avviso. Ma è un rilievo politico a cui lei dovrebbe rispondere non facendo ammuina, come ha fatto in questa circostanza, ma presentando documenti capaci di contrastare la nostra tesi. Possibilmente però, a differenza di quanto ha fatto con la prof Jacazzi, non prima di esserseli letti.

Ma guardate un po’. Ad Aversa c’è un palazzo del ‘500 che non viene riqualificato, ma si spendono 200mila euro per abbattere il muro coevo che lo circonda, per aprire uno spazio, una villetta, dei giochi, manco a dirlo di fronte ai 30, 40, 50 appartamenti che, nel pieno della zona A e in chiaro dispregio ad ogni norma, quand’anche largamente considerate applicate, presenti nell’ordinamento giuridico italiano. Proprio quel muro. Proprio là. Se queste sono le argomentazioni che Marco Villano vuole addurre per disimpegnarsi dalla vicenda che da un anno e più stiamo raccontando, può star tranquillo che non ci sarà un minuto della sua campagna elettorale in cui non lo ricorderemo agli aversani. Non un solo minuto.