Bidognetti & Schiavone, il pentito (cugino del sindaco) fa partire le indagini, ma poi ci ripensa

8 Dicembre 2022 - 11:55

L’inchiesta che ha condotto all’arresto, tra gli altri, di Katia, Teresa e Gianluca Bidognetti, si è avvalsa di diverse modalità di captazione tra le quali la videosorveglianza autorizzata dal pm di due case e un negozio

CASAL DI PRINCIPE – Un pentito che poi ha deciso di rinunciare a collaborare con la giustizia. E’ Giovanni Improda che con le sue prime dichiarazioni ha permesso ai magistrati di far luce sulle estorsioni operate dal gruppo del defunto Salvatore Sestile, suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan. Del pentimento di Improda, cugino del sindaco Barbato (estraneo alla vicenda), ci siamo occupati in un altro articolo, datato 2019 (CLIKKA E LEGGI).

Come riportato nell’ordinanza che ha condotto all’arresto, tra gli altri, dei tre figli di secondo letto di Francesco Bidognetti, Ciccott ‘e mezzanotte, e cioè Katia, Teresa e Gianluca, Improda (non indagato nell’ordinanza) temeva per la sua incolumità perchè, pur facendo parte del gruppo guidato da Salvatore Sestile, aveva partecipato ad una estorsione senza il permesso di quest’ultimo. Dopo le sue dichiarazioni nelle quali raccontava di diversi episodi estorsivi, vengono avviate le intercettazioni. Tramite trojan sono controllati i telefoni cellulari di Giovanni Della Corte, considerato alla guida del gruppo Schiavone e della moglie Agnese

Diana. E ancora, viene intercettato anche il telefono di Biagio Francescone, coinvolto nella estorsione ai danni della Marican Holding dei fratelli Canciello.

Ma gli inquirenti si sono avvalsi anche di altre modalità per sviluppare questa indagine, come la videosorveglianza che è stata installata presso l’abitazione del citato Della Corte, referente della famiglia Schiavone, presso un negozio a Casal di Principe, facente capo proprio a Della Corte e infine presso l’abitazione di Franco Bianco, sempre in quel di Casale.

Ed è così che sono emersi due gruppi criminali, che spesso hanno interferito tra loro, soprattutto per quel che riguarda le estorsioni: “Un gruppo operante a Casal di Principe diretto da Della Corte – spiega il giudice Isabella Iaselli – e un secondo operante a Castel Volturno, Parete e Lusciano, diretto da Gianluca Bidognetti (benchè detenuto) con la collaborazione di Vincenzo D’Angelo e Giosuè Fioretto.”.

E Giovanni Improda, il “pentito poi pentito”? Così conclude il giudice: “Ha interrotto il percorso di collaborazione e per questo motivo le sue dichiarazioni sono da considerare solo come punto di partenza per le indagini.”

I dettagli potete leggerli nello stralcio che pubblichiamo qui in basso.