BIODIGESTORE A CASERTA. La Soprintendenza: “Non c’è il sì, il Comune non ci ha dato i documenti” Ma Marino ha già speso più di un milione di euro

6 Dicembre 2021 - 09:38

CASERTA (pasman) – Un ennesimo macigno si abbatte sul progetto del biodigestore di Caserta, quel progetto nato male, gestito peggio e connotato da approssimazione, forzature procedurali e da una bella dose di supponenza politica del sindaco Marino e della sua parte politica, i quali lo sostengono tanto strenuamente quanto infondatamente. Un’ostinazione quasi, sorda ad ogni ragione anche autoevidente e che autorizza perciò stesso supposizioni di ogni tipo. Il biodigestore, per Marino e per De Luca, deve sorgere lì dove è stato pensato, anche se a ridosso della Reggia e dell’abitato, e lì deve restare, anche perché i tempi per spostarlo altrove, come pure si è ciurlato in campagna elettorale, non ci sono più.

Ed il macigno è costituito dal comunicato stampa, che pubblichiamo in calce, dell’ammirabilmente pervicace comitato “Caserta grida no al Biodigestore anaerobico”, il quale, oltre a ricordare la grave serie di vizi ed incongruenze della decisione allocativa del comune, rende ufficiale una circostanza fondamentale per la legittimità dell’opera, ed ossia la mancanza del preventivo ed obbligatorio placet della Soprintendenza ai beni architettonici e culturali della provincia di Caserta.

Di questa clamorosa ed incredibile omissione si era già vociferato per l’addietro, ma sempre in termini di indiscrezione e di “si dice”. E ciò per quell’inaccessibilità generale agli atti della pubblica amministrazione, immotivata e gratuita specie quando si tratta di casi come questo, che viene frapposta sistematicamente, per inveterate prassi istituzionali, dagli enti pubblici casertani, a cominciare dal comune di Caserta, come più volte abbiamo lamentato. Se fosse stata possibile consultare immediatamente la documentazione della Soprintendenza, senza i ritardi in cui è incorso il comitato attraverso l’istanza di accesso agli atti, si sarebbe saputo subito che essa, allorché investita del parere da parte del comune di Caserta, gli ha eccepito che la documentazione ricevuta a tale scopo risultava del tutto insufficiente. Attenzione, non carente, limitata, parziale, ma insufficiente del tutto. Siamo cioè alla farsa che, in ordine ad un’opera che dovrà costare oltre 24 milioni di euro (o 40milioni, come si vuole da parte di molte fonti qualificate), il comune se ne esce con carte che risultano, agli occhi dell’autorità di vigilanza dei beni culturali, del tutto insufficienti. Come si fa a pensare che ciò sia casuale e non serva ad aggirare veti ed ostacoli che si sanno insormontabili ?

Ora le carte di pratica sono alla Regione Campania. Si saranno accorti a Napoli che, in tutto questo, in disparte ogni altra questione tecnica e di sicurezza dell’impianto ricordata dal Comitato in questo ultimo comunicato stampa, la Soprintendenza di Caserta non si è addirittura espressa sulla compatibilità del biodigestore con il bene Unesco della Reggia, che si vorrebbe costruire – con decisione abnorme se non folle, secondo il lessico deluchiano – a poche centinaia di metri di distanza da essa? Ci attendiamo che qualcuno batta un colpo, foss’anche il direttore Tiziana Maffei, che, per quanto si capisca la diplomazia istituzionale,  proprio parte estranea non è.

 

Questo il comunicato del Comitato “Caserta grida no al Biodigestore anaerobico”