CAMORRA AL COMUNE. Tutte le nefandezze del sindaco Martiello e del vice Ferrara. I rapporti con i Vitale e con Palladino. Sembrano fessi ma è l’impunità ad averli resi sfrontati

20 Gennaio 2023 - 19:27

Oggi siamo riusciti ad occuparci dei contenuti del d.P.R di scioglimento del comune di Sparanise, con calma, visto che ci eravamo portati il lavoro avanti. Alla relazione collegata al decreto è plausibile che dedicheremo altri 3/4 approfondimenti

SPARANISE (g.g.) – In tanti ci chiedono perché non abbiamo dato ancora notizie sui contenuti del decreto del presidente della Repubblica, firmato lo scorso 19 dicembre, che ha sancito lo scioglimento del consiglio comunale di Sparanise e la contestuale nomina della triade commissariale che guiderà il comune caleno almeno fino al giugno 2024, fermo restando che è nelle facoltà del ministero dell’Interno su richiesta del Prefetto, di allungare il periodo di commissariamento, quando questo avviene per accertate infiltrazioni malavitose, da 18 fino a 24 mesi.

Insomma, se tutto andrà bene, si voterà nell’autunno del 2024. Se, invece, ci sarà un ulteriore allungamento dei termini, si tornerà alle urne nel gennaio-febbraio 2025, visto che i comuni sciolti per infiltrazioni camorristica legano il proprio orologio elettorale ai tempi di lavoro dei commissari di governo e non solo vincolati dalla legge sul cosiddetto election day, peraltro largamente derogata nel periodo covid e che fissa tutte le consultazioni comunali in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno di ogni anno.

Chiarita la prospettiva politica istituzionale, vi spieghiamo per quale motivo non abbiamo ancora scritto nulla sul d.P.R. In effetti, i motivi sono più di uno.

Prima di tutto, il 70% del contenuto del decreto firmato dal presidente Sergio Mattarella, questo giornale, carta canta – andate nella pagina in alto altri comuni/Sparanise e ne avrete prova provata – l’abbiamo scritto ben prima del momento in cui la commissione di accesso, nominata dalla Prefettura di Caserta, si è insediata.

Il secondo motivo è che i guai legati al malaffare nella gestione della cosa pubblica in questa terra sono ampi e diffusissimi. Sparanise, per una serie di motivi, è stata agganciata, come una sorta di mosca bianca, dall’attività ricognitiva, ispettiva e successivamente repressiva e preventiva della prefettura di Caserta. Ma vi garantiamo che l’unica differenza tra le porcherie compiute negli uffici del comune caleno, da noi denunciate con puntiglio e dovizia di particolari, e ciò che succede in comuni con dimensioni molto ampie, comuni a peso specifico molto più rilevante, risiede nella disarmante dabbenaggine – non ce ne vogliano, nulla di personale, li perdoniamo per le querele fatte ai nostri danni, dato che si sono fatti male da soli presentandole – del sindaco (a questo punto, ex sindaco) Salvatore Martiello e del suo (ex) vice, Vitaliano Ferrara che, al pari di Martiello, in pratica è una delle propaggini più vicine alla testa sempre meno pensante del consigliere regionale Giovanni Zannini.

Leggendo le conclusioni a cui è arrivato il governo nazionale, in base al lavoro della commissione di accesso, rimani basito e capisci di aver fatto bene a dare ormai per certo il fatto che non esiste nella fisica e nella geologia casertana un punto che rappresenti il proverbiale fondo del pozzo, quello che si tocca come punto estremo della discesa, della caduta etica e morale delle istituzioni.

Valutando, infatti, le azioni compiute da Martiello e da Vitaliano Ferrara, più che al cospetto di due filibustieri, di due maneggioni, così come sono sostanzialmente descritti dalla commissione di accesso, pensi di guardare in faccia, di stare davanti ad una coppia comica stile Stanlio e Ollio o, venendo ai giorni nostri, Lillo & Greg, Christian De Sica e Massimo Boldi, Nuzzo & Di Biase eccetera.

L’elenco delle castronerie compiute dai due è talmente lungo da ritenere davvero di avere dinanzi una coppia di sprovveduti. In verità, non è esattamente così.

Quello che si legge nella relazione finale del governo dovrebbe far capire a chi di dovere che oggi, in tutti o quasi tutti i comuni della provincia di Caserta, in tutti gli enti strumentali, consorzi e carrozzoni vari, si è maturata una convinzione d’impunità che, purtroppo, tutto è eccetto che infondata.

Il malaffare, la corruzione nei procedimenti amministrativi si sono acuiti e si sono diffusi negli anni sempre di più, a fronte di un’attività di repressione che solamente in rarissimi casi, con una cifra vicina allo zero, sono stati mascherati dall’autorità giudiziaria.

Per cui, non crediate che Salvatore Martiello sia da TSO nel momento in cui, ignorando che esiste nell’ordinamento italiano il Testo unico sugli enti locali, il Codice degli appalti e le direttive autorevolissime e iper influente dell’Autorità nazionale anti corruzione, di fatto sospende con una nota, come se fosse lui il dirigente del settore, sequestrando di fatto il pallone della partita, la gara per l’affidamento dell’Ambito sociale C9 per il servizio di cura a domicilio delle persone non autosufficienti, in quanto mister Pasquale Capriglione, negli anni precedenti titolare di questo servizio, non era stato invitato da “campione uscente” alla procedura di gara dal responsabile dell’Ufficio di Piano, il quale non aveva fatto altro che rispettare una direttiva dell’Anac.

Non crediate che Martiello sia un attoruncolo da avanspettacolo meritevole dei lazzi e delle pernacchie del particolare tipo di pubblico che frequentava quelle rappresentazioni di arte varia, in quanto, non contento di aver già avocato a sé poteri che la legge non gli attribuiva (ovvero quelli di dirigente), mette letteralmente alla porta, sventolandogli il cartellino rosso, il responsabile dell’Ufficio dal ruolo di responsabile del procedimento.

Non crediate che Salvatore Martiello sia un ciccio formaggio contemporaneo nel momento in cui leggete che quell’imprenditore, che la commissione e il ministro degli Interni definiscono nella relazione in odore di camorra, conquista con una sorta di colpo di Stato, quasi manu militari, l’appalto la cui gara non era stato ammesso, secondo le direttive Anac.

Non crediate che al vicesindaco Vitaliano Ferrara debbano essere installate le orecchie di asino e appicciata la proverbiale “carta al culo” perché lui e mister Vitale nei giorni in cui viene nominata la commissione di accesso pensano bene di far scomparire (come se non esistessero le visure camerali storiche) il cognome dell’imprenditore di Villa di Briano, trapiantato da molti anni a Sparanise, dalla socia V.F. srl, che dall’assetto del 90% ai Vitale e del 10% a Vitaliano Ferrara, ritorna totalmente nelle mani del vicesindaco, ovviamente per finta.

Non crediate di essere di fronte alla rappresentazione odierna di uno dei fratelli De Rege, del mitico vieni avanti cretino, nel momento in cui del passaggio delle quote societarie avvenuto nei giorni dell’arrivo a Sparanise della commissione di accesso non risulta rintracciabile nemmeno una prova, una ricevuta, un foglietto relativo al pagamento.

Questo piccolo tormentone retorico da noi impostato potrebbe continuare per ore, investendo anche altri personaggi della scena politica e politica burocratica di Sparanise, a partire dall’assessora Mirella Spinosa, moglie di Nello Palladino, autorevolissimo esponente dell’omonima famiglia leader nel settore del calcestruzzo, di cui un altro componente è stato attinto nel 2011, come noi abbiamo scritto più volte nell’ultimo anno e come ha sacramentato il governo nella sua relazione, da una misura di sorveglianza speciale da parte della polizia.

Non continuiamo a sgranare il rosario, ma definiamo il concetto che va anche a chiudere il primo degli articoli che dedicheremo allo scioglimento del comune di Sparanise.

Non crediate che questi siano dei fessi, degli ignoranti. Non sono aquile, sì, ma certe cose, certi contenuti normativi li conoscono e come.

Avendo visto negli anni, però, come ci si muove nel “Palazzo Casertano”, negli uffici tecnici, nelle ripartizioni dei servizi sociali, nel settore delle attività produttive, hanno maturato (ripetiamo) la non infondata convinzione di non correre alcun rischio anche di fronte a una radicale, sesquipedale, assoluta, integrale e anche un po’ canzonatoria violazione delle leggi.

Lo scriviamo da anni. Se lo Stato riesce a reprimere solo lo 0,0001% dei reati compiuti contro la pubblica amministrazione, contro il popolo dei contribuenti, è chiaro che si crea una condizione di ordinamento parallelo, una sorta di corpo giuridico materiale del tutto differente dall’ordinamento nazionale vigente nei codici e in tutte le altre strutture normative.

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