CAMORRA & ASTE GIUDIZIARIE. Indagato il figlio del boss pentito Antonio Iovine: estorsione a noto avvocato. I NOMI DEI CASERTANI COINVOLTI

6 Giugno 2023 - 10:11

CASERTA – Il clan bicefalo Ferrara-Cacciapuoti, sgominato 24 ore fa da un blitz anticamorra dei carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e della Guardia di Finanza di Giugliano in Campania ha avuto un lungo dominio nell’hinterland a Nord del capoluogo partenopeo e durante questo periodo ha radicato, secondo gli inquirenti, una tale forza economica, costruita sulla monopolizzazione e con le sue imprese operativi in settori chiave come quello dei carburanti e del settore alimentare.

L’obiettivo era infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale e i sequestri notificati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e di Castello di Cisterna nell’ambito del blitz anticamorra lo dimostrano. Tra le varie attivita a cui sono stati apposti i sigilli c’è anche la società “Sarracino Petroli sas” che gestiva a Orta di Atella l’impianto di distribuzione carburanti Total Erg, oggi con l’insegna Ip.

Sono stati 19 gli arrestati e 38 gli indagati dalla Direzione distrettuale antimafia. In molti sono originari dell’area nord della provincia di Napoli, soprattutto di Villaricca, il luogo dove il clan ha radicato le sue origini. Ma la zona Napoli nord, così come esplica nell’intitolazione il tribunale con sede ad Aversa, è intimamente collegata all’agro Aversano. Ed è proprio qui che risiedono i casertani indagati nell’inchiesta.

Sicuramente il nome più importante di questa triade è Oreste

Iovine. Si tratta, infatti, del figlio 33enne del boss Antonio Iovine O’Ninno, uno dei quattro capi del clan dei Casalesi che ha iniziato dal 2014 la sua collaborazione con la giustizia.

Oreste Iovine, residente a San Cipriano d’Aversa, risulta indagato assieme agli altri due casertani, Raffaele (71 anni) e Bernando Pezone (36) per un estorsione compiuta, assieme a Giuseppe Cacciapuoti, nei confronti di un noto avvocato, divenuto testimone di giustizia, che aveva acquistato all’asta giudiziaria del tribunale di Santa Maria Capua Vetere due appartamenti e un locale seminterrato per un valore di 81.405 euro.

L’immobile era di proprietà inizialmente di Raffaele Pezone che, per motivi che dobbiamo ancora chiarire, l’aveva perso ed era stato messo in all’asta al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Mediante minacce implicite ed esplicite, i quattro avevano costretto l’avvocato a non vendere l’immobile a possibili compratori, bensì a concludere un accordo proprio con Pezone, al prezzo di 100 mila euro, nettamente inferiore rispetto al valore commerciale degli appartamenti.

Tra l’altro, di questi 100 mila, solo 83 mila e 700 euro verranno versati all’avvocato.