CAMORRA. Attesa la decisione del Riesame per Emanuele Schiavone e Francesco Reccia. Per la Dda erano pronti a scatenare agguati e una guerra di camorra
6 Luglio 2024 - 09:37
Gli avvocati difensori hanno chiesto che vengano liberati, ma le parole dette al padre nel colloquio del marzo scorso e ulteriori elementi acquisiti successivamente fanno capire chiaramente che, sentendosi circondati “da quelli di san Cipriano”, dopo la decisione de genitore di diventare collaboratore di giustizia, il figlio Emanuele stava organizzando un gruppo pronto a rispondere, col sangue, colpo su colpo.
CASAL DI PRINCIPE – Si è tenuta ieri presso il Tribunale del Riesame di Napoli l’udienza sul ricorso presentato dagli avvocati di Emanuele Libero Schiavone, 33 anni figlio di Francesco Schiavoni Sandokan, e Francesco Reccia 21 anni figlio del boss Oreste Reccia.
I giudici del tribunale della libertà si sono riservati di decidere sull’istanza degli avvocati. Decisione che potrebbe arrivare anche oggi
Entrambi rintracciati e arrestati a Napoli in esecuzione di un decreto di fermo. All’atto della convalida del provvedimento fu emessa una nota cautelare per entrambi impugnata e discussa ieri.
I reati a loro carico, armi e droga aggravati dalla camorra, prospettano per la Dda la possibilità di una vera e propria rappresaglia tra le due fazioni del clan dei Casalesi: quella dei Bidognetti e quella degli Schiavone.
Dopo un primo tentativo di Schiavone di tendere un agguato, non riuscito, ai danni dei rivali furono i Bidognetti ad esplodere prima alcuni colpi di arma da fuoco in piazza Mercato successivamente, la stessa sera dopo pochi minuti, in via Bologna contro l’abitazione degli Schiavone e, il giorno dopo, in via Ovidio a San Cipriano d’Aversa ai danni dell’abitazione di Oreste Reccia.
Un pericolo di possibili agguati di sangue che la Dda vuole scongiurare tenendo i due in cella.