CAMORRA E AFFARI DI STATO. Diciamocela tutta, Rete Ferroviaria Italiana era “proprietà” di Nicola Schiavone. Esagerato? No, ogni suo desiderio era un ordine

10 Agosto 2022 - 13:15

Continuiamo la complessa trattazione dell’appalto relativo al lotto 11. L’ex pupillo di Francesco Schiavone sandokan si appropria di tutta quanta la procedura. Non solo, ma riesce anche a far modificare i termini economici, gli stanziamenti relativi ai singoli cantieri. IN CALCE ALL’ARTICOLO, L’IMPORTANTE STRALCIO DELL’ORDINANZA

 

CASAL DI PRINCIPE –  Più si va avanti nella lettura dell’ordinanza, più si va avanti nello studio di quella che nell’indice della citata ordinanza viene definita “la complessa vicenda dell’assegnaizone del lotto 11″, 60 pagine di puro condensato in cui c’è tutto quello che serve per comprendere quanto Nicola Schiavone detto monaciello, 68enne nato e vissuto a Casal di Principe e poi trapiantato a Napoli e a Roma, dettava letteralmente legge per capire nei piani alti di Rete Ferroviaria italiana, cioè di una delle aziende di stato più importanti del nostro paese.

Questa storia inizia con il racconto della centralità del gruppo PSC spa, aggiudicataria di questo lotto 11 dei cui lavori è mandataria, dunque titolare di assoluta potestà. Ci ritroviamo dopo circa 20 pagine di lettura, che Nicola Schiavone determina tutto, ma proprio tutto, mentre la mandataria, la società per azioni, svolge il mero ruolo di comparsa.

Gli equilibri del  business di questo appalto li decide l’ex pupillo di Francesco Schiavone Sandokan e non certo i manager del gruppo industriale mandatario. Tanto è vero che, dopo aver resistito qualche tempo, Schiavone, mobilitando in tal senso tutti i “papaveri” di Rfi, riesce a realizzare il suo obiettivo: costringere in pratica la società presieduta da Umberto

Pesce a mollare ogni titolarità e ogni potere decisionale su due contratti di applicazione, trasmettendo la delega per l’attivazione della procedura di individuazione delle imprese subappaltatrici, alla napoletana Simec Sistemi, società mandante, e in sostanza sotto il controllo di Nicola Schiavone che con i fratelli Mario e Ferdinando Avallone ha un rapporto stabile, sereno e soprattutto di pieno controllo, visto che evidentemente anche questa Simec doveva molto, anche questa Simec lavorava molto grazie alle entrature di Nicola Schiavone.

Nello stralcio di oggi si parla dei lavori alle sottostazioni di Contursi, Faragiano e Picerno. Veramente leggerete cose che si raccontano da sè nello stralcio che pubblichiamo in calce: Giuseppe Russo ingegnere e direttore dei lavori dei cantieri importantissimi da attivare con il lotto 11, più che un dipendente di Rfi, sembra un dipendente di Nicola Schiavone. E’ totalmente a sua disposizione. Si comporta da facilitatore.

Schiavone parla con i dirigenti a Roma e a Napoli e lui crea le condizioni di cantierizzazione. Collabora quando addirittura Nicola Schiavone riesce a modificare il piano economico e dunque la ripartizione delle risorse tra i diversi contratti di esecuzione. Una operazione, quest’ultima, molto delicata, che però, l’uomo di Casal di Principe, il quale ballonzola agilmente negli uffici dei vari Andrea Fratini, Lebruto, Fernando Cinelli, Paolo Grassi in grado di attivare le mosse di Nicola D’Alessandro, cioè di colui che deve mettere materialmente le firme sotto ai documenti, realizza senza problemi e secondo noi rappresenta uno degli esempi più chiari di quanto lui e il portato economico, il know how del clan dei casalesi che portava come sua struttura di azione e di risorsa, abbia penetrato (altro che infiltrazione), uno dei santuari di quelle che una volta venivano definite come “partecipazioni statali” sotto l’egida di un ministero ad hoc.

Schiavone ottiene i soldi che gli servono in quanto quelle cifre lui le ha stabilite. Addirittura Giuseppe Russo gli propone due possibilità per risolvere il problema e nel momento in cui Schiavone ne sceglie una (emissione di un AIM, cioè un atto integrativo modificativo), l’operazione passa nei piani alti romani e napoletani senza alcun problema.

Si tratta di un aumento del 20% rispetto ai 450mila euro circa iniziali associati al contratto applicativo della sottostazione di Contursi. Un lievito importante visto e considerato che l’obiettivo finale, cioè quello di consegnare il subappalto alla CRTS di Gianfranco Poleggi, con la quale evidentemente Schiavone ha un rapporto diretto ed economicamente remunerativo per lui, può essere perseguito nella misura del 3%, limite massimo per questo atto di affidamento che la mandante Simec attribuisce con un ritardo di cui Schiavone si lamenta con uno degli Avallone, e di cui, con una certa lentezza, trasmette gli atti che comunque formalmente vanno consegnati alla mandataria PSC.

E badate bene la Simec era titolare di un requisito per compiere i lavori in proprio, direttamente. Ciò a dimostrazione del livello di sudditanza che rasenta l’obbedienza rispetto ai desiderata di Nicola Schiavone monaciello.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA