CAMORRA E APPALTI. Tripletta di accuse di tre pentiti all’imprenditore Raffaele Capaldo ‘o marchese. (Ri)salta fuori il nome di Ferdinando Di Lauro

10 Novembre 2020 - 12:31

Nell’ordinanza, infatti, viene riproposta una dichiarazione di Massimiliano Caterino su certi lavori all’ospedale Cardarelli di Napoli, “disturbati” dalla camorra locale per i quali Michele Zagaria gli chiese di far intervenire il Di Lauro per definire gli accordi con il clan vomerese

 

CASAPESENNA(g.g.) Tre pentiti, pubblicati in serie che, l’uno dietro l’altro, affermano che Raffaele Capaldo detto o marchese è stato un imprenditore di camorra, legato a doppio filo n un rapporto di società di fatto, al super boss Michele Zagaria. Sono i tre più importanti del cartello dell’ex primula rossa di Casapesenna: Massimiliano Caterino detto ‘o mastrone, probabilmente l’uomo di cui Michele Zagaria si fidava di più, Michele Barone che ricordiamo è imparentato anche con l’ex sacerdote, già don Michele Barone, condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per l’arcinota vicenda degli esorcismi praticati nei confronti di una ragazzina di Maddaloni e per altri casi di maltrattamenti e Attilio Pellegrino, l’uomo di Villa di Briano che però il pentito l’ha fatto in maniera anomala, visto e considerato che un pò di tempo fa, mentre si trovava dentro al programma di protezione, trovò il tempo per tornare a Villa di Briano, litigare davanti ad un bar e esplodere pure qualche colpo di pistola nei confronti di un’altra persona.

Il dettaglio delle dichiarazioni dei tre, lo potete leggere nello stralcio che pubblichiamo integralmente in calce. In  sintesi, di Massimiliano Caterino è stata inserita una dichiarazione del 2014, già utilizzata al tempo dell’ordinanza relativa ai lavori, peraltro mai partiti, dell’area Pip di Aversa che coinvolsero l’imprenditore di San Cipriano Ferdinando Di Lauro, il quale però stato assolto da quelle accuse. L’episodio che a suo tempo noi già riportammo, riguarda certi lavori, non di grandissima entità, che Raffaele Capaldo o marchese si era aggiudicato al Cardarelli, che ricordiamo è un’azienda ospedaliera autonoma, anzi l’azienda ospedaliera più grande d’Italia e d’Europa.

Per questi lavori Raffaele Capaldo aveva avuto problema con il clan egemone nella zona alta di Napoli e precisamente da un certo Maurizio Brandi. Per questo motivo, si era rivolto a Michele Zagaria, il quale aveva chiesto a Massimiliano Caterino di parlare proprio con Ferdinando Di Lauro, il quale, secondo il boss, era in condizione di organizzare un appuntamento col Brandi e col cartello camorristico napoletano che lui rappresentava. quella mini riunione si fece, Raffaele Capaldo e Ferdinando di Lauro riconobbero una piccola somma a Brandi, il quale non accampò più pretese avendo preso atto che Raffaele Capaldo era socio di fatto ma anche imparentato con Michele Zagaria.

Veniamo a Michele Barone. Spiega, come già abbiamo scritto alcuni giorni fa parlando della posizione di Costantino Capaldo, fratello di Raffaele, che anche quest’ultimo era esente dall’obbligo di versare il pizzo al clan. Poi c’è un particolare interessante: Barone racconta di una conversazione informale, svoltasi nella piazza di Casapesenna, durante la quale ‘o marchese gli raccomandava, dandogli pure qualche consiglio, di evitare di compiere errori affinchè non fosse arrestato di nuovo, visto e considerato che dal carcere era uscito da poco tempo. Insomma, Capaldo non gli disse di cambiare vita ma gli fece un pò da coach criminale. Piena conferma anche sui rapporti tra Raffaele Capaldo e la famiglia Zagaria. Mentre Costantino si rapportava tantissimo ad Antonio Zagaria di cui era amico personale, il fratello Raffaele si rapportava a Pasquale Zagaria che gerarchicamente aveva un peso specifico nettamente maggiore di Antonio.

In ultimo, Attilio Pellegrino, che usa un’espressione diretta e dice che Raffaele Capaldo ‘o marchese era “socio occulto di Michele Zagaria“. Interessante è il fatto che anche Attilio Pellegrino affermi, sovrapponendo in pratica la sua dichiarazione a quella di Michele Barone, che esistevano rapporti molto intensi e di stabile frequentazione tra Raffaele Capaldo e Pasquale Zagaria. Infine, Attilio Pellegrino narra anche un episodio specifico, raccontando di quando lui e Massimiliano Caterino andarono a prendere Raffaele Capaldo davanti al bar di proprietà del fratello dell’appena citato Massimiliano Caterino ‘o mastrone, nella piazza di San Cipriano, allo scopo di portarlo al cospetto dell’allora super latitante Michele Zagaria. Avvicinandosi alla piazza, Massimiliano Caterino avrebbe detto ad Attilio Pellegrino che Capaldo era un socio occulto di Michele Zagaria. Quindi, è probabile che questa definizione di Pellegrino sia frutto proprio dell’imbeccata precisa datagli da Massimiliano Caterino, ma non si può escludere che il Pellegrino abbia affermato quello che ha affermato sul socio occulto, avendo anche a disposizione altri elementi di cognizione.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA