CAMORRA E DINTORNI. Spunta fuori un’altra massaia che ha lavato il bucato di Michele Zagaria in latitanza. I 5 inviati dal boss a corrompere politici e dirigenti comunali

13 Novembre 2020 - 13:11

In questo stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo integralmente in calce, anche la declinazione di una specifica capacità di Orlando Fontana, detto Nando, di interagire e rapportarsi al mondo della borghesia produttiva o pseudo tale casertana e alle presunte ma purtroppo molte di loro ancora attive, classi dirigenti

 

CASAPESENNA(g.g.) Non è semplice trovare degli spunti nuovi in un’ordinanza che va a chiudere il cerchio di 7 o 8 anni di indagini sulle attività economiche e ovviamente criminali del gruppo Zagaria del clan dei casalesi. Avendo lavorato a lungo sulla madre di queste ordinanze, cioè su Medea, è chiaro che nell’ultima che ne rappresenta una conseguenza, una propaggine, ci si imbatte in tantissime cose già scritte, in molte dichiarazioni, rese da collaboratori di giustizia, di cui già in passato ci siamo occupati.

Però, qualcosa, a guardar bene si trova sempre. Oggi partiamo come sempre dal discorso generale sullo status dei diversi imprenditori più o meno vicini al boss Michele Zagaria, e suddivisi da quelli che il pizzo non lo pagavano perchè erano suoi socia  tutti gli effetti, quelli che lo pagano parzialmente e che per esempio davano un contributo non vincolato da una richiesta estorsiva, come fece ad esempio Pino Fontana, in una dinamica di cui poi ci andremo ad occupare meglio nell’approfondimento già programmato per domani pomeriggio.

Dentro alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Barone, abbiamo trovato qualcosa che è novità, naturalmente ai nostri occhi, non essendo mai entrata nelle centinaia e centinaia di articoli da noi dedicati agli approfondimenti sulle ordinanze di camorra.

Nelle lunghe peregrinazioni, comunque sempre blindate nel perimetro del comune di Casapesenna, che Michele Zagaria ha compiuto per anni per proteggere la sua super latitanza, salta fuori anche il nome di un altro imprenditore che fino ad oggi era stato sempre considerato vicinissimo al boss ma di cui non era stato specificato il motivo per cui venisse esonerato dal prelievo estorsivo. Ed è proprio Michele Barone a raccontarlo. Fu Giovanni Garofalo, altro imprenditore, protagonista, per averlo ospitato nella sua casa della latitanza di Zagaria, altro imprenditore, Garofalo,  che di mestiere faceva soprattutto il camorrista, dato che si occupava anche di organizzare estorsioni, a riferire a Michele Barone che Antonio Piccolo, non quello del gas, per, godeva dell’esonero estorsivo, in quanto la sorella, “lavava i panni a Michele“. Ora non si sa se il super boss sia stato ospitato o meno dalla famiglia Piccolo, perchè questo non si evince chiaramente da ciò che Barone racconta.

Comunque, la connessione tra Piccolo e la latitanza più protetta, più blindata, più socialmente assistita di tutti i tempi, è esistita.

Ora scriviamo una cosa già pubblicata almeno una volta in passato. Ma la vogliamo rinverdire perchè noi riteniamo che sia molto importante. Se Michele Zagaria è diventato il boss più ricco tra tutti quelli appartenenti al clan dei casalesi e tra i più ricchi tra tutte le mafie italiane ed europee, è perchè è riuscito a creare un vero e proprio staff di soggetti in grado di interagire facilmente e fluidamente con la politica e con le burocrazie casertane. Insomma, come si suol dire, questo è il fulcro di tutto.

E allora, ricordiamoli chi erano, secondo Michele Barone, quelli che andavano dai sindaci, dagli assessori, dai dirigenti Suap o Utc in nome e per contro di Michele Zagaria. Oltre ai ben noti Pasquale Zagaria, fratello di Michele e in grado di parlare in maniera tranquilla con i politici, oltre a Franco Zagaria, detto Francuccio la benzina, cognato del boss e di cui non ci stancheremo di citare mai il fatto che a lui fu dedicato un ufficio all’interno della direzione generale dell’ospedale civile di Caserta, ci sono anche Antonio Fontana, detto il sindaco, ma detto fino ad un certo punto, perchè questo il sindaco, incredibile ma vero, lo fece davvero, in pratica da prestanome visto che il vero sindaco di Casapesenna è stato per tantissimi anni solo e solamente Michele Zagaria. E ancora, l’imprenditore Raffaele Donciglio e il solito ingegnere Antonio Magliulo, al quale, tutto sommato, se si eccettua il problema di qualche custodia cautelare ai domiciliari, è andata fin troppo bene, essendo riuscito ad ottenere proscioglimento ed assoluzioni, nonostante il suo nome sia stabilmente presente nei racconti di un ampio bouquet di pentiti connessi al mondo-Zagaria.

Rispetto agli altri “ambasciatori” Antonio Magliulo si era spinto oltre, visto e considerato che nell’anno 2010, si presentò e fu eletto alle provinciali, sedendo per anni nei banchi della maggioranza all’interno del gruppo di Forza Italia. Solo 6 o 7 anni fa, dunque, accadeva questo a Caserta e accadeva poi quello che non è stato mai seriamente messo a fuoco in quel di via San Carlo, in quel parcheggio, dove, con la complicità di ambienti ben identificati degli uffici comunali di Caserta, il clan dei casalesi mise radici anche attraverso quel Carmine Domenico Nocera che proprio lì risiedeva e che da 5 anni e più è in carcere per associazione a delinquere di stampo camorristico, per effetto di una biografia che segnala anche il progettino messo a punto per la costruzione di un bunker a uso e consumo di Michele Zagaria, poi costruito poi da uno dei due Licenza, non ricordiamo se Gennaro o Luciano, ma tutto sommato non fa molta differenza.

Ultimo passaggio, lo dedichiamo ad Orlando Fontana da tutti conosciuto come Nando Fontana. Nelle dichiarazioni di diversi pentiti, viene descritto come una persona sempre su di giri e ostaggio della tossicodipendenza da cocaina, per la quale il fratello Pino aveva interrotto ogni rapporto con lui e per la quale Michele Zagaria, peraltro parente per parte di madre, gli aveva fatto anche un solenne “paliatone”, affidandolo alle cure e al controllo di un altro congiunto molto noto, cioè Michele Fontana detto o sceriffo.

Non era certo affidabile agli occhi del boss. Però, a Nando Fontana, tutti i pentiti riconoscono la capacità di relazionarsi al mondo dei colletti bianchi, di essere attivo nel perimetro dei cosiddetti insospettabili, della borghesia imprenditoriale casertana. Tutte cose che servivano ad alimentare quelle entrature che poi hanno fatto del cartello imprenditoriale di Michele Zagaria uno dei più vincenti nelle procedure pubbliche di affidamento di tonnellate di lavori per centinaia e centinaia di milioni di euro. E Michele Barone riconosce, anche lui a Nando Fontana questa capacità.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA