CAMORRA e VIZIO. Orlando Fontana, fratello di Pino, picchiato da Zagaria perchè cocainomane. Ecco in quale discoteca di CASERTA si andavano a divertire i giovani milionari del CLAN DEI CASALESI

11 Novembre 2020 - 12:33

Il profilo di Orlando Fontana, indagato nell’ultima ordinanza legata a Medea, è declinato dalle testimonianze di 5 collaboratori di giustizia. I primi tre li esaminiamo oggi, collegando il nostro articolo alla pubblicazione integrale, in calce ad esso, dello stralcio della citata ordinanza

 

CASAPESENNA(g.g.) Il profilo di Orlando Fontana attinto recentemente da un provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip del tribunale di Napoli su richiesta del pubblico ministero della Dda di Napoli Maurizio Giordano, nell’ambito dell’ultima propaggine della mega indagine denominata Medea, viene descritta attraverso le testimonianze di 5 collaboratori di giustizia, 4 appartenenti al clan dei casalesi, uno, Michele Froncillo, di pertinenza del clan Belforte di Marcianise.

Oggi ci occupiamo delle prime tre testimonianze, cioè di quelle di Massimiliano Caterino ‘o mastrone, di Generoso Restina, uno degli storici custodi nella propria abitazione della latitanza di Michele Zagaria, e dell’appena citato Michele Froncillo.

Domani vedremo se gli altri due, cioè Michele Barone e Giuseppe Misso, offriranno degli spunti interessanti, degni di essere pubblicati a distanza di un tempo significativo rispetto al momento a cui si riferiscono i verbali pubblicati.

Ribadendovi il solito invito a leggere il testo integrale dello stralcio di ordinanza che pubblichiamo in calce a questo articolo, vi riassumiamo in breve due o tre cose che riteniamo più importanti, estratte dalle propalazioni dei tre pentiti.

Orlando Fontana, com’è noto a molti, ma che noi segnaliamo ancora per quelli che magari si avvicinano per le prime volte a questi nostri focus sui fatti di camorra, narrati attraverso la lettura testuale delle ordinanze, è fratello dell’altro imprenditore Pino Fontana, oggi al 41bis dopo aver incassato dalla Corte di Cassazione a fine settembre, cioè circa un mese e mezzo fa, una condanna definitiva a 10 anni di reclusione per il primo filone di Medea. Pena che per la cronaca ha già in buona parte scontato, visto che Pino Fontana è in carcere da quella famosa alba del 14 luglio 2015, quando scattò il mega blitz chiesto ed ottenuto dalla Dda di Napoli.

Dunque si tratta di un parente di Michele Zagaria dalla parte di madre, come noto a tanti, la madre del super boss è una Fontana collegata a diverse discendenze tra cui quella di Michele Fontana, detto ‘o sceriffo, personaggio che fino a quando non è stato arrestato, ha rappresentato forse il punto di riferimento più stabile e forse più temibile di Michele Zagaria. Per questo motivo, il super boss si è sempre occupato dalla vita e delle opere di Orlando Fontana, facilitandone, sempre secondo il racconto di Caterino, l’accesso a diversi lavori.

Sempre secondo ‘o mastrone, però, Orlando Fontana è stato visto come il discolo, come la pecora nera di famiglia. Sappiamo bene cosa pensassero i boss della fondazione del clan dei casalesi, di chi faceva uso di droghe, un settore di cui Schiavone, Iovine, Zagaria non si sono mai voluti occupare, mentre Bidognetti si è limitato, per anni, a prelevare quote estorsive dai pusher e dalle organizzazioni il più delle volte nordafricane e centrafricane che gestivano, come del resto gestiscono ancora, il traffico di stupefacenti lungo il litorale domizio, in special modo nella piazza di Castel Volturno, in cui il gruppo di Francesco Bidognetti detto cicciotto ‘e mezzanotte, è stato sempre egemone.

Michele Zagaria, avendo saputo, sempre secondo il racconto di Massimiliano Caterino, che il giovane Orlando Fontana facesse uso di cocaina, si è incazzato di brutto. E qui si innesca la testimonianza di Generoso Restina, il quale racconta un episodio specifico: “Michele Zagaria in un’occasione lo malmenò personalmente in quanto non voleva che egli facesse uso di sostanze stupefacenti“. Va da sè allora che sia nel racconto di Caterino ‘o mastrone, sia in quello di Restina, Orlando Fontana viene definito come inaffidabile agli occhi del super boss, il quale evidentemente si pone il problema di questa dipendenza dalla droga del suo congiunto, al punto da affidarlo ad un altro Fontana, ad un altro parente suo e quindi anche di Orlando Fontana, cioè al già citato Michele Fontana ‘o sceriffo, affinchè lo controllasse.

Per quanto riguarda, infine, Michele Froncillo, andiamo a ripescare una cosa già emersa in passato ma che, secondo noi, è utile rimettere in campo perchè contiene un’indicazione geografica, anzi topografica. I giovani imprenditori danarosissimi del clan dei casalesi riempivano Caserta delle loro auto sportive da 100mila euro l’una, vestivano i capi migliori del pret-à-porter, spendendo nei negozi più accorsati di via Mazzini e di notte si divertivano in discoteca.

Michele Froncillo ne cita una in particolare che sarebbe stata ubicata a San Leucio di Caserta. Ora, si può anche immaginare il nome di questo locale. Però, siccome Michele Froncillo in questo interrogatorio non lo fa o comunque non è riportato, noi ci fermiamo alla lettera di questo racconto che, ripetiamo, ci è utile per descrivere in qualche modo lo spaccato socio antropologico della Caserta di 10 o 15 anni fa, la cui economia era anche, forse, soprattutto sostenuta dal clan dei casalesi che, da un lato, costruiva case anche e soprattutto attraverso questo specifico cartello degli imprenditori, spesso parenti di Michele Zagaria, dall’altro consumava beni di gran pregio, di gran prezzo.

Un’economia drogata sotto ogni punto di vista, sia letteralmente che metaforicamente.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA