CAMORRA. La strana intercettazione della moglie farmacista di Capoluongo: “Michele Zagaria va avvelenato”. Ma il boss era al 41bis

13 Ottobre 2021 - 10:22

A leggerla così sembra una boutade, sembra una battuta anche se a questo punto andremo ad approfondire i protocolli carcerari che regolano l’alimentazione dei detenuti al carcere duro. Poteva arrivare da fuori nel cibo?

 

CASAPESENNA – E’ evidente che nelle battute, nel parlar male del boss Michele Zagaria da parte di Luisa Guarino e del fratello Giuseppe abiti un astio maturato anni prima. Chi, come noi, ha letto con estrema attenzione e con grande sforzo le mille pagine dell’ordinanza Jambo del 10 dicembre 2015, sa bene che il motivo della spaccatura, della interruzione dei rapporti tra la famiglia Capoluongo e Michele Zagaria, che era nato fondamentalmente come operaio del movimento terra proprio nelle imprese dei Capoluongo, derivò dal fatto che Giacomo Capoluongo rimproverava a Zagaria il mancato impegno o addirittura una indicazione in senso diverso, su quelli che avrebbero dovuto essere i destini della farmacia comunale di Trentola Ducenta, sulla quale gli stessi Giacomo Capoluongo e Luisa Guarino, la farmacista di casa è lei, avevano messo gli occhi.

Per cui non stupisce quello che leggerete brevemente riassunto in questo articolo con cui cominciano un’altra analisi, quella della ordinanza eseguita ieri mattina e che tutto sommato nelle sue 500 e passa pagine, è un continuum di tante cose già lette, riassunte e commentate da CasertaCe negli ultimi anni.

Luisa Guarino e il fratello Giuseppe parlano di un momento emotivamente delicato, vissuto in quel periodo, l’intercettazione risale al 2018, proprio da Michele Zagaria, il quale aveva protestato duramente contro le condizioni carcerarie, simulando il gesto di mettersi una corda al collo. Questa instabilità inquieta non poco Luisa Guarino e il fratello perchè temono che poi possa sfociare nella decisione di collaborare con la giustizia, quindi in una situazione per la quale, con ogni probabilità ad essere colpiti per primi o tra i primi, sarebbero stati proprio loro della famiglia Capoluongo/Guarino. Ecco dunque il dialogo intercettato dai germani:

Luisa Guarino: “Perché sta collaborando…?”

Giuseppe Guarino: “No, dice che si voleva suicidare quando si mise la corda alla gola”

Luisa: “Giuseppe, questa è l’unica paura che tengo. Ho sempre detto… quello deve morire il più presto possibile, tiene un fegato a pezzi, Giacomo… metticelo un poco più… che quello due minuti e schiatta… il fegato e abbiamo risolto il problema. Finché quello non muore io sto con la palpitazione… col mal di stomaco“.