CAMORRA, POLITICA E APPALTI. Gaetano Vassallo si trasforma in mister “non ricordo” tra un misterioso dentista di PARETE e un imprenditore delle scarpe senza nome

15 Agosto 2020 - 12:13

Perchè, a nostro avviso, le sue dichiarazioni sulla vicenda dei fratelli Cesaro e di Isidoro Verolla valgono zero o quasi nella decisiva formazione della prova. In questo periodo ferragostano ci siamo dedicati molto alla lettura di certi verbali che peraltro appartengono a recenti fasi dibattimentali sull’arcinota vicenda del PIP di Lusciano

 

LUSCIANO(g.g.) Se il processo sulla presunta connessione tra affari, camorra e politica, sulla relazione tra il clan dei casalesi, la famiglia Cesaro e l’amministrazione comunale di Lusciano per l’ormai arcinota vicenda degli appalti per l’area PIP, si concluderà con una condanna degli imputati, non sarà certo per le dichiarazioni di Gaetano Vassallo.

Abbiamo letto con molta attenzione i verbali dell’interrogatorio che ha sostenuto, nella veste di testimone, in una delle ultime udienze del citato processo, il quale si celebra, ed è questo un aspetto importante, con il rito ordinario. Ciò significa che tutti gli elementi costitutivi del rinvio a giudizio, emesso da un giudice e che sono in pratica la sostanza della linea del pubblico ministero, devono essere confermati o, sarebbe meglio dire, formati durante il dibattimento.

Per cui, se nei capi di imputazione, la dda ha inserito anche i verbali degli interrogatori a cui si è sottoposto l’allora neo pentito Gaetano Vassallo, punta avanzata del gruppo Bidognetti del settore dei rifiuti, lo stesso Vassallo, le cui dichiarazioni rappresentarono 12 anni fa il contributo di un soggetto giuridico tecnicamente definibile come testimone, quello stesso testimone dovrà, a meno che non ci sia il consenso delle parti processuali, cioè accusa, difesa ed eventuali parti civili per acquisire i verbali riempiti nella fase di indagine, confermare quelle dichiarazioni sottoponendosi ad un interrogatorio, tecnicamente si chiama esame del testimone da parte del pm, e ad altri interrogatori, si chiamano controesami, da parte degli avvocati difensori, rispondendo nel contempo anche alle domande che il collegio giudicante gli farà qualora lo ritenesse necessario.

Ogni discrasia tra quello che si dichiara in dibattimento e quello che si è dichiarato nella fare di indagine solo davanti al pm, riduce la cifra probatoria di quell’elemento d’accusa.

Riduce o addirittura annulla. Leggendo i verbali con attenzione, sembra di venire a contatto con una persona la quale soffre da qualche tempo di una patologia che l’ha portata a cancellare, sfumare, confondere i ricordi oppure ad una persona per la quale 12 anni fa era giusto, utile, opportuno dichiarare certe cose, al contrario di oggi, quando una montagna di “non ricordo” di fronte all’imbarazzato pm che gli legge continuamente stralci dei suoi interrogatori, finiscono, in pratica, per azzerare poco più o poco meno lo strumento di prova costituito dalle rivelazioni del pentito Gaetano Vassallo.

Malattia da smemoratezza improvvisa o calcolo, non lo sappiamo. Per dovere di cronaca, naturalmente, invitandovi comunque a leggere uno stralcio integrale di una parte di interrogatorio di Vassallo che pubblichiamo in calce a questo articolo, riassumiamo i punti essenziali dello stesso.

Qui il pm vuole in pratica sapere se l’allora sindaco di Lusciano Isidoro Verolla con o senza suoi familiari, avessero incontrato i vertici del gruppo Bidognetti, che al tempo, almeno per quanto riguarda l’area di Casal di Principe, si riassumevano nella figura di Raffaele Bidognetti, detto o puffo, uno dei due figli di primo letto di Francesco Cicciotto Bidognetti e anche lui divenuto collaboratore di giustizia, in verità il più invisibile dei pentiti, visto che da quando la notizia è stata ufficializzata, non ci risulta, ma sarà un limite nostro sicuramente, che verbali di suoi interrogatori abbiano corroborato, integrato processi in corso o dato il là ad altre indagini sulle attività e sulle trame del clan dei casalesi.

Ad esempio, se Raffaele Bidognetti si è pentito e noi non abbiamo motivo per ritenere il contrario, gli si poteva domandare se alcune dichiarazioni di Vassallo fossero o meno vere, in tutto o in parte. Ad esempio, nella confusione dei “non ricordo“, si svolse o non si svolse una riunione a Casal di Principe, in un’abitazione ascrivibile alla famiglia di Antonio Di Tella, a cui avrebbero partecipato Vassallo, Bidognetti, l’imprenditore delle fragole Giovanni Verolla, un misterioso dentista di Parete, di cui ovviamente nonostante tutti i tentativi operati da un generoso quanto spossato pm, il collaboratore di giustizia Vassallo non ricorda il nome, un non meglio imprecisato imprenditore del settore calzaturiero?

Proprio questo imprenditore del settore calzaturiero, di cui ovviamente Vassallo non ricorda il nome, ma ci pare che neppure 12 anni fa se ne ricordasse, nonostante a quel tempo il ricordo fosse molto più fresco, a fare da tramite tra il clan dei casalesi e due sindaci: Isidoro Verolla peraltro anche lui imprenditore e Carbone di San Marcellino.

Come leggerete dallo stralcio, però, anche questa formulazione da parte di Vassallo, è molto meno strutturata rispetto a quella contenuta nei suoi interrogatori di 12 anni fa. Meno strutturata e sicuramente molto meno utile, per quelli che sono gli obiettivi del pubblico ministero, nella formazione della prova.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO