CAMORRA&POLITICA. La Dda non si dà per vinta e chiede il rinvio a giudizio per Massimo Grimaldi. Ecco perché il pronostico pende però verso il proscioglimento
7 Febbraio 2021 - 12:07
CASERTA (g.g.) – La direzione distrettuale antimafia tiene il punto e chiede il rinvio a giudizio per l’attuale consigliere regionale di Forza Italia Massimo Grimaldi, che svolge anche l’incarico di questore all’interno dell’ufficio della presidenza del consiglio. Lo scrive oggi Vincenzo Iurillo in un articolo pubblicato da Il fatto quotidiano.
Tiene il punto perché, quando nel 2019, i magistrati napoletani dell’antimafia, titolare dell’inchiesta il pm Maurizio Giordano, chiesero l’arresto per Massimo Grimaldi il gip del tribunale partenopeo Maria Luisa Miranda la rigettò con una motivazione che potrebbe pesare anche nell’udienza preliminare, fissata da qui ad un mese e in cui si deciderà se Grimaldi dovrà essere rinviato a giudizio o se dovrà essere prosciolto per l’accusa o dall’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico.
In sostanza, il gip non ravvisò quegli elementi costitutivi del reato in questione, consistenti in nel reciproco vantaggio del politico e del clan dei Casalesi senza il quale il concorso esterno non regge. Anche le accuse dei pentiti furono valutate come fumose e dunque non consistenti. Ciò valse per quelle di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, che aveva parlato di una disponibilità di Grimaldi a favorire una procedura di comando e dunque un trasferimento negli uffici della Regione, di una persona di fiducia dello stesso Nicola Schiavone e dunque del clan dei Casalesi. Oltre a questo il super pentito parò di alcuni finanziamenti per una scuola. Un altro pentito le cui dichiarazioni furono messe a supporto della richiesta di arresto e che oggi alimentano quelle del rinvio a giudizio, è il cancellese Salvatore
Come De Luca nel 2020, anche Bassolino nel 2005 ottenne un consenso molto largo, battendo nettamente il competitor del centrodestra Italo Bocchino e Grimaldi con poco più di 2000 voti di preferenza, ripetiamo per un colpo di fortuna, entrò in un consiglio che, come si suol dire, si è tenuto “caro caro” fino ad oggi visto che, nella citata tornata di settembre 2020, è riuscito, seppur per il rotto della cuffia e stavolta nella lista di Forza Italia, a strappare l’elezione e la quarta legislatura consecutiva che quando terminerà porterà a vent’anni il tempo in cui sarà stato consigliere regionale. E’ chiaro che la difesa di Massimo Grimaldi rispetto al quale i magistrati della Dda, che nelle loro indagini hanno ascoltato anche l’ex presidente della Regione Stefano Caldoro, storico riferimento politico di Grimaldi, utilizzerà le ragioni espresse dal gip Miranda quando questa ha rigettato la richiesta di arresto. Insomma, al momento è più probabile che ci sia un proscioglimento che un rinvio a giudizio. Ma non si sa mai, perché com’è noto sarà un altro giudice a decidere e magari questi potrà valutare in maniera differente, qualificare diversamente la consistenza e la sovrapponibilità delle dichiarazioni dei pentiti rispetto a quanto ha fatto la gip che, al cospetto di una pesante richiesta di applicazione di misura cautelare in carcere, ha detto di no meno di due anni fa ritenendo che non esistano consistenti gravi indizi di colpevolezza per poter assecondare la Dda che invece è convinta di altro e cioè che nel 2005 Grimaldi fu sostenuto anche dal clan marcianisano Belforte e nel 2010 e nel 2015 si sarebbe registrata pure l’appoggio della fazione di Michele Zagaria.