CASAL DI PRINCIPE. Clelia Nappa, cognata di Sandokan, zia del neo pentito e moglie di Mario Schiavone, festeggia su Facebook l’aspirante sindaco Enrico Corvino
17 Marzo 2019 - 13:04
CASAL DI PRINCIPE – Costellato da hashtag che costruiscono la speranza di farlo diventare virale, ecco lo slogan che accompagna la candidatura ufficializzata a sindaco di Casal di Principe di Enrico Corvino, anni 78: “Ora c’è una alternativa”. La socializzazione non guarda in faccia a nessuno e impone la sua legge, dove le tradizioni e la struttura sociale sembravano un muro impermeabile.
Non sappiamo a quale alternativa si riferiscano i sostenitori di Enrico Corvino. Perché, con rispetto parlando, se la riproposizione di Renato Natale certifica l’immobilità di Casal di Principe, anche rispetto alla politica, questa sì alternativa ai clan, che Renato Natale, pur muovendosi sempre con circospezione, ha interpretato, la discesa in campo di Enrico Corvino non ha proprio nulla di alternativo.
Perché con lo stesso rispetto che ha ispirato il giudizio politico appena dato su Renato Natale diciamo che un 78enne di cui non abbiamo mai registrato una sola dichiarazione contro il clan dei casalesi, contro le scelte criminali di suo nipote Mario Schiavone, figlio della sorella, oggi detenuto al 41 bis, tutto può essere, fuorché l’attore di un’alternativa.
Ma lo diciamo in termini tecnico-lessicali, rispettando il significato preciso di questa parola.
Si è alternativi quando si propone una politica, un progetto differente dalla politica del presente, in corso d’opera.
Ma se l’alternativa a Renato Natale è rappresentata da un modello in cui, pur affermando di non aver nulla a che fare con camorra e camorristi, si elude ogni forma di ragionamento su di loro, cioè si scansa il primo argomento, la principale priorità, che è stata giudiziaria ma è ancora sociale, economica e politica, avremmo, con Enrico Corvino, un Gennaro Goglia 2, un Pasquale Martinelli 2, un Cipriano Cristiano 2.
Vedete? Stiamo cercando di rispettare, in termini di diritti dell’uomo e con una professione di liberalità che solo un liberale osservante come il sottoscritto può professare, il diritto del signor Enrico Corvino, zio di Mario Schiavone, già consigliere comunale ai tempi del sindaco Francesco Schiavone, già candidato alla massima carica nel 2003 contro l’appena citato Goglia, di candidarsi alla massima carica cittadina.
Ma il rigore della liberalità non può arrivare fino al punto di ignorare giornalisticamente, tradendo così il dovere della professione, un fatto a nostro avviso rilevante: tra le diverse felicitazioni che hanno fatto da contrappunto all’ufficializzazione della candidatura di Enrico Corvino, spicca sicuramente quella di Clelia Nappa.
Ecco perché abbiamo scritto prima che Mark Zuckerberg ha vinto la terza guerra mondiale.
Dopo Giuseppina Nappa, moglie di Francesco Schiavone Sandokan, e madre del neo pentito Nicola Schiavone, è la volta della sorella della consorte del capo dei capi a far irruzione nel social più importante del mondo.
Clelia Nappa ne rispetta tutti i canoni conformi al senso comune della residenzialità su Facebook: occhiale fashion, viso sorridente e alle spalle la foto di un bambino, riferimento ad un passato proprio e della propria famiglia.
Finanche spiritosa e ironica quando scrive di vivere a Freeport, nelle Bahamas. Va da sé che Clelia Nappa, cognata di Sandokan, zia di Nicola Schiavone, faccia quello che in tanti fanno su Facebook, cioè l’endorsement politico.
Dito in su e consenso evidente alla candidatura a sindaco del suo zio acquisito.
Perché, dimenticavamo, Clelia Nappa è anche la moglie di Mario Schiavone, detenuto al 41 bis.
Ma nell’epoca della socializzazione globale cosa volete che conti tutto ciò? La legge di Mark Zuckerberg potrebbe aver neutralizzato, accogliendo questa umanità nel proprio sistema, la storia di un passato, nemmeno tanto remoto, di sangue e disonestà.