CASAL DI PRINCIPE. Lamborghini, Ferrari, Rolex, fuochi e l’amicizia con Secondigliano. Emilio Martinelli e Nicola De Falco se la spassano, ma il pentito li accusa come ha fatto con il figlio di Peppinotto

24 Luglio 2020 - 13:40

La città è piena di droga, le foto della “fantasmagorica” festa di compleanno del figlio di “Enricuccio” Martinelli, certifica la grande amicizia con gli esponenti dei Vanella-Grassi

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Se scriviamo che a Casal di Principe oggi, girano Lamborghini e Ferrari, come mai è successo in passato, come mai hanno scelto di fare i vecchi boss, esageriamo o diciamo la verità? Sapete cosa vi diciamo? Che sbagliamo per difetto perchè il tenore di vita di alcuni giovanotti di Casal di Principe è degno di quello di uno sceicco: fuoriserie, spa, capi griffati. In questo caso, però, la cosa non può essere liquidata dicendo che esponendosi in questa maniera, i giovanotti in questione rischiano di bruciarsi.

L’ostentazione, infatti, oltre a gratificarli anche grazie all’amplificazione che le nuove tecnologie social consente, è utile come esca che attira altri giovani di Casale e dintorni. Attira nel senso che siccome lì sanno tutto di tutti, il 18enne, il 19enne, il 20enne, quando vede quella roba lì in mezzo alla strada, quando vede nei social certe immagini che di per sè sono lecite, perchè, pensa sempre il giovane che guarda, altrimenti non le metterebbero nei social: ma come sono diventati già milionari questi qua? Non è che oggi a Casale si fanno i soldi ancora più velocemente di quanto non succedesse ai tempi dei super boss, i quali, non avendo scelto per definizione, di far diventare il loro paese un luogo dello spaccio, si muovevano su altri terreni più complicati e soprattutto più bisognevoli di una intelligenza criminale.

Insomma, quando i giovanotti postano certe immagini su facebook, vogliono comunicare ai loro coetanei: “studiate, voi perdete tempo sui libri o a fare lavori onesti. Noi, a 30 anni, abbiamo già fatto tutto e ce la spassiamo lavorando poco e, a nostro modo, bene“. Insomma, nessuna banalizzazione del fenomeno, perchè questo sociologicamente ha un senso che stravolge l’antica impalcatura delle attività criminali di questo territorio, rovescia lo schema definito dai boss “di una volta” e promette facili guadagni a chi si mette a disposizione e dà una mano ad allargare il mercato del traffico e dello spaccio di stupefacenti.

Oggi a Casal di Principe, si spaccia come si spaccia a Caserta, come si spaccia a Maddaloni, come si spaccia a Santa Maria Capua Vetere, cioè in piazze la cui criminalità, magari anche connessa al clan dei casalesi, ha tradizionalmente costruito il suo business sul mercato della droga.

Quando la collega Marilena Natale mostra una foto in cui vengono immortalati i volti di Emilio Martinelli, figlio del super killer ergastolano Enrico Martinelli e di Nicola De Falco, il cui cognome racconta tutto e declina la prima fase della storia sanguinosa del clan dei casalesi, quando si vedono le foto di questi due giovani, peraltro imparentati strettamente, essendo cugini diretti per parte di madre, qualche pensiero ti assale. Questo succede perchè nelle foto pubblicate tranquillamente su facebook, fanno anche capolino facce di “nobilgiovani” napoletani delle “autorevoli” famiglie Marino, Cafasso, Vanella-Grassi che rappresentano una novità non da poco dato che, al di la di qualche episodio sporadico, con Secondigliano e tutto quello che sono Secondigliano e Scampia, in termini di cartello del narcotraffico tra i più temibili del mondo, non si è mai incrociato strutturalmente con Casal di Principe.

Possiamo dire, al riguardo, andando un pò a memoria, in una delle tantissime ordinanze che abbiamo commentato negli ultimi anni, che alcuni approvvigionamenti stabili in questi quartieri di Napoli nord li hanno fatti ad esempio certi maddalonesi, perchè anche gli esponenti dei Belforte e dei Piccolo-Quaqquaroni sono andati a Napoli a prendere la droga, ma in altre zone della città.

E’ giusto premettere che Emilio Martinelli e Nicola De Falco sono, allo stato delle cose, dei non colpevoli. E’ giusto dirlo forte e chiaro, perchè questo poi rappresenta la doverosa premessa per avere il pieno diritto morale e professionale di andare a registrare stralci inquietanti di recenti provvedimenti giudiziari che coinvolgono pesantemente Emilio Martinelli, già arrestato e con una già solida militanza carceraria, e Nicola De Falco, anche lui raggiunto da provvedimenti giudiziari e, dentro a procedimenti che poi si vedrà come andranno a finire, sperando, perchè la galera non si deve augurare mai a nessuno, di non ripercorrere i passi di suo fratello Salvatore De Falco che, invece, le celle patrie le ha conosciute e oggi a quanto ci risulta, si trova ai domiciliari.

L’ordinanza dei 17 arresti che ha colpito un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti e imperniata sulla figura di un altro “rampollo eccellente” del clan dei casalesi, cioè su Francesco Caterino, figlio del boss sanciprianese Giuseppe Caterino detto “Peppinotto”, uno dei fondatori, insieme a “Marione” Iovine, del clan dei casalesi, offre degli spunti che riportano direttamente alle presunte attività di Emilio Martinelli e Nicola De Falco.

Al riguardo, il 2 novembre, il 17 novembre 2016, il 21 settembre 2017 parla il collaboratore di giustizia Salvatore Orabona, che chi è abituato a leggere il nostro giornale sa bene che da noi è considerato un pentito interessante, credibile perchè a differenza di tanti altri collaboratori di giustizia, è uno che si sofferma molto sui dettagli e dunque accetta, evidentemente ritenendo di non rischiare di essere considerato un mentitore, la sfida del riscontro.

Ciò perchè se un pentito ti racconta un fatto, affrontandolo in linea generale o comunicandolo de relato oppure de relato del de relato, è un discorso; se invece il collaboratore di giustizia ti indica la data, l’ora, il luogo, i partecipanti ad una riunione, così come ha fatto Salvatore Orabona in tanti interrogatori, comparsi in tante ordinanze, a partire da quella che ha coinvolto il cantante neomelodico Pino Cantone figlio di Raffaele Cantone ‘o malapelle e Ivanhoe Schiavone, quest’ultimo però solo come indagato a piede libero, allora quel pentito non teme di essere smentito.

Si mette in gioco perchè sa bene che un racconto dettagliato si offre alla possibilità di riscontri ugualmente doviziosi. Spiegati ancora una volta i motivi per cui abbiamo sempre considerato molto seriamente le dichiarazioni di Salvatore Orabona, veniamo a ciò che questo pentito dichiara su Emilio Martinelli e Nicola De Falco, reduci, come detto, da una scintillante, lussuosissima, anche se un pò cafonal (ovviamente i fuochi d’artificio non mancano) in verità, costosissima festa di compleanno svoltasi a Villa Taurinus dove tra Ferrari, Lamborghini e Rolex sembrava di stare a un party organizzato nella modesta dimora di Scarface.

Parlando del figlio di Peppinotto, l’Orabona dice che questi “ricopre un ruolo verticistico nel clan dei casalesi, fazione Schiavone, insieme ad altri sodali come De Falco Nicola e Martinelli Emilio.” In poche parole, le dichiarazioni di Orabona sono state considerate utili dal gip che ha firmato l’ordinanza di arresto per Francesco Caterino. Evidentemente questa sorta di triumvirato dei “figli d’arte” non ha trovato ancora pieno riscontro, altrimenti non sarebbe stato coinvolto nell’ultima ordinanza, il solo figlio di Peppinotto.

2 novembre 2016: ancora Orabona: “Nei comuni di Frignano, Casal di Principe e San Cipriano, vi sono come capizona Ernesto De Luca, Corrado De Luca, Caterino Francesco figlio di Peppinotto, Martinelli Emilio e De Falco Nicola detto o fuggiasco.” Attenzione, Orabona utilizza lo storico soprannome del “capofamiglia” Vincenzo De Falco proprio a sottolineare un’appartenenza che pesa.

Ricapitoliamo: Ernesto e Corrado De Luca che sono un pò più anziani, che appartengono ad una generazione precedente, erano, nel 2016, secondo Orabona, ancora attivi su San Cipriano e Frignano avendo ereditato anche i lasciti di Antonio Iovine ‘o ninno a cui sono stati sempre fedeli. Ma l’assetto complessivo delle strutture apicali del clan comprenderebbe, secondo il pentito, anche Emilio Martinelli e Nicola De Falco. Corrado De Luca è in carcere, Francesco Caterino è fresco arrestato. Secondo la prospettazione di Salvatore Orabona ci sarebbero, a piede libero, due capi clan, cioè Nicola De Falco ed Emilio Martinelli.

Va sottolineato che alla fine di questa dichiarazione, ci sono una serie di omissis che potrebbero rappresentare delle ulteriori specificazioni, fatte dal pentito, sull’attività di queste persone che lui considerava vertici del clan.

Il 17 novembre 2016 Orabona dichiara ancora: “Massimino, un cittadino algerino (al secolo Kerouani Nassim), si occupava dello spaccio di droga per conto di Francesco Caterino (arrestato) e di De Falco Nicola (libero) in San Marcellino, Trentola e paesi limitrofi. La droga veniva fornita dal gruppo di albanesi da alcuni napoletani che operavano nella Vanella-Grassi.

A questo punto, un contributo lo diamo anche noi, integrandolo con quello di Salvatore Orabona. Nell’ordinanza già citata imperniata sulla figura di Pino Cantone, molto ci sorprese e molto ci appassionò una vicenda particolarissima, che la raccontava lunga su quanto fosse già radicata nella testa di queste persone la filosofia della ricchezza ostentata, della manifestazione di azioni consentite solamente a chi possiede il vero soldo in tasca: Nicola De Falco si recò a Los Angeles, con tutto il rispetto, non a Calvizzano, ma a Los Angeles per concordare l’acquisto di cani di razza. De Falco era accompagnato da Amine Nassim, fratello, manco a dirlo, di Massimino al secolo Kerouani Nassim.

Questo racconto era declinato dallo stesso Salvatore Orabona il quale ci fa capire dunque che l’ordinanza sul figlio di Peppinotto è una continuazione di quella imperniata su Pino Cantone figlio di malapelle. Ovviamente, la trama illustrata dal pentito non si ferma a Pino Cantone e a Francesco Caterino. Bisognerà capire adesso se l’ultimo segmento della storia, quello che è scritto attraverso le accuse che Orabona formula anche nei confronti di Emilio Martinelli e Nicola De Falco ‘o fuggiasco, producano lo stesso effetto che hanno prodotto le dichiarazioni che lo stesso pentito ha formulato, designando un unico contesto criminale, sui citati Pino “Malapelle” Cantone e Francesco “Peppinotto” Caterino.

E per il momento ci fermiamo qui.