CASERTA. Biblioteca diocesana chiusa. Lettera aperta di Sergio Tanzarella al vescovo D’Alise

15 Novembre 2019 - 17:02

CASERTA (pasman) – L’involuzione sociale e civile di Caserta sono di una profondità e di una evidenza tali che non ci servirebbe addurre nessun altro episodio, rispetto ai tanti e quotidiani che si verificano e che il nostro giornale va denunciando, per ribadirne la portata. D’altro canto, vi saremmo esonerati anche dalle varie graduatorie socioeconomiche nazionali che, ogni volta, rilegano la città capoluogo agli ultimi posti. Siamo nel caso, cioè, della classica prova provata. Tuttavia vogliamo portare a conoscenza i nostri lettori della nuova vicenda che ci accingiamo a raccontare, in quanto di valore particolare, per la rilevanza dei fatti in ballo, per la qualità di chi la svela, e per il contenuto più che paradigmatico di essa.

E dunque, nei giorni scorsi, il professore Sergio Tanzarella ha indirizzato una lettera aperta al vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D’Alise, per evidenziare una serie di anomalie che stanno riguardando la biblioteca diocesana. Per vero, lo scritto è stato ripreso da alcuni organi di informazione cittadini, ma venendo ampiamente amputato o minimizzato nel suo contenuto. Al contrario, per la rilevanza che crediamo esso abbia ed a cui accennavamo, noi ne pubblichiamo – qui, in basso – integralmente il testo, perché senza manipolazioni e intermediazioni i nostri lettori possano valutarlo con cognizione di causa. Anche perché a noi è apparso un documento che, ribadiamo, trascende il caso specifico in sé considerato, riguardando l’intera città.

Intanto, pensiamo che Sergio Tanzarella non abbia bisogno di presentazioni, almeno per quelli che credono, per dire, che le tante sagre amene, del vino, della mozzarella, della birra, del cioccolato, dei prodotti del territorio, che palazzo Castropignano propina e patrocina, non abbiano nulla di autenticamente culturale, mentre la biblioteca civica manca persino di un’emeroteca ed arranca in continui disservizi.

Nella foto, il Santo Padre  Bergoglio si sofferma con Sergio Tanzarella al termine della relazione svolta dal cattedratico in occasione del convegno napoletano “La teologia dopo ‘Veritatis gaudium’ nel contesto del Mediterraneo“.

Tra i più lucidi ed impegnati intellettuali della città, con una proficua esperienza parlamentare, prestigioso saggista, ordinario di storia della chiesa nella pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale di Napoli ed in quella Gregoriana di Roma, dei suoi ultimi impegni ricordiamo  la relazione svolta a Napoli lo scorso 21 giugno alla presenza del Santo Padre Papa Bergoglio in occasione della conferenza sul tema “La teologia dopo ‘Veritatis gaudium’ nel contesto del Mediterraneo” e le sue recenti prese di posizione senza remore, in qualità di promotore del comitato Macrico verde, contro lo sciagurato progetto comunale di insediare una scuola in quell’area.

Ebbene, se uno come lui, e non uno senza né arte né parte a cui il nuovo corso politico ci ha abituati, dice le cose che dice, è dovere di chi ha a cuore le sorti della comunità di interrogarsi per agire, per provare a  fare qualcosa.

Abbiamo detto più del dovuto e lasciamo quindi spazio alla missiva di Tanzarella, non senza prima associarci alle sue parole, per sottoscriverle in  particolare quando definisce Caserta città disastrata, la quale non fece nulla per impedire che un’istituzione culturale di primo piano ed essenziale per il capoluogo, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, fosse trasferito dalla città e che nulla pare stia facendo per scongiurare il vulnus che ora minaccia la biblioteca diocesana.

E’ doveroso dire che il vescovo D’Alise ha risposto a Tanzarella, non direttamente, ma tramite un’intervista data ad un quotidiano online locale, della quale riportiamo ugualmente il testo. Dal confronto dei due punti di vista ognuno si potrà fare un’idea. In coscienza, per quanto ci riguarda, dobbiamo dire che non comprendiamo le ragioni per le quali alla sua prima lettera personale il professore Tanzarella non abbia ricevuto una risposta, almeno solo di cortesia, tanto da doverne inviare una seconda a carattere pubblico.  Nè peraltro, se abbiamo ben capito, a seguito della prima missiva a carattere riservato  si è ritenuto di interpellarlo, come forse sarebbe stato opportuno in considerazione  del ruolo di attivo promotore ed animatore della biblioteca da egli svolto,   della quale ha evidentemente, fortemente e a ben ragione a cuore le sorti.

Azzardiamo a questo punto l’ipotesi che  Tanzarella non scenderà in ulteriori polemiche, in attesa dei fatti che, allo stato, dovrebbero consistere nell’apertura della biblioteca a breve, come annunciato, anche se con modalità ridotte.

Staremo a vedere.  Qui chiudiamo, non prima, però, di aver svolto tre ultime riflessioni di fondo:

La prima: speriamo che, per il bene della città, l’appello del vescovo all’impegno dei privati verso la biblioteca venga accolto generosamente.

La seconda: in verità il professore Tanzarella ha parlato di un atteggiamento proprietario che riscontrerebbe  nella gestione della biblioteca, che allora deve essere rivisto alla luce delle sue condivisibili  osservazioni sulla appartenenza morale di essa “a tutti”.

La terza ed ultima, riguarda il comune di Caserta, che, anche in questa vicenda,  si conferma il grande e colpevolissimo assente in tutte le questioni autenticamente culturali che riguardano la città, perso dietro manifestazioni e  intrattenimenti strapaesani.

Questo il testo della lettera aperta di Sergio Tanzarella

Gentilissimo vescovo D’Alise,

come ben sa circa 20 giorni fa le inviai una lettera in cui le chiedevo notizie della mancata riapertura della Biblioteca diocesana chiusa ormai dal mese di luglio e le segnalavo il grande disagio che ciò procurava a me e a molti altri. Apprendo ora che circola la notizia a mezzo stampa che la Biblioteca riaprirà il 2 dicembre. Dal momento che lei non ha ritenuto opportuno rispondere alla mia garbatissima lettera, mi vedo costretto, mio malgrado, a scriverne un’altra, ma pubblica e puntuale su alcune questioni dirimenti. Innanzitutto considero molto grave tenere chiusa una Biblioteca per mesi senza dare una spiegazione e lasciarci in attesa senza notizie. E anche questa annunciata ulteriore attesa di un altro mese mi appare una dilazione incomprensibile e immotivata. Tuttavia ciò che è necessario chiarire è come si intende procedere. La Biblioteca sarà aperta tutti i gironi dal mattino fino a sera come era prima del suo arrivo o si ridurrà ai tre pomeriggi scarsi dell’ultimo anno? E per la nuova tornata di abbonamenti 2020 alle tante riviste in catalogo sono previsti i necessari finanziamenti? E ugualmente sono previsti finanziamenti per le nuove acquisizioni? La Biblioteca è un essere vivo, non un polveroso museo e ha bisogno di continui aggiornamenti. Il suo funzionamento dovrebbe essere una delle priorità assolute di una diocesi. Per anni essa ha rappresentato in questa disastrata città quasi l’unico faro di cultura e di servizio alla cultura, che poi è servizio agli esseri umani, una autentica opera di misericordia e di carità. Poiché è proprio la promozione della cultura ad essere propedeutica alla stessa evangelizzazione. A Caserta tantissimi erano i giovani che la frequentavano e che vi si incontravano rendendo il palazzo della Curia un luogo finalmente vivo ed umano. Il danno della sua chiusura è stato enorme e incalcolabile. Come ugualmente grave è stato privare, di fatto, Caserta della sala conferenze della stessa Biblioteca. Purtroppo si sta realizzando quanto prospettavo all’epoca della paventata e poi realizzata chiusura dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose: la Biblioteca ne avrebbe ricevuto conseguenze negative. Negative quanto ne ha subito la stessa città capoluogo. Dal momento che ritengo di aver contribuito, e non poco, allo sviluppo del patrimonio librario con donazioni di centinaia di libri e recupero completo di riviste per decine di annate, come del resto hanno fatto molti altri condiocesani e concittadini donando generosamente le loro biblioteche personali, vorrei conoscere come si prevede di farla funzionare perché questo aspetto non è marginale ma sostanziale. I nostri libri non possono rimanere ostaggio di chi li ha in custodia. La Biblioteca e il suo patrimonio appartengono a tutti noi e tutti siamo coinvolti nella sua sorte e nel suo futuro. Spero di sbagliarmi ma ho la sensazione che qualcuno possa considerare la Biblioteca e gli ambienti di Curia, come proprietà personale imponendo divieti e sbarrando porte. Essi, invece, appartengono a tutti noi come Chiesa della diocesi di Caserta e tutti ne siamo a vario titolo custodi. Ma lei tutto questo lo sa certo bene, forse sarebbe il caso di rammentarlo a qualcuno che ancora dice “è casa mia” rivendicando formali titoli di proprietà, mentre dovrebbe dire “è casa nostra”, nessuno escluso, perché la Chiesa è casa nostra, e lo è particolarmente per quelli che nemmeno lo sanno. Si tratta di ecclesiologie inconciliabili, ma la prima è rimasta indietro di alcuni secoli, ferma a quel clericalismo assoluto e formale che antepone: il diritto al Vangelo; i costumi, le diplomazie, le carriere e le mondanità del passato, e purtroppo ancora del presente, alia forza liberatrice dello Spirito.

Ricordiamoci a vicenda nella preghiera.

Caserta, 2 novembre 2019

Le dichiarazioni del vescovo D’Alise nell’intervista al giornale on line CasertaNews del 9 novembre

“…In Curia a Caserta abbiamo avuto fino a giugno di quest’anno l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘San Pietro’, collegato alla Facoltà di teologia di Napoli.  Come noto la Santa Sede e precisamente la Congregazione per l’educazione cattolica che fa capo ad essa sono entrate da più di 8 anni nel processo di riforma internazionale dei sistemi di istruzione superiore dell’Unione Europea, il cosiddetto processo di Bologna, per cui le lauree e i diplomi che rilasciamo nei nostri istituti possono essere spesi in tutta Europa. Dal momento in cui però abbiamo ottenuto questo beneficio, la Chiesa ha dovuto dare delle garanzie sullo studio. Per cui abbiamo chiuso gli istituti religiosi presenti nelle 6 diocesi della provincia di Caserta e li abbiamo accorpati in un unico istituto che attualmente ha sede a Capua, ovvero l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano ‘Ss. Apostoli Pietro e Paolo’. Abbiamo dovuto dunque ripensare come, anche da un punto di vista economico, poter far ripartire la Biblioteca diocesana di Caserta, dopo la chiusura dell’istituto e abbiamo dovuto fare i conti con risorse che sono venute a mancare. Inoltre bisogna tener presente che negli ultimi mesi sono venute a malapena una decina di persone all’interno della struttura. Nel frattempo, insieme ad altre 14 diocesi, abbiamo prelevato il Seminario San Luigi in Posillipo per la formazione dei nostri sacerdoti. Non ho chiuso dunque nessuna biblioteca. Dobbiamo solo ristrutturarla da un punto di vista di risorse umane e finanziarie ed è per questo che abbiamo preso un po’ di tempo. Mi sto impegnando perché la nostra biblioteca possa diventare un motore propellente per quanto riguarda l’aspetto culturale in città. Tuttavia pensiamo di aver risolto il problema.  Il 2 dicembre di quest’anno infatti la biblioteca sarà riaperta tutti i pomeriggi dal lunedì al giovedì. Con l’aiuto economico da parte dei cittadini o dei privati, potremo far diventare l’ex istituto e la biblioteca diocesana un centro culturale della città. Questo è un augurio che ovviamente dipende dalla disponibilità delle persone”.