CASERTA. BIODIGESTORE. Rischiano il danno erariale, ma Biondi e Marino non si arrendono. Vogliono altri 100 mila euro dalla regione per l’ennesimo incarico esterno

5 Maggio 2022 - 14:27

Nella missiva firmata dal dirigente di palazzo Castropignano (la potrete leggere in calce all’articolo), l’ente capoluogo lamento il congelamento della linea di pagamento dopo la revoca del finanziamento. Questa, infatti, avrebbe provocato l’impossibilità di rispondere al quesito relativamente alle indagini acustiche ed ambientali che lo Staff della regione per le valutazioni e autorizzazioni ambientali ha inviato oltre due mesi fa al comune nel listone delle 61 osservazioni

CASERTA – In pratica, sarebbe colpa della regione. Questo emerge della nota firmata dall’ingegnere capo del comune di Caserta Franco Biondi e spedita nella giornata di ieri, 4 maggio, alla struttura per la regione Campania per lo smaltimento dei rifiuti stoccati in balle e allo Staff per le valutazioni e autorizzazioni ambientali.

Ora, un piccolo contesto iniziale. Sul progetto presentato dal comune di Caserta per il biodigestore di Ponteselice, il citato staff VIA ha richiesto ben 61 integrazioni. Una situazione che ha reso quasi impossibile portare avanti nei tempi previsti dalla legge il progetto dell’impianto finanziato dalla regione Campania.

Infatti, il 20 aprile scorso, la dirigenta della struttura di Missione per lo smaltimento dei rifiuti stoccati in balle, Lucia Pagnozzi, ha decretato la revoca del finanziamento stabilendo, a 30 giorni dalla notifica dell’atto, che il comune di Caserta dovrà restituire la somma di 2 milioni e 649 mila euro.

La revoca del finanziamento è saltata ma, come spiegato anche dal sindaco Carlo Marino, il progetto non è stato ancora cancellato. Infatti, c’è la possibilità che venga ripresentato per un finanziamento successivo, relativa al periodo 2021-2027.

Per far sì che resti ancora in vita il biodigestore, è necessario che il comune risponda però alle 61 integrazioni richieste dallo staff VIA della Campania, come abbiamo spiegato in un articolo di meno di 24 ore fa, nel quale facevamo riferimento alla possibilità di danno erariale compiuto dal sindaco Carlo Marino dal dirigente Franco Biondi.

La lettera di ieri vergata da palazzo Castropignano, però, prova un po’ a cambiare le carte in tavola.

Il comune di Caserta, infatti, ritiene di non poter espletare quei chiarimenti richiesti perché il finanziamento è stato revocato e quindi di soldi non ce ne sono più. Nella missiva fa riferimento alla necessità dell’esecuzione delle indagini ambientali ed acustiche, le quali prevedrebbero una spesa di circa 100 mila euro.

Si tratta, però, di un qualcosa che già è stato messo a bilancio (cioè sulla spesa legata al finanziamento regionale per il Biodigestore) dal comune di Caserta il 19 aprile 2022, quando sempre il dirigente Biondi ha firmato una determina con cui si procedeva a cercare un esperto al quale affidare queste indagini ambientali ed acustiche relative all’impianto di compostaggio con recupero di biometano da 40 mila tonnellate l’anno. Tra l’altro, l’atto prevede una spesa di 67 mila euro, ma il comune scrive che ne servono 100 mila. Evidentemente, Biondi arrotonda per eccesso. 33 mila euro in più o meno cosa fanno?

Non volendo neanche entrare nel discorso tecnico relativamente al fatto che un’analisi così importante, come quella acustica ed ambientale per quanto riguarda un mega impianto di rifiuti doveva necessariamente essere fatta molti mesi fa, doveva essere già presente nel progetto presentato alla regione, ci sembra altamente improbabile che a 7 giorni dal termine in cui comune di Caserta dovrà rispondere a tutte le 61 osservazioni presentate dallo staff VIA della regione – l’undici maggio -, Biondi e Marino riescano a nominare un esperto, dargli il carteggio necessario allo studio e che questo professionista riesca a fare il suo lavoro e consegnare i risultati all’ente nel giro di una settimana scarsa.

Ma per Biondi e Marino il problema è che è stata congelata la linea di pagamento per eseguire questo studio, il problema non è mica aver gestito malissimo un’idea già di per sé non propriamente geniale (per usare un eufemismo), nonostante i 5 anni passato dal momento in cui il comune ha ricevuto l’ammissione al finanziamento.

E allora questi 100 mila euro a chi servono? L’impressione che si voglia più che altro provare a gratificare il soggetto privato, quel professionista che dovrà rispondere all’offerta di lavoro, riuscendo a spremere fino all’ultima goccia la mammella del finanziamento regionale per il bene ultimo di una politica clientelare, ormai marchio di fabbrica di questa città e di questa provincia.

Non si tratta di voler pensare a male, ma proprio non riusciamo a possa essere il beneficio per l’amministrazione pubblica e per il bon prosieguo del progetto ricevere un’ulteriore somma affinché venga affidato un incarico che inevitabilmente, considerati i tempi stringenti della procedura, non potrà portare a nessun risultato.

In tutta questa storia, poi, vediamo dei rischi anche per la dirigenza della regione Campania. Infatti, come detto, il comune dovrà inesorabilmente riconsegnare gli oltre 2 milioni di euro alla regione. Partendo dal presupposto che questi soldi nelle casse comunali non ci sono, il consiglio comunale dovrà votare una delibera che istituisca un debito fuori bilancio, una atto ufficiale che sarà notificato obbligatoriamente alla corte dei Conti, che avrà il compito di constatare se siano questa obbligazione sia nata a causa di un danno erariale compiuto dagli amministratori. E parliamo di una circostanza possibile, non certa, ma non improbabile, anzi.

Quindi, se l’amministrazione di Palazzo santa Lucia dovesse accordare questo ulteriore tranche da 100 mila euro al comune di Caserta, non è difficile immaginare che il dirigente firmatario possa coinvolto nella procedura del tribunale regionale dei conti.

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