CASERTA. L’aggressione e il pestaggio a Raffaele Capone, figlio del boss. Nel capoluogo c’è un gruppo criminale di giovanissimi che vuol controllare i traffici illegali

28 Agosto 2018 - 13:17

CASERTA – Poco più di un mese fa abbiamo riportato la notizia dell’aggressione subita, nel rione Santa Rosalia, da Raffaele Capone, figlio del ras Giovanni Capone, recluso da anni per il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico, e di Maria Piccirillo, anch’essa reclusa ai domiciliari.

Un’aggressione pianificata, organizzata.

Ma questa modalità non ci permise, comunque, al tempo, di formulare alcuna ipotesi sulla matrice dell’episodio.

Oggi possiamo dire che esiste un’indagine finalizzata a mettere a fuoco l’attività di un gruppo di giovanissimi che hanno creato una sorta di piccolo clan e che potrebbero avere a che fare con l’aggressione a Raffaele Capone. un gesto pensato e realizzato come un atto di forza rispetto alle famiglie storiche che hanno governato i traffici illeciti nei quartieri popolari della città capoluogo.

Come capita sovente, di questi tempi, la nascita di gruppi criminali coinvolge giovanissimi i quali, facendo uso di stupefacenti e di super alcolici, si muovono più come branco che come gruppo malavitoso che aspira a diventare qualcosa avente a che fare con la riproposizione della camorra.

La novità, comunque, c’è: quell’aggressione non è stata frutto di una reazione emotiva, nè si è configurata come fatto estemporaneo. Esiste quella che per il momento è una banda che prova a muoversi in maniera coordinata.

E questo significa che non si tratta di cani sciolti.