CASERTA. L’avvocato Di Majo si autodenuncia e si dimette dal collegio del comune. Domanda: ma la direttrice amministrativa del tribunale che ci fa in questo organismo?

16 Giugno 2023 - 17:46

Il legale e costituzionalista (ci tiene a specificarlo) ci ha messo quattro mesi dall’istituzione del collegio su referendum per notare l’incongruenza con il regolamento per l’elezione

CASERTA (g.g.) – L’organismo non è solo inutile, ma addirittura surreale. Pensare, infatti, che Caserta, con tutti i problemi che ha – e non per dire – una città completamente devastata, senza manutenzione, distrutta dalle buche, una circolazione veicolare selvaggia e un’anarchia che si manifesta e si configura in ogni dove, senza che un vigile urbano compaia tramite quella specie di sagome di cartone virtuale che appaiono nei programmi tv, debba concentrarsi su un problema e una polemica riguardanti quello che viene definito come “collegio dei garanti per l’ammissibilità dei referendum comunali” – garanti di che cosa, poi, se a Caserta non c’è mai stato un referendum a memoria d’uomo – significa attestare il marchio di un posto che, per l’appunto, si chiama Caserta, in cui anche la stampa preferisce dedicarsi al nulla, sapendo bene che notizie simili non interessano a nessuno.

E allora, qualcuno potrebbe chiederci per quale motivo pubblichiamo la notizia che l’avvocato Luca Di Majo, non carente di autostima, dato che si definisce costituzionalista) si è dimesso dal collegio formato da altri due componenti, Gianmarco

Carozza, avvocato, e Daniela Rossetti, direttore amministrativo del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere?

La pubblichiamo per due motivi.

Il primo: l’avvocato Di Majo si è in pratica autodenunciato nel momento in cui afferma, motivando la sua decisione di essere stato eletto, parimenti agli altri componenti del collegio, in violazione all’articolo 5, comma 1, del regolamento specifico. Ora, già abbiamo compiuto uno sforzo a pubblicare una notizia simile, non chiedeteci pure di cercare il regolamento. Una parola che a Caserta vale come il due di coppe con briscola a bastoni.

Benedetto avvocato Di Majo, ma lei immagina cosa succede da anni e anni nell’Ufficio Tecnico del comune di Caserta? E in quello dei Servizi Sociali? E in quello che si occupa dei rifiuti cittadini?

Mo’ lei se ne viene e ci dice nientepopodimeno che la sua elezione è viziata dall’articolo 5 del regolamento che – probabilmente – solo lei ha letto al mondo perché pure colui che lo compilò, come buon uso al comune di Caserta, attuò un copia-e-incolla integrale, prendendolo pari pari da quello di un altro comune.

E poi, benedetto avvocato, lei se ne viene oggi, in realtà ieri, 15 giugno, con questa storia quando la sua elezione risale all’inizio di febbraio, ovvero 4 mesi fa. Ma come? Un giurista e costituzionalista come lei ha accettato un incarico al buio, senza leggere il regolamento? A dire il vero e facendo ancora penitenza nella lettura dello scritto dell’avvocato Di Majo si apprende che in realtà lui era a conoscenza sin da subito del problema, tanto è vero che ne avrebbe parlato una riunione informale, poiché non convocata dal sindaco, nella quale si sarebbe astenuto dalla votazione per la presidente Rossetti. Vabbé, valli a capire questi avvocati.

Il secondo motivo per cui abbiamo scritto della notizia riguardante la presenza della dottoressa Daniela Rossetti, presidente del collegio, nonché direttrice amministrativa del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Che poi, ci verrebbe da chiederci, che ci fa la direttrice amministrativa del tribunale che come tale presiede un organo di controllo in un comune il cui sindaco è imputato in udienza preliminare per il reato di turbativa d’asta legato alla nota vicenda dei rifiuti?

Alla grande, insomma. La direttrice amministrativa del tribunale di Santa Maria Capua Vetere viene eletta secondo l’avvocato e costituzionalista Di Majo in un organismo di controllo in violazione ad un regolamento. Che sarà anche uno strumento non proprio fondamentale per la tenuta dell’ordinamento giuridico nazionale, ma che è pur sempre certificato quale fonte del diritto, cioè quale fonte di un sistema di regole la cui violazione determina comunque l’attivazione di un procedimento seppur minimo quantomeno da parte della giurisdizione amministrativa.

Vabbè, il cazzeggio è durato anche troppo e vi salutiamo. Alla prossima puntata.