CASERTA. Polemiche sulla tazza di Starbucks, ma nessuno si cura dello sconquasso della città

31 Luglio 2024 - 15:48

La società che sta costruendo in via Sant’Antida sa bene di essere nel pieno centro storico di Caserta, a differenza di Marino e la sua urbanistica

CASERTA (pm) – In questi giorni, in città tiene banco la chiacchiera della tazza di Starbucks su Caserta. Si tratta di un nuovo boccale della collezione che la catena internazionale di caffetteria ha dedicato da tempo ai monumenti dei Paesi in cui opera. Ne esistono, ad esempio, dedicate a Verona come ad Amsterdam ed a molte altre città. Questa di oggi raffigura, dominante, la facciata della Reggia con i ponti della valle di Maddaloni e, in un margine, un pomodoro san Marzano e due mozzarelle molto naif. Appaiono anche i profili di San Leucio, della cappella e del teatro di corte, nonché del duomo di Caserta Vecchia.

E passi che la didascalia di presentazione del manufatto da parte dell’azienda sia piuttosto maccheronico. Il sindaco, sentendosi in dovere di intervenire come non ha creduto di fare con certamente più titolo la stessa dg del museo, Tiziana Maffei, ha esaltato ufficialmente l’iniziativa. Senza un minimo cenno, ovviamente, al fatto che il Comune da lui guidato costituisce più una palla al piede del complesso vanvitelliano che un aiuto. E che, quanto ai due borghi storici, la loro gestione municipale è una iattura.

La tazza di Starbucks

Subito si è scatenata una baraonda di opinioni tra i favorevoli ed i contrari all’enfatica iniziativa di Carlo Marino per le tazze che celebrano Palazzo Reale e testimonianze di Caserta, ma vendute a Napoli alla stazione Garibaldi.

Sono stati interpellati, in pieno luglio, come se fosse una cosa seria e non da strapaese, persino gli intellettuali di buona fama espressi dalla città, dalla quale tuttavia risiedono lontani, per lavoro o per Interessi. Se la sono cavata con qualche battuta general generica ed amen.

Molto di più ci si è accapigliati negli ambienti cittadini, ma nel solito modo delle liti da pollaio. Solo strepiti inconcludenti e niente più.

Così, mentre si questiona per la bagattella della tazza, un silenzio muto, inquietante, grave per lo spirito civico che ne risulta latitare, per il combinato di opportunismo, di furbismo, di affarismo, di relazioni interessate che lascia intendere, regna sulla questione cardinale della città storica che viene abbattuta. Con questa giunta che, se ne può stare certi, proseguirà a far costruire ennesimi condomini nelle strade più antiche al posto dei caseggiati più tipici del passato casertano più remoto. Dopo lo stravolgimento che finora ha consentito al centro, farà di peggio. Professa che la maggior parte delle corti più caratteristiche e le quinte urbane più risalenti, testimonianza della civiltà antica dei nostri predecessori è priva di vincoli che ne tutelino l’integrità e di conseguenza possono andare giù per gli interessi del partito del cemento.

In questa perniciosa e disinibita ottica più niente è al riparo, come già è avvenuto – nello stesso, stessissimo clima di oggi – per gli autentici gioielli architettonici che furono il palazzo Monti o lo stesso palazzo Castropignano. Cose da corte marziale.

La speranza per contenere il disastro ulteriore di quel poco che si è salvato (e qui viene subito in mente piazza Correra, con il suo corteggio di palazzetti storici, che si permette versino in stato di abbandono per poi sostenerne la demolizione perchè pericolosi) sarebbe riposta nella Soprintendenza di viale Douhet in quanto superiore ente di vigilanza del territorio provinciale sulla integrità e la protezione dei suoi beni culturali. Hai voglia.

Nella foto, il Soprintendente delegato ai beni culturali per Caserta e Benevento Mariano Nuzzo. Passerebbe alla storia se, come potrebbe, ponesse immediatamente il vincolo architettonico sul centro storico di Caserta, a cominciare dai caseggiati di piazza Correra. È fin troppo chiaro che il comune, strumentalizzando la disciplina urbanistica e con la mancanza assoluta di controlli seri sulle licenze edilizie che rilascia, farà abbattere tutto.

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Tutto quello che è accaduto a Caserta fino a stravolgerla si è svolto sotto il naso degli impassibili Soprintendenti di turno. Chissà se il recente avvio del procedimento da parte di tali uffici per l’apposizione del vincolo sull’area marcianisana dell’ex fabbrica Olivetti non segni un insperato cambio di passo. Ce lo auguriamo, anche perché gli ampi poteri pubblici e cautelari di cui dispone permetterebbe già da domani di porre in salvaguardia tutto il patrimonio urbanistico di carattere storico della città. Ma finanche il comune, per l’articolo 14 del Codice dei beni culturali, avrebbe il potere di chiedere, quale ente territoriale, la dichiarazione di interesse culturale degli immobili cittadini reputati di valore storico-architettonico o identitario. Ma lì fanno finta di niente, fanno i vaghi, e non pensiamo di doverne spiegare la ragione pensando anche al PUC scomparso in funzione di non si sa di quali convenienze. In questo, forti dall’assenza di una reale opposizione politica che si spenda su questo fronte strategico del governo della città. Come si fa a non pensare a grovigli di interessi, così stando le cose.

Ma torniamo alla tazza della discordia. Mentre si cincischia con tale amenità, nessuno fiata del fatto ben più grave del palazzo d’epoca che, giusto in questi giorni, viene abbattuto in via Sant’Antida, in antico detta strada Corridoio che rimanda al primo ‘800 almeno (qui la notizia). Al suo posto sorgerà Palais Thouret (dalla casata della santa francese Giovanna Antida a cui la strada è intitolata), come avverte la società proprietaria dando notizia del nuovo fabbricato. Alla quale non sfugge, al contrario di Marino e dei suoi assessori, il valore del luogo. Il quale, presumiamo, sarà fatto valere non poco sul prezzo di vendita dei futuri appartamenti. A parte il nome scelto per l’edificio, che per sembrare ricercato finisce per apparire non poco lezioso, sentite come viene presentato l’iniziativa edilizia: “Una nuova costruzione di prestigio è in corso d’opera, in pieno centro storico a Caserta, in via S.Antida”.

Neppure il crollo, durante le operazioni di demolizione in corso, di una porzione dell’edificio avvenuto l’altro ieri (qui la notizia) ha avuto una qualche reazione. L’incidente, già di per sé grave, è stato ancora peggio avendo interessato il limitrofo asilo, poiché parte delle macerie è stata proiettata sui locali della scuola. E si vedrà, dagli accertamenti che non vogliamo credere che non saranno avviati, se i bambini che pare ancora frequentassero l’istituto hanno corso qualche rischio con le loro maestre.

Niente da fare, non se ne parla, non interessa più di tanto. Meglio spettegolare su Starbucks e le sue tazze, anzi le mug, mica siamo buzzurri.

In basso, il comunicato della società di costruzioni Creatio sul complesso edilizio che sta realizzando in via Sant’Antida. Il testo pare suggerire che essa stessa sia incredula che le sia stato consentito di far sorgere un nuovo palazzo in pieno centro storico a Caserta. E precisa, i rendering seguiranno…mah!