CASERTA. Spunta in città un manifesto funebre per un cane deceduto

18 Febbraio 2021 - 12:00

Caserta – (pm) Quando lo si vede per la prima volta, l’affisso funebre che da qualche giorno è comparso sui tabelloni mortuari della città annunciando la scomparsa di Edmondo di tre anni mette una vera e propria angoscia. Come può essere diversamente? Il pensiero corre subito ai bambini della propria famiglia, al dolore dei genitori del piccolo per un decesso che, avvenuto o per malattia o per un tragico incidente, non può che essere stato accompagnato da sofferenze e strazio. E quando si nota la foto di un cane singolarmente riprodotta  sul manifesto, accanto al caro nome – che, alquanto retrò, si immagina perpetui quello di un nonno, secondo la tradizione – istintivamente lo si crede l’omaggio ultimo al bambino scomparso, in quanto empaticamente legato alla bestiola.

Per fortuna ed incredibilmente, niente è come appare. Leggendo meglio l’annuncio, dove campeggiano svenevolezze del tipo “Ora percorrerai boschi odorosi e nessuno potrà farti più del male” e si evoca un utopico Ponte dell’Arcobaleno (che, chissà, sarà una sorta di paradiso terrestre del regno animale, nella mistica della conventicola animalista), si capisce che a morire è stato un cane vero e proprio: giustappunto Edmondo.

Queste le foto del manifesto che annuncia la morte del cane Edmondo affissi in alcuni tabelloni funebri della città ed anche fuori posto forse a temere che non ricevesse il dovuto risalto

 

Qui non vogliamo interrogarci sulle cause di una tale, evidente aberrazione, per quanto sia più che ammissibile  una forte affezione ad un animale. Se c’entrano le pulsioni esibizionistiche  di questa società dell’apparenza e dell’opulenza non sapremmo dire. Sicuramente sono sintomi di una società confusa e dai valori incerti. D’altro canto lo aveva già scritto Jean-Paul Sartre: «Quando amiamo molto gli animali, li amiamo a spese degli uomini». La diffusione così dilagante e quasi ossessiva degli animali domestici può anche essere letta come sintomatologia di un disagio esistenziale propria della popolazione più urbanizzata di città sempre più anonime. L’etologo di fama mondiale Desmond Morris, non a caso, ha sempre messo in guardia dall’antropomorfizzazione degli animali. E difatti la spirale di domesticità e umanizzazione in cui questi sono finiti ci ha abituati ad animali nei passeggini, con cappottini e vestitini grotteschi o che dormono a letto con il padrone, ciò di quanto più contrario alla loro natura e che rasenta la follia.

Vogliamo, piuttosto, chiederci come sia possibile che episodi di questo tipo accadano. Cioè, che una mattina, un nostro caro possa trovarsi ricordato e compianto in un manifesto funebre accanto a quello di un cane. Che ne è del sacro culto dei morti e della pietà per essi ?

Dal lato degli autori di queste abiezioni, la spiegazione è semplice. Ci troviamo nella dinamica sociale dei gruppi di opinione minoritari, dalle tesi del tutto opinabili ma particolarmente accesi, che giungono ad imporre il loro punto di vista alla maggioranza silenziosa. Peraltro in un crescendo rivendicazionistico senza limiti, poiché nella loro indole settaria non conoscono misura. Così, guai a sostenere oggi che i canili comunali, istituzione piuttosto recente, dovrebbero pagarli i cagnisti e non lo stato e che quei soldi pubblici dovrebbero piuttosto essere destinati agli asili e chi voglia assistere i cani lo faccia con i soldi propri e con strutture private. Si passerebbe per bruti, a parte gli insulti e le minacce.

E quale siano i confini di tali prevaricazioni, ancora non si sa. Accanto ai canili pubblici già esistono i gattili, ma non si capisce perché, in questa logica deforme, altre specie di animali non dovrebbero godere delle provvidenze della mano pubblica. I cavalli e gli asini perché dovrebbero essere esclusi? E le anitre ed i teneri conigli? Perché non reclamare, al pari che per il funerale, il matrimonio solenne delle coppie canine o gattili che siano, con tanto di bollo ufficiale? E qual è la ragione perché un animale di compagnia non possa essere sepolto nel cimitero umano assieme con il suo padrone, anziché in uno dei tanti ed ancora distinti cimiteri animale che, per quanto assurdamente, oggi prosperano?

Ma quello che sorprende in questa vicenda grottesca è che tutto ciò avvenga liberamente, in una condizione di anarchia. Non esiste un regolamento di polizia per impedire che il mio parente si trovi accomunato ad un cane nel momento del trapasso o che  si possa scrivere in manifesti pubblici tutto ciò che passa per la testa a chicchessia? E, se non esiste, perché non lo si approva in mantinente? Sarebbe il minimo della civiltà.  O ci dobbiamo rassegnare alla idiozia?

In tema di rapporti della cittadinanza con i cani in particolare, queste le foto dell’iniziativa di un commerciante, evidentemente esasperato

dello sporco che gli animali lasciano, un fenomeno diffusissimo nel capoluogo