CLAN DEI CASALESI, SUPERBONUS 110% ED ECOBONUS. Chiusa la cassaforte (depredata) di Poste Italiane. Ora il grande business (criminale) è la cessione dei crediti per falsi lavori a grandi e note aziende

3 Agosto 2022 - 13:38

Si tratta di denaro che poi verrà utilizzato l’imponibile fiscale nell’ordine complessivo di decine e decine di milioni di euro. Già vi preannunciamo un paio di puntate dedicate a questa storiaccia italiana, in modo da chiarire anche qualche elemento che non siamo ancora riusciti a mettere a fuoco in maniera perfetta

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Abbiamo seriamente l’intenzione di continuare a trattare, elevandone sempre di più il livello in base allo studio e alla ricerca giornalistica, l’argomento di quella che è la truffa più grande, il raggiro mastodontico, supremo subito dallo Stato italiano da quando questo è stato fondato, come monarchia costituzionale il 17 marzo del 1861, ma che viene, come spesso capita nel nostro Paese, minimizzato, ridotto a fenomeno criminale quasi ordinario.

Quei coglioni dei complottisti invece di sparare cazzate sulla morte non avvenuta di Elvis Presley, sul finto sbarco sulla luna, a loro avviso, potrebbero dedicarsi a sviluppare ragionamenti che poi effettivamente portano ad un format antidemocratico, di una democrazia che si autolimita, si autocensura, perché il popolo che, secondo le élites politiche ed economiche, è bue per definizione, non deve sapere tutta la verità.

Come abbiamo scritto nella prima puntata di questa vicenda, anche nelle trasmissioni televisive in onda in questa fase di pre campagna elettorale si parla di 7/8 miliardi di euro persi dallo Stato nell’applicazione dei vari strumenti di facilitazione, di contributo reale alla necessità avvertitissima dagli italiani di ristrutturare, oppure adeguare ai moderni standards di compatibilità ambientale, le proprie case, con quel boquet di possibilità offerte nel pieno della pandemia covid, con il chiaro scopo di stimolare l’economia, la quale, da che mondo è mondo, disegna, scrive Pil anche, anzi, soprattutto grazie a quello che succede nel settore dell’edilizia.

Ma l’Italia è un Paese in cui esiste un’ampia attitudine alla truffa. Non è che in Francia, Germania, negli Stati Uniti non ci siano i truffatori, i furbi, gli approfittatori, i malversatori. Ci sono, rappresentano una piccola percentuale di quelle popolazioni. Il fatto è che da noi ce ne sono il quadruplo, il quintuplo. Con la conseguenza che la nostra resterà una delle nazioni più corrotte del mondo.

Fatta la premessa, veniamo all’argomento che iniziamo a sviscerare oggi, rimandandovi già da ora ad ulteriori approfondimenti che svilupperemo in questa e nelle prossime settimane. Eravamo rimasti alla folle organizzazione del sistema da parte del governo che per mesi, mesi e mesi ha lasciato aperta e incustodita la cassaforte di quello che non a casa una volta si chiamava ministero del Tesoro. Poste Italiane e diverse banche che hanno un solido rapporto con lo Stato, che in passato ne è stato anche proprietario, hanno erogato miliardi e miliardi di euro per finanziare progetti di ristrutturazione complessiva (bonus ristrutturazione), per la sostituzione di infissi, caldaie ecc. (ecobonus), il sismabonus, fino ad arrivare al bonus dei bonus, cioè il superbonus 110%, che riguarda lavori sugli immobili per l’efficienza energetica e il consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici.

Davanti ad un governo di allocchi, soprattutto il Conte II che ha gestito la fase concreta di esecuzione, di reale corresponsione dei fondi, è successo praticamente di tutto. E se volete sapere una cosa, vi diciamo che partendo dall’indagine realizzata dalla compagnia di Frattamaggiore della Guardia di Finanza, capace di smascherare un nucleo – probabilmente limitato – di malaffare, organizzato da un camorrista del clan dei Casalesi, ma eseguito da un vero e proprio pool, da un’equipe di soggetto, ognuno dei quali a recitare la sua parte, riteniamo che solo tra le province di Napoli e Caserta lo Stato ha subito un danno almeno doppio, nell’ordine dei 16/18 miliardi di euro, rispetto alle cifre che girano, a quelle che sono state ammesse dal governo.

Vabbè, invece di rieducare i complottisti, ora voi di CasertaCe vi assimilate a quelli della luna piatta o di Elvis Presley di cui sopra? Che sono questi numeri?

Noi di CasertaCe non sviluppiamo mai un ragionamento, utilizzando un aggettivo che è esattamente il contrario di quello che noi siamo, mai un ragionamento apodittico, mai un ragionamento basato su una verità esistente a priori, su un dogma che è tale proprio perché non deve essere motivato o spiegato. Se la Guardia di Finanza di Frattamaggiore scrive in un comunicato in cui campeggia il simbolo della procura di Aversa-Napoli Nord (CLICCA E LEGGI

), che il gruppetto di cento persone o poco più, di cui 38 persone, ha provocato un danno allo Stato quantificabile in circa 770 milioni di euro, volete che con tutto quello che si è mosso, con tutti i danari iniettati in vena a Poste Italiane, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, qui in Campania, soprattutto tra Napoli e Caserta, ci si sia fermati ai 770 milioni di euro? Al massimo al miliarduccio?

Fidatevi, la cifra dei 16/18 miliardi di euro è anche prudente. Quando poi lo Stato si è accorto che la cassaforte era stata già depredata per buona parte del suo contenuto, l’ha chiusa. Quindi tutti questi progetti falsi e attestati da non meglio precisati ingegneri abilitati (ci sarebbe voluta una commissione Onu per realizzare credibilmente questa certificazione), hanno consentito a falsi beneficiari, proprietari o presunti proprietari di immobili sottoposti a false ristrutturazioni, a falsi interventi, sicuramente falsi e falsamente attestati, di introitare un fiume di danaro. Soldi che per la maggior parte sono finiti in inestricabili rivoli finanziari della Repubblica popolare cinese, inventrice di un sistema che ha sdoganato l’ossimoro marxiano e marxistamettendo insieme a filare d’amore e d’accordo un regime che si definisce ancora comunista con un capitale famelico, aggressivo, vorace. Un’operazione tipica dei regimi autoritari di destra, della destra fascista italiana, in parte tedesca, soprattutto sudamericana.

Una volta i soldi sporchi si mandavano in svizzera o in sperdute isolette oceaniche, cosiddetti paradisi fiscali, ora la Cina è diventato un autentico ricettacolo di tutto, ma proprio di tutto, quindi anche di danaro sporco.

Tante erogazioni brevi manu da parte di Poste Italiane. Una vera e propria pacchia che ha privilegiato, rendendolo pressoché esclusivo il tipo di trasferimento più semplice, più lineare: io faccio i lavori, o meglio, dico di averli fatti, ma non li ho fatti e incasso brevi manu ciò che mi spetta grazie ad uno o più bonus. Dunque finanziamenti pieni, finanziamenti al 110% o anche co-finanziamenti, come nel caso di ecobonus.

Okay, il governo Draghi se n’è accorto e, dopo che la sua dabbenaggine ha inflitto un danno gravissimo al Paese, ha chiuso la cassaforte e le ruberie si sono fermate. Ma quando mai. Esiste un’onda lunga, migliaia e migliaia di procedure di finanziamento già attivate, ma che non hanno fatto in tempo a passare davanti al bancomat da cui uscivano milioni di contanti in regalo. E allora, cosa ci sta a fare il secondo metodo possibile per quantificare e qualificare il vantaggio di questi bonus dello Stato?

Niente più brevi manu, ma semplice e rapida trasformazione dei bonus casa in surrettizi e in realtà illegali bonus fiscali. Nel video che pubblichiamo in calce a questo articolo e che vi invitiamo a guardare poiché è di semplicissima comprensione, viene spiegato il modo con cui si può utilizzare lo strumento della cessione del credito.

Ma si ruba solo al sud? No, si ruba anche al nord. Ma il fatto che potrete leggere CLICCANDO QUI è molto utile a capire la differenza tra Nord e Sud e perché al settentrione è molto più facile smascherare le truffe, rispetto a qui da noi. Nei dintorni di Treviso è nato un consorzio, Casa Zero, che molto ben attrezzato nella comunicazione, ha proposto ai proprietari di casa la realizzazione di lavori senza oneri per chi li commissionava. In poche parole, un’operazione chiavi in mano: progetto, cantiere, ma soprattutto il “mitico” ingegnere, il certificatore di comodo, l’incredibile anello debole di queste procedure che, da un latro prevedevano l’erogazione di decine di miliardi di euro e dall’altro lato consentivano all’ultimo degli scafessi con qualche requisito di ingegneria di essere l’unica autorità in grado di attestare l’effettiva realizzazione delle opere secondo le previsioni del progetto e secondo il piano economico.

A questo consorzio sono arrivate circa 500 richieste, i finanzieri hanno messo a fuoco almeno 230 pratiche rimaste inevase. Cioè, in almeno 230 casi i lavori messi nero su bianco dal contratto firmato dal proprietario dell’immobile e il consorzio Casa Zero non sono stati mai realizzati.

Il problema è che i proprietari hanno anche ceduto al consorzio i crediti derivanti dai singoli finanziamenti dello Stato. Va da sé che questa cessione abbia consentito a Casa Zero di ricevere quattrini grazie ad una documentazione farlocca per lavori mai eseguiti. Ma allora qual è la differenza tra Nord e Sud?

Nel caso di Treviso, quelli del consorzio hanno trovato l’ingegnere infedele e truffatore, ma non sono riusciti o non hanno voluto rischiare di arruolare anche i proprietari di casa, i cittadini. In questo modo, hanno dovuto rischiare di più, aprendo un varco, poi diventato un canyon nel momento in cui decine e decine di proprietari, che ad un anno dalla stipula del contratto non hanno visto muovere pietra nella propria abitazione, si sono rivolti alle autorità, dopo aver evidentemente diffidato in vano il consorzio ad adempiere all’obbligazione sottoscritta. Di qui l’indagine e la scoperta da parte dei denuncianti di aver maturato e ceduto un credito, rappresentato da un finanziamento dello Stato, rispetto a lavori mai ottenuti e falsamente attestati.

Qui da noi, invece, il varco è chiuso o quasi. Visto che quando si tratta di criminalità organizzata, di clan dei Casalesi, parliamo di vere e proprie equipe, di strutture in carne ed ossa, di un reticolo pressoché infinito di società di comodo, utili solamente a coprire interessi altrui assolutamente inconfessabili o per sfornare fatture di ogni tipo, legate sempre ad operazioni, transazioni, acquisto e vendite di beni e servizi mai avvenuto.

Il clan dei Casalesi ha una peculiarità: c’è il boss che determina, c’è un insieme di colletti bianchi, commercialisti, avvocati, impiegati della pubblica amministrazione, delle Poste, delle banche e tante persone comuni che partecipano, a differenza dei trevigiani, partecipano attivamente, come dimostrato dall’indagine della GdF di Frattamaggiore, alla realizzazione di questa mega truffa ai danni dello Stato.

E allora, dopo lo sperpetuo dei miliardi usciti dalle casse, soprattutto dalle casse di Poste Italiane, oggi è in atto un meccanismo finalizzato a smaltire tutti o almeno la grandissima parte dei crediti acquisiti per le false ristrutturazioni.

Nella prossima puntata cercheremo di spiegarvi – dopo averlo capito bene noi – come si possa mettere insieme l’operazione attraverso cui un esponente del clan dei Casalesi o un suo rappresentante cede un credito derivante da bonus per intervento edilizio mai avvenuto ad un’impresa simile al consorzio di cui sopra o anche ad aziende molto più grandi ed importanti, ricevendo in cambio un bel 30/35%.

Sembra una cifra piccola, ma in realtà è tutto grasso che cola, visto che nell’operazione della falsa ristrutturazione nessuno ha mai tirato fuori un solo euro reale, ma con l’obbligo di esibire, durante la procedura di richiesta di accesso allo strumento di cessione del credito ad un’impresa, i dati del contratto stipulato con l’impresa cessionaria, considerato che un divario troppo ampio tra la cifra finita nel portafoglio dei crediti dei citato cessionario e la remunerazione che questi riconosce al cedente, darebbe seriamente nell’occhio.

Insomma, esiste qualcosa che dobbiamo ancora comprendere, che ancora dobbiamo mettere a fuoco, mentre vi possiamo dire, senza indugiare su nessun tipo di dubbio, che le imprese piccole, medie o grandi che acquistano i crediti derivati da bonus edilizi, evidentemente sanno bene che si tratta di titoli che non potranno mai monetizzare, ma che potranno utilizzare come detrazione fiscale per significativamente gli importi da versare allo Stato per tasse, imposte e tributi.