CONGRESSO PD. La cosa meno importante, cioè la segreteria a Emiddio Cimmino è definita, quella più importante, no. Da Oliviero ed Abbate, un rifiuto per il listone unico con Caputo e Graziano
9 Gennaio 2019 - 12:16
CASERTA – (g.g.) Non è che la cosa non fosse già nota, ma la fotografia del tavolo dietro al quale era seduto, ieri sera, nella sala più grande dell’hotel Vanvitelli, ne rappresenta una sanzione ufficiale che, a 10 giorni dal probabile (menar certezze quando si tratta del Pd è sempre un’imprudenza) congresso provinciale, definisce il quadro di un’alleanza tra l’area che fa capo a Gennaro Oliviero e quella degli ex riformisti, l’ala proveniente dai Ds del Pd, rappresentata, dietro a quel tavolo, dall’ex segretario provinciale Dario Abbate che ha fieramente resistito alle purghe dell’ineffabile commissario provinciale Franco Mirabelli, spedito a Caserta a fare da sponda al “tatticologo” Stefano Graziano per costruire l’orribile operazione, realizzata calpestando tutte le norme statutarie del partito, e che comprendeva l’avvento di Antonello Velardi a sindaco di Marcianise e l’epurazione dal partito di Dario Abbate e dei suoi amici.
Ieri sera, Dario Abbate era seduto al fianco di Nicola Zingaretti
Cosa significhi questo accordo in termini di tessere, e ci riferiamo a quelle sottoscritte fino a dicembre, lo capiremo nei prossimi giorni. Oltre a diversi sindaci, tra cui, naturalmente, quelli di Sessa Aurunca, Silvio Sasso, di Pastorano, di Raviscanina, di Pietramelara, con l’inossidabile Pasqualino Di Fruscio, eccetera, all’evento di Zingaretti era presente anche la famiglia Stellato, precisamente c’erano l’ex deputata Camilla Sgambato e suo figlio Pasquale Stellato.
Attenzione, però, alla sfumatura. Siamo costretti, per qualche riga, a tuffarci, seppur controvoglia, nel politicismo autoreferenziale, cioè in quella vasca di acqua spesso torbida, di cui la gente non capisce, non vuol capire, e neppure sia applica, giustamente, per capirci un tubo: gli Stellato appoggeranno Zingaretti al congresso nazionale della prossima primavera, in quanto dote che al presidente della Regione Lazio viene messa a disposizione dall’ex ministro della giustizia Andrea Orlando.
Diversamente, Oliviero e Abbate hanno stretto un accordo diretto con il fratello del commissario Montalbano.
Se questa, rispetto all’identità della platea di ieri sera, è una sfumatura, in previsione del congresso provinciale di domenica 20 gennaio, invece, diventerà un elemento discriminante, sicuramente significativo.
E questo perchè, Oliviero e gli ex riformisti, ritenendo di essere usciti molto forti dal tesseramento chiusosi a dicembre, non hanno alcuna intenzione di assecondare la proposta formulata loro dalle altre componenti del partito, cioè, senza girarci molto intorno, da Stefano Graziano e Nicola Caputo, di costituire un listone unico da votare, in pratica, all’unanimità e che fotocopierebbe la nuova assemblea provinciale del Pd.
Questione cruciale, quella dei rapporti di forza in assemblea, soprattutto perchè il punto di sintesi per la segreteria provinciale viene considerato, dai maggiorenti del partito, un nome di tregua e non quello di un segretario autenticamente governante. Dunque, chi avrà in mano l’assemblea ritiene di poter orientare anche le mosse dell’ex sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino che, a quanto pare, è stato considerato una soluzione accettabile anche da Graziano, da Caputo e dalla Picierno, dopo che la proposta è partita da Gennaro Oliviero.
Ritornando agli Stellato e alla sfumatura, difficilmente questa componente sarà ospitata nella lista che gli stessi Oliviero, Abbate, Munno eccetera, stanno preparando. Alla Sgambato, al marito e al figliolo verrà chiesto di fare una propria lista che si richiami, appunto, alla corrente di Andrea Orlando. Ecco perchè quello che potrebbe essere un dettaglio quasi irrilevante della fotografia di ieri sera, si trasforma in un elemento di sostanza, nel momento in cui le varie aree si andranno a schierare sul voto per l’assemblea provinciale.
Bisognerà capire, però, in queste ore, se Graziano, Caputo e la Picierno, di fronte al rifiuto di Oliviero ed Abbate di costituire il listone, terranno in piedi o faranno saltare l’accordo sul segretario.
La sensazione è che almeno due dei tre esponenti del Pd appena citati, cioè Caputo e la Picierno, non abbiano alcuna intenzione di esacerbare lo sconto in quanto non possono alzare un muro e consumare uno scontro con la finalità di costruire una minoranza e una maggioranza interne, in piena campagna elettorale per le elezioni Europee, in una consultazione a cui la Picierno e Caputo non possono partecipare, librandosi due dita sopra al tappeto rosso del trend trionfale che nel 2014 accompagnava Matteo Renzi e, per quel che riguarda il solo Caputo, sull’appoggio esclusivo garantitogli dall’allora sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, il quale, a campagna elettorale già iniziata per le prossime Regionali, non si metterà certo a fare i voti per un candidato alle Europee a scapito di un altro, andando ad aggravare una condizione già complicata nei rapporti tra lui e il partito democratico campano.
Per il momento, questo è. Poi vedremo.