CORONAVIRUS. Governo al lavoro per evitare un nuovo lockdown. Restrizioni per funerali, feste e nozze
5 Ottobre 2020 - 09:58
NAZIONALE – Il governo e’ pronto a varare un nuovo dpcm con ulteriori restrizioni per contenere il contagio da coronavirus. Le misure centrali che saranno portate al Cdm di questa sera, e che saranno illustrate dal ministro della Salute Roberto Speranza domani in Parlamento, riguardano la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio, una stretta su feste e cerimonie, oltre all’obbligo di mascherine all’aperto. Il governo intende poi chiedere alle regioni un passo indietro in riferimento alle deroghe rispetto alle misure nazionali, come accaduto fino al maggio scorso, obbligandole solo a emettere provvedimenti piu’ rigorosi.
Sull’obbligo della mascherina all’aperto, misura gia’ in vigore in molte regioni, il governo sembra non avere dubbi. Con i contagi giornalieri a quota 2.578 casi, l’esecutivo e’ “al lavoro per evitare un nuovo lockdown che non dobbiamo permetterci”, ha spiegato ieri il ministro Speranza, obbligando la popolazione a mantenere coperti naso e bocca anche per strada, e mantenendo ovviamente il divieto di assembramento. Inoltre, sul fronte dei controlli, il Viminale intende intensificare i controlli utilizzando non solo la polizia locale ma anche i soldati impegnati nell’operazione “Strade sicure”.
Nuova stretta, poi, per cercare di controllare la movida con la possibilita’ di una chiusura anticipata degli orari dei locali alle 22 o alle 23. Le entrate nei negozi saranno sempre contingentati a seconda degli spazi, i ristoranti dovranno rispettare il distanziamento e le discoteche resteranno chiuse. Per quanto riguarda le feste private e cerimonie, il Cts conferma la linea del contingentamento: massimo 1.000 persone all’aperto (negli stadi), 200 invece per le feste private come matrimoni e battesimi. Previsti anche maggiore controlli su altri incontri conviviali che potrebbero risultare rischiosi in termini di contagio e limitando la responsabilita’ e la possibilita’ di intervento delle Regioni che avevano consentito deroghe.