CORONAVIRUS. La denuncia: “Mia figlia con la sindrome di down legata ad un letto”

18 Novembre 2020 - 16:59

SANTA MARIA CAPUA VETERE – “Come è possibile che dopo quasi un anno dallo scoppio della pandemia e della scoperta del coronavirus, ci sia ancora del personale sanitario non in grado di gestire pazienti effetti da simili patologie, il coronavirus colpisce principalmente anziani e persone diversamente abili”. E’ lo sfogo di Rosanna, mamma di Eliana, una donna di 42 anni affetta dalla sindrome di Down, che dallo scorso 16 ottobre è positiva al Sars-Cov-2. Rosanna, come riporta l’Ansa, denuncia un presunto caso di malasanità che ha visto protagonista sua figlia. Secondo quanto racconta insieme con Gaia, l’altra sua figlia, Eliana, da Caserta, dove abita, è stata portata al Cardarelli di Napoli, la sera di martedì scorso a causa di problemi di deglutizione. Lì doveva doveva essere sottoposta a una tac che però non è stato possibile fare. “E’ stata ricoverata e la sua cartella clinica – dice Gaia – non si sa come, viene persa…”, “giovedì – continua la ragazza – siamo riusciti a sapere che avrebbe fatto una tac… il giorno seguente scopriamo che il referto della tac aveva la dicitura ‘esame non eseguito in relazione ad agitazione psicomotoria incontenibile'”. Ma, affermano la madre e la sorella di Eliana, i medici erano stati avvertiti che doveva essere sedata per poter essere sottoposta all’esame. Lei infatti, si comporta e interloquisce con le persone che la circondano come una bambina di un anno e mezzo e non è sempre “gestibile”.

Sabato Eliana viene dimessa dal Cardarelli e a bordo di una ambulanza del 118 insieme con la madre, viene trasferita in una clinica di Santa Maria Capua Vetere per essere sottoposta alla tac che non era stato possibile fare a Napoli e ad altre analisi finalizzate a comprendere il suo stato di salute. Da quel momento, sostiene la famiglia, non rimarrà più sola. Secondo quanto rende noto la famiglia, nella stanza della clinica dove viene sistemata, la mamma si accorge che sulle braccia di sua figlia ci sono abrasioni e lividi enormi e dei segni che, sostengono i parenti, sono inequivocabilmente assimilabili a corde o lacci usati probabilmente per immobilizzarla al letto. Sulla vicenda il Cardarelli ha avviato un’indagine interna disposta dal direttore sanitario Giuseppe Russo. “