Ecco il vero motivo del LOCKDOWN DI DE LUCA e di tutte le sue bugie. Così ha tradito il patto con il governo per i posti letto in Terapia Intensiva

24 Ottobre 2020 - 10:11

Queste sono le cose serie, non le puttanate sul coprifuoco, sull’autocertificazione interprovinciale. Il Veneto ne ha impiantate 120 in più del massimo previsto dal governo

CASERTA (gianluigi guarino) – A pensarci bene, non ci voleva il decreto Rilancio varato dal governo nella scorsa primavera, precisamente il 19 maggio. Sarebbe bastato che in due anni, cioè il periodo trascorso a partire dall’approvazione del nuovo piano ospedaliero regionale, De Luca si fosse limitato a tradurre in fatti concreti ciò che si era impegnato a fare nel momento in cui, dai 335 posti letto in Terapia Intensiva del vecchio Piano ospedaliero, sarebbe dovuto passare ai quasi 700, tra 650 e 700 precisamente, del nuovo Piano. Fino al giorno 9 marzo 2020, cioè quello in cui è stato dichiarato e ordinato il lockdown in Campania, non uno di questi posti letto è stato creato nella nostra regione.

Va bene, chi se lo poteva immaginare che nella vita, dopo essere rimasti a bocca aperta davanti alla fine del comunismo e del socialismo reale praticamente avvenuta in 3/4 anni, davanti allo tsunami più potente della storia che ha mietuto milioni di vittime, ci sarebbe toccata anche la pandemia più importante dall’influenza spagnola in poi?

Perdonato, dunque. Perdonato, però, fino ad un certo punto,

perché l’argomento del Piano ospedaliero è rimasto lontano dal dibattito politico-elettorale e De Luca se n’è ben guardato dal parlarne. Con il decreto Rilancio, il Governo ha santificato la nuova mappa e i nuovi numeri dei posti letto, andando sostanzialmente ad emendare e a sostituirsi più o meno ai piani ospedalieri. Ha scelto un indice pari a 0,14 e l’ha usato come moltiplicatore del numero frutto del quoziente tra la cifra complessiva degli abitanti di ogni regione e un altro numero fisso pari a mille.

Calma, non vi spaventate. Facciamo un esempiuccio praticato. Ad ogni regione viene attribuito un numero di posti letto in Terapia Intensiva pari alla somma di tutte le moltiplicazioni tra 1.000 e 0.14, fino ad arrivare al numero dei residenti. Secondo il censimento del 2018, in Campania siamo circa 5.826.860, che diviso mille fa 5.826,86, questa cifra va moltiplicata per 0,14 e si arriva a 815,76, cioè 816. Però, nella tabella del governo ne vengono riportati 834, cioè 18 in più rispetto a questo nostro calcolo. Non sappiamo esattamente dove sia l’errore, ma sicuramente dentro dividendo, cioè la cifra che esprime il numero di persone residenti in Campania. Comunque, siamo lì. Anche perché volesse il cielo che la nostra regione avesse oggi 816 posti letto in Terapia Intensiva, degli ulteriori 18 potremmo fare anche a meno.

E invece, partendo dalla dotazione del vecchio piano ospedaliero, che nonostante da due anni ce ne sia uno nuovo, è ancora quello che conta, pari a 335 posti letto in Terapia Intensiva, per arrivare alla cifra di 834 ne mancano 499. Sapete quanti ne ha creati la Campania da marzo ad oggi? Novantadue su 499.

Vanno cercati tra le indecenti strutture di Maddaloni, dell’Ospedale del Mare, insomma nei nosocomi covid e basta. I cosiddetti ospedaletti sono costati circa 27 milioni di euro, come abbiamo denunciato centinaia di volte nei nostri articoli della scorsa primavera. Ad oggi (forse) qualche Terapia Intensiva funziona nella struttura di Ponticelli, attigua all’Ospedale del Mare. Per quanto riguarda Caserta e Salerno, zero spaccato. In queste ultime ore, De Luca ha recuperato qualche posto decretando il destino covid, e solo covid, anche dell’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere, ma comunque siamo molto, molto al di sotto dei 499. Qualcosa, ripetiamo, forse, in più dell’81,6% dei posti previsti e non creati ma comunque non molto distanti da questa percentuale.

Si dirà: mal comune, mezzo gaudio. Si sarà inceppato qualcosa nella comunicazione tra governo e regioni e tutti stanno mordendo il freno, facendo quello che è il mestieri tipico italiano, atavica e irreversibile ritardataria su ogni processo di infrastrutturazione, ammazzato sistematicamente dal veleno che si libera dalle spire dell’abbraccio mortale della nostrana burocrazia.

E allora, con spirito analitico, andiamocela a studiare questa santa tabella. Ve la proponiamo tramite la mappa interattiva a cui potrete accedere CLICCANDO QUI e navigando regione per regione. Vanno considerate le situazioni complicate, cioè quelle in cui si è verificata un’effettiva impennata dei ricoveri in Terapia Intensiva. La Campania, ed ecco perché scrivevamo ogni giorno che rappresentava un esercizio criminale quello di tenere il numero dei tamponi così basso in primavera, oggi si ritrova con cifre quasi doppie rispetto a quelle di aprile e maggio, cosa che vale per le Terapie Intensive e per gli ospedalizzati.

A voler pensar male, De Luca, il quale ha sempre saputo che la Campania conta di quasi 6 milioni di abitanti, pare abbia tenuto volontariamente i numeri “calmi” perché, magari, attraverso una politica di tamponi appena decente, avrebbe saturato gli ospedali di malati covid e creato casini in campagna elettorale. Ora, non si è arrivati ancora ad un numero di analisi seriamente proporzionato alla demografia campana, ma è certo che i 12/13 mila test di questi giorni danno un quadro più reale del volume del contagio. Per cui, questo differenziale dell’81,6%, questo ritardo di 407 posti mai creati e che la Campania avrebbe già dovuto avere, diventa molto più gravi dei soli 6 posti su 134 previsti dalla Calabria, regione che continua ad avere un numero di ricoverati in Terapia Intensiva limitato anche se in crescita, ma commisurato ad una struttura demografica della regione che può tollerare un cammino più lento verso quella cifra di 134 al cui raggiungimento manca poco più del 95%. Questo perché, come spiegano benissimo i dati, lì abbiamo solo il 5% di pazienti covid in Terapia Intensiva rispetto al numero di saturazione, per cui è molto probabile che quei 134 non serviranno mai e forse neanche 100.

Alla Campania manca ormai pochissimo, precisamente 34 nuovi ricoverati in Terapia Intensiva, in termini di incremento, per passare dal 22% di oggi a quel 30% che rappresenta per il governo una soglia di allarme rosso che non va assolutamente superato, dato che il covid non è che abbia abolito l’infarto, l’ictus, il grave incidente stradale e tutte le altre motivazioni per cui si rend necessario un ricovero in Rianimazione. Ma questo non perché l’epidemia è più pesante in termini di malati gravi. Anche oggi, 22 ottobre, in Campania abbiamo il 95% di nuovi positivi del tutto asintomatici e solo un 5% con sintomi. Dunque, il problema non sta nei numeri ma nell’inerzia di una regione che se la canta e se la suona e per la quale, purtroppo, è sufficiente davanti alla popolazione della Campania (parlare di popolo sarebbe troppo) sparare qualche cazzata su coprifuoco, autocertificazione, per apparare e per salvare l’indice di gradimento del governatore. Le cose serie, quelle importanti, nessuno o pochissimi le valutano.

Nel Veneto, Zaia ha sfondato la quota complessivamente prevista nel decreto Rilancio. E mentre a noi mancano 407 posti in Terapia Intensiva, nelle province di Venezia, Verona, Padova, Vicenza, Rovigo e Treviso, ci sono già 120 posti letto in più di quelli che servirebbero per demografia. Per cui, prepariamoci pure allo scuorno di dover mandare gente che sta male in Campania nella regione di Zaia, ammesso e non concesso che ci arrivino vive, via aerea oppure sciroppandosi 900 km in ambulanza.

Noi non siamo un giornale nazionale e non abbiamo dunque la possibilità di fornire risonanza a questo nostro lavoro denso di passione e di fatica. Un lavoro fatto da gente seria che dimostra che che ci sono dei meridionali in grado di leggere le cose e di pensare con un cervello mitteleuropeo, che ha come modello quello dell’efficienza, della produttività, della qualità dell’azione di governo, della sobria operosità di chi è chiamato a svolgere le funzioni della potestà territoriale.

Sappiamo bene che questo articolo, come altri, sarà letto da un po’ di persone ma non attecchirà granché proprio perché è impegnativo leggerlo, proprio perché prevede uno sforzo, un’attitudine civile, civica e più in generale di tipo culturale estranea alla magna pars della popolazione campana. Però, noi l’abbiamo redatto lo stesso ne faremo altri, perché anche solo scriverli ci gratifica. A noi piace studiare, analizzare, capire. Se il Meridione fosse come CasertaCe, certo che gli romperemmo il culo a quei polentoni. Ma non a chiacchiere, non con la rivendicazione parolaia tipo spacco qua, spacco là…, ma battendoli nella competizione della produttività, dimostrando di essere più efficienti e, grillinamente parlando vaffanculo, mi voglio concedere una battuta razzista, più intelligenti di loro.