COVID. Ora anche il governo se ne accorge, noi lo scriviamo da marzo. Ecco in ESCLUSIVA la prova che i dati di De Luca sono falsi e farlocchi

11 Novembre 2020 - 19:15

Dopo aver analizzato i dati, non si capisce da dove sia emersa la percentuale di occupazione dei posti di terapia intensiva che da la Campania. L’impressione è che, dopo le polemiche sulla poca trasparenza dei numeri covid della regione e l’intervento del ministero della Salute, che ha inviato i suoi tecnici in Campania per verificare la validità dei dati resi pubblici, l’Unità di Crisi abbia cercato di mettere una pezza pubblicando questo post, ma la toppa è peggio del buco

CASERTA – Dopo che ieri abbiamo commentato il chiarimento poco chiarificatore dell’Unità di crisi della Campania sui posti letto di terapia intensiva e di degenza covid nella nostra

regione
, questo pomeriggio è stata resa nota un comunicazione improntata sulla percentuale di occupazione dei posti di terapia intensiva. Da Napoli, si sottolinea come, nel periodo 2/8 novembre, la cifra sia inferiore a quella stabilità dal governo come soglia critica dell’occupazione dei posti in terapia intensiva delle regioni (30%). Infatti, la percentuale campana nel periodo 2/8 novembre sarebbe pari al 27%. L’impressione è che, dopo le polemiche sulla poca trasparenza dei numeri covid della regione e l’intervento del ministero della Salute, che ha inviato i suoi tecnici in Campania per verificare la validità dei dati resi pubblici, l’Unità di Crisi abbia cercato di mettere una pezza pubblicando questo post, ma la toppa è peggio del buco.

Si legge nel comunicato che questo 27% sarebbe il risultato del “rapporto tra il tasso giornaliero di pazienti Covid ricoverati nel giorno indice sul numero di posti letto totali di terapia intensiva attivi nel giorno indice moltiplicato per 100“. Se ci avete capito poco, tranquilli, può capitare quando a scrivere è un organismo come l’Unità di crisi che dal mese di marzo sta zoppicando tremendamente nel conteggio dei dati e nell’elaborazione di numeri e comunicati. Andiamo a vederlo questo tasso giornaliero. Grazie ai dati del ministero della salute e utilizzando gli stessi report dell’Unità di crisi della Campania, sappiamo che questo la media dei 7 giorni presi in esame dal 2 all’8 novembre è pari al 30,2%, quindi, differente rispetto alla cifra che oggi la regione Campania ha comunicato nel post, ma soprattutto superiore alla soglia critica stabilita dal governo. E allora questo 27% da dove esce?

Abbiamo voluto calcolare, poi, anche il dato relativo non solo ai posti letto, covid e non, disponibili in Campania, ma anche per quello relativo ai posti letto attivabili, quel numero di 243 che da qualche giorno la Regione preferisce non comunicare. Qui, la media dei 7 giorni è terrificante: 72,6% dei posti letto attivabili in Campania sarebbe già occupato. Con questo calcolo, non conteggiato o quantomeno non reso noto dall’Unità di crisi, emergerebbe la grave responsabilità della regione che non ha attivato i posti letto previsti, prima, dal Piano ospedaliero firmato da Vincenzo De Luca nel 2018, e sarebbero state disattese le indicazioni del governo nazionale che, con il decreto Rilancio, ha richiesto alla Campania di attivare 499 posti letto di terapia intensiva che, evidentemente, mancano all’appello.

Sono queste gli oneri con cui Vincenzo De Luca deve convivere giornalmente. E allora, pare logico porsi la domanda: questi sono i motivi per cui De Luca ha chiesto il lockdown? A nostro avviso, sì, il governatore ha urlato e minacciato la chiusura perché la regione che amministra non è pronta e perché esistono forti responsabilità del governo della Campania, e del suo governatore, sulla situazione critica degli ospedali campani.

Su questo giornale avete letto aspri quanto fondate critiche sull’organizzazione della task force regione anticovid nelle mani di un fedelissimo di De Luca, Italo Giulivo, che tutto ha fatto e che di tutto ha trattato nella sua vita, tranne che occuparsi di questioni mediche. Adesso, dopo mesi, anche il governo nazionale si sta rendendo conto del caos che esiste a Napoli nel controllo della pandemia. Siamo piacevolmente sorpresi dal fatto che qualcuno a Roma si sia reso conto della poca preparazione che vige in Campania? Sì, ma considerate le sofferenze della nostra regione e il modo in cui il governatore ha sfruttato la pandemia in maniera totalmente propagandistica, non è una vittoria di chi, come Casertace, da tempo scrive e avverte i cittadini su cosa stia avvenendo in quelle stanze.