COVID. Quando una vita umana non vale più un tubo. L’incredibile odissea di un paziente colpito da aneurisma e che all’ospedale di CASERTA non ha voluto nessuno

30 Novembre 2020 - 13:46

Alle 20.15 ieri sera si è sentito male, alle 8 stamattina stazionava al pronto soccorso del Sant’Anna e Sn Sebastiano ancora a bordo dell’ambulanza rianimativa

 

CASERTA – (g.g.) Un’altra odissea, l’ennesima che denota ancora una volta la pessima gestione operata dall’Asl che eroga le direttive a chi poi le deve eseguire, ma anche da parte dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano, dove ormai molti cervelli si sono decisamente bruciati per quel poco che già valevano in epoca pre covid, del servizio di emergenza territoriale. Ieri sera, verso le 20.15 un’ambulanza del 118 ha condotto un uomo all’ospedale Moscati. Dopo i dovuti accertamenti al paziente, è stato diagnosticato un aneurisma con dissecazione dell’aorta toracica. Una diagnosi che gli addetti ai lavori possono ben considerare per la sua estrema gravità e soprattutto collegare alla irrinunciabile necessità di un intervento chirurgico d’urgenza.

Invece, per il povero paziente, le cose si sono messe subito male. In verità, la procedura è partita in maniera ortodossa, visto che la centrale operativa del 118 ha provato a trovare questo tavolo operatorio in un reparto di cardiochirurgia attrezzato all’interno di una delle aziende ospedaliere che insistono nelle diverse province della Campania. Ma ha ottenuto sempre risposta negativa. A questo punto, non è restato altro da fare se non applicare la procedura prevista, creando le condizioni, anche se queste in partenza non ci sono, affinchè il paziente sia urgentemente operato nel reparto di cardiochirurgia dell’ospedale civile Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta.

Ma lì posti letto non ce n’erano stanotte mentre un tavolo operatorio era disponibile. Al colmo della sfortuna, al paziente viene diagnosticata anche la positività al covid. E qui inizia una sorta di balletto macabro: il contatto tra la direzione sanitaria dell’azienda ospedaliera e il reparto di cardiochirurgia il quale alla fine non vuol sentire ragioni e non accetta il ricovero del paziente.

Mentre nei piani alti dell’ospedale si ragionava su questo, l’ambulanza rianimativa teneva a bordo lo sventurato, il quale ha dimostrato di avere proprio una bella resistenza dato che a quel punto, dopo 5 o 6 ore di folle odissea, non era ancora morto. Il pronto soccorso, però, non l’ha voluto prendere asserendo che trattandosi di un covid avrebbe dovuto essere il modulare a ricoverarlo, per intenderci quel prefabbricato fatto costruire da De Luca pochi mesi fa e che oggi opera con scartamento ridotto e con pochi posti rispetto a quelli previsti.

Il modulare, a sua volta, risponde in verità in maniera piuttosto logica che se loro avessero avuto a disposizione un tavolo operatorio e un cardio chirurgo con la sua equipe pronti, avrebbero potuto anche ricoverare immediatamente il paziente.

Ma siccome, hanno fatto ancora notare i responsabili dell’ospedaletto covid, noi non abbiamo un tavolo operatorio, che lo prendiamo a fare il paziente? Solamente per constatarne la morte? mentre le varie aree dell’ospedale discutono come se dovessero affrontare i problemi di salute di una persona che tutto sommato sta bene e che non è pericolo di vita, questa alle 8 di stamattina dopo esser partita alle due dall’ospedale Moscati di Aversa, era ancora a bordo dell’ambulanza.

Insomma, un agghiacciante ping pong che ha scandito i minuti drammatici di una vita che in quella maniera andava sfumando e si rischiava di perdere, quando era chiaro che si poteva e speriamo a questo punto, si possa ancora fare qualcosa, vista e considerata la già menzionata resistenza, inversamente proporzionale alla stupidità di chi ragionava stanotte sul suo destino, di questa persona colpita all’aorta toracica.

Ora, in queste situazioni di epidemia, i casi singoli perdono di significato e di peso soprattutto quando coinvolgono dei poveri cristi. Noi ci auguriamo che questa persona viva, ma se la medesima dovesse morire, che facciamo, dichiariamo amnistia legandola alla drammatica emergenza che ha fatto saltare il sistema sanitario regionale e casertano in particolare? Perchè, in questo caso, se uno è colpito da un aneurisma e dopo12 ore è ancora vivo all’interno dell’ambulanza rianimativa che, beninteso non è un ospedale, visto che possiede scorte di ossigeno limitate, significa che esisteva un margine per intervenire efficacemente e in maniera risolutiva. Non averlo fatto, con questo palleggio di responsabilità e con una direzione strategica dell’ospedale di Caserta che andrebbe letteralmente attaccata al muro, ha messo a repentaglio una vita di un paziente, i cui parenti, se non ce la dovesse fare, avrebbero tutto quanto il diritto di chiedere una giustizia che nella confusione covid probabilmente non otterrebbero da uno stato iniquo e sempre più impresentabile.