DELITTO DI CAMORRA. Ucciso per evitare la guerra con Zagaria. “Laiso voleva fare il capo”
23 Gennaio 2021 - 17:50
VILLA DI BRIANO – Aveva commesso errori nella gestione dei proventi delle estorsioni, trattenendo per sé buona parte del denaro, senza versarlo nella cassa comune del Clan dei Casalesi. Per questo motivo, secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, a Villa di Briano il 20 aprile 2010 un commando armato crivelló di colpi Crescenzo Laiso, classe 1979.
Dopo quasi 11 anni i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale del riesame di Napoli, a seguito di ricorso della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di quattro persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso (clan dei Casalesi – fazione Schiavone) e dell’ omicidio di Laiso.
La vittima fu freddata dai suoi assassini mentre era alla guida di un’auto, cercò di sottrarsi al fuoco dei killer, sopraggiunti a bordo di una motocicletta, abbandonando l’auto e scappando a piedi ma fu raggiunto da una raffica di proiettili che non gli lasciò scampo. Secondo le dichiarazioni acquisite dai collaboratori giustizia e dai risultati delle investigazioni eseguite, ad ordinare il raid sarebbe stato Nicola Schiavone (ora collaboratore) figlio del capoclan Francesco Schiavone detto Sandokan: “Voleva fare il capo a Trentola Ducenta ma noi non potevamo fare altre questioni con Zagaria” ha raccontato.
La misura cautelare colpisce elementi di spicco del clan dei Casalesi, tra i quali Mario Mario (attualmente collaboratore di giustizia), Mirko Ponticelli, Nicola Della Corte e Bartolomeo Cacciapuoti, gravemente indiziati, a vario titolo, dell’omicidio (LEGGI QUI I PARTICOLARI).