E’ parente di un camorrista latitante. E la questura non si fida: niente pistola per lui
14 Giugno 2025 - 12:17

CASERTA – Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha respinto il ricorso di un cittadino casertano contro il provvedimento della Prefettura che gli vietava la detenzione di armi, munizioni ed esplosivi. La decisione è stata motivata sulla base del principio secondo cui l’autorizzazione alla detenzione o al porto d’armi può essere revocata anche in assenza di reati a carico dell’interessato, se emergono elementi che ne mettano in dubbio l’affidabilità.
Nel caso in esame, il ricorrente – incensurato e in possesso di regolare licenza – è risultato legato da vincoli familiari a un soggetto latitante, appartenente al clan dei Casalesi e sospettato di gravi reati di tipo mafioso. L’uomo è infatti cognato del latitante. Secondo i giudici, il rischio che armi legalmente detenute possano essere utilizzate in modo improprio giustifica l’intervento dell’autorità, soprattutto in territori dove è forte la presenza della criminalità organizzata.
Il TAR ha ribadito che le autorità di pubblica sicurezza possono agire in chiave preventiva, anche senza attendere lo sviluppo di condotte penalmente rilevanti. Le spiegazioni fornite dal ricorrente – che ha negato ogni rapporto con il parente ricercato – non sono state ritenute sufficienti a modificare la valutazione fatta dalla Prefettura. Infine, i giudici hanno ricordato che, in base al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, le autorizzazioni in materia di armi possono essere revocate in qualsiasi momento, se emergono nuovi elementi che avrebbero giustificato un rifiuto iniziale.