Ecco chi è il 43enne che si è tolto la vita in carcere
11 Agosto 2022 - 16:49
TRENTOLA DUCENTA (Lidia de Angelis) Ecco chi era il detenuto che l’altro giorno si è tolto la vita in carcere. Si tratta di Francesco Iovino, 43enne di Trentola Ducenta, fratello di Mario che nelle scorse elezioni si è candidato per le amministrative. L’uomo stava scontando una pena detentiva per rapina che sarebbe terminata nel 2024. Nello specifico Iovino fu arrestato nel marzo 2019 unitamente alla compagna Loredana. I carabinieri della stazione di Santa Maria Capua Vetere diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Francesco Iovino e Loredana Monfreda, di 35, ritenuti responsabili di due episodi di rapina aggravata in concorso, di cui una tentata, lesione personale in concorso e, per la sola Monfreda, anche del reato di calunnia. Il provvedimento rappresentava la conclusione di due distinte attività investigative, dirette dalla Procura sammaritana e delegate, in ordine cronologico, ai carabinieri della stazione di Santa Maria Capua Vetere e a della stazione di Sparanise, investigazioni esperite dall’agosto all’ottobre del 2018. Il 30 agosto scorso, i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere intervenivano al locale pronto soccorso dove era stata segnalata la presenza di una persona anziana in codice rosso, per sospetta assunzione di sostanze psicoattive. L’indagine, svolta mediante acquisizione delle dichiarazioni rese dalla persona offesa, esecuzione del riconoscimento fotografico di entrambi gli indagati ed escussione di persone informate sui fatti, permetteva di acquisire un solido quadro indiziario in ordine ai reati in contestazione. Si accertava che Iovino e Monfreda, simulando l’intenzione di voler locare un appartamento di proprietà della vittima, situato nel comune di Vitulazio, durante la visione dell’immobile, le offrivano un caffè contenente presumibilmente sostanze narcotiche da cui derivava uno stato comatoso. Approfittando di tale circostanza, i due malintenzionati tentavano di impossessarsi del portafogli della persona offesa, non riuscendo nel loro intento stante la reazione della vittima. Rispetto al primo episodio delittuoso, era stato inoltre accertato che, il 9 ottobre 2018, l’anziano veniva contattato sulla sua utenza cellulare dalla Monfreda, la quale gli chiedeva se avesse sporto denuncia per i fatti precedenti, aggiungendo, minacciosamente, che lo avrebbe querelato per violenza sessuale, cosa effettivamente avvenuta il giorno seguente: evento, quest’ultimo, risultato assolutamente infondato e finalizzato ad alterare la realtà dei fatti. Il secondo episodio di cui gli indagati si erano resi responsabili fu quello avvenuto, con le stesse modalità, ai danni di un’anziana signora, abitante a Sparanise, la quale, recatasi dai carabinieri del posto, riferiva che, il 15 settembre scorso, mentre si trovava da sola in casa, notava la Manfreda – persona da lei ben conosciuta – introdursi furtivamente nella sua abitazione aggiungendo che la stessa era in compagnia di Iovino. Alle rimostranze della vittima per le modalità di ingresso all’interno della propria abitazione, gli indagati giustificavano, con vari pretesti, il loro comportamento offrendole, subito dopo, un caffè. L’anziana, dopo averlo bevuto, accusava un malore riconducibile ad uno stato di sopore transitorio da probabile inalazione di sostanza narcotica. Gli accertamenti svolti dai carabinieri di Sparanise, condotti anche mediante l’analisi dei filmati estrapolati dal sistema di videosorveglianza installato nei dintorni dell’abitazione della persona offesa, hanno consentito di accertare che gli indagati, approfittando dello stato di incoscienza dell’anziana, si impossessavano di una collana in oro e di una banconota da 50 euro, che la vittima custodiva sulla sua persona, nonché di un televisore. L’uomo pare che durante la detenzione avesse sviluppato un malessere, per quella condizione, Francesco era entrato nel novembre 2021 a Poggioreale nel reparto per gli ammalati: pesava 43 kg. Durante la sua permanenza più di una volta era stato portato per visite specialistiche al Cardarelli. Rifiutava spesso la nutrizione parenterale”.