Ecco la prima estorsione (abortita) di Reccia recchie ‘e lepre e dei suoi. Perchè abbiamo deciso di non pubblicare il nome del noto imprenditore vittima degli “amici di CASALE”

8 Luglio 2021 - 11:51

Spieghiamo, inoltre, l’anomalia di un’ordinanza, frutto della fusione di due atti giudiziari collegati a due inchieste distinte, che contesta il reato associativo nei capi di imputazione provvisori successivi ai primi che invece partono immediatamente da fatti specifici

 

CASAL DI PRINCIPE/VILLA LITERNO – Le indagini sono distinte, una condotta dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta e imperniata sulla figura di Oreste Reccia, detto recchie ‘e lepre, l’altra realizzata dai carabinieri del Nucleo Investigativo e imperniata sulla figura di Vincenzo Ucciero, 51 anni di Villa Literno. Entrambi freschi scarcerati, entrambi subito tornati a fare l’unico mestiere che conoscono, cioè quello di camorrista.

La Dda ha riunito le due indagini in una sola richiesta, formulata all’ufficio gip del tribunale di Napoli che poi è divenuta un’unica ordinanza, lunga 73 pagine. Una estensione limitata rispetto agli standard usuali, proprio perchè l’arco temporale del lavoro realizzato dagli inquirenti è stato relativamente breve, ma soprattutto collegato ad un periodo molto recente che va dagli ultimi mesi del 2020 fino al maggio 2021.

Va da sè dunque che se l’ordinanza contiene un numero limitato di pagine, queste sono molte interessanti e posseggono un alto peso specifico proprio perchè, diversamente da quanto accade in indagini condotte sui clan camorristici riguardano eventi recentissimi e addirittura ancora in via di realizzazione al momento in cui il blitz è scattato.

Fatta questa premessa che definisce anche una sorta di legenda, una modalità per consultare efficacemente l’atto giudiziario, veniamo ai primi punti di sostanza. Il fatto che questa ordinanza ne riunisca due, è dimostrato dal singolare modo con cui vengono esposti i capi di imputazione provvisori. Di solito, quando ci sono in ballo fatti di camorra e un’attività diretta del clan sul territorio, è scontata la contestazione del reato principale, del reato-madre e matrice di tutti quanti quegli altri che vi sono sottesi. C’è dunque l’associazione a delinquere di stampo mafioso in questo caso camorristico, ai sensi dell’articolo 416 bis. Nel capo vengono sintetizzati di solito gli obiettivi, le finalità per cui il modello dell’associazione a delinquere di stampo camorristico viene costituita e viene esercitata per poi, sgranando la corona dei capi successivi, si vanno ad esaminare i singoli capi che possono attenere a fatti estorsivi, ad atti di violenza contro le persone, oppure in qualche circostanza a reati di spaccio.

In questo caso, invece, i due personaggi centrali cioè i già citati Oreste Reccia e Vincenzo Ucciero vengono accusati del reato-matrice ma non all’inizio, in pratica il capo 1 e il capo 2 che matematicamente associa il 416 bis ai protagonisti di un’ordinanza, diventano il capo 5 per recchie ‘e lepre e il capo 11 per il liternese Vincenzo Ucciero.

E allora, cominciamolo a consultare questo ordine anomalo, partendo dal capo 1. Si va subito nella carne viva dei fatti estorsivi contestati. Chiariamo subito un fatto attinente a una nostra decisione: abbiamo perso un bel pò di tempo a cancellare i nomi delle aziende e degli imprenditori oggetto di attività estorsiva. Non sempre l’abbiamo fatto in passato. Ma quando un imprenditore ha deciso di denunciare l’atto di violenza materiale e morale subito, merita tutta la tutela del mondo. Ovviamente non è che eliminando il nome, risolviamo il problema, visto che i 13 indagati arrestati stanno trascorrendo le prime ore in cella leggendo l’ordinanza che, per legge, gli è stata notificata in modo da renderla esecutiva per il loro arresto.

Dunque, sanno bene chi tra gli imprenditori presi di mira ha deciso di ribellarsi e di andare alla polizia. Comunque, noi la pensiamo così. In passato abbiamo pubblicato i nomi di chi poi, forse per paura, ma spesso anche per una sorta di adesione culturale a un modello di vita codificato, non aveva denunciato, anzi, al cospetto delle domande formulate dagli inquirenti aveva negato di aver mai subito richieste estorsive.

La vittima è un imprenditore dell’agro aversano che si occupa della installazione di ascensori. Fu avvicinato da Oreste Reccia e dai suoi scagnozzi, Luciano Carpiniello, Emilio Mazzarella, 54 anni di Aversa e Remigio Testa. La richiesta fu di 500 euro, Oreste Reccia incaricò Remigio Testa di procurarsi un telefonino e una scheda non identificabili per contattare l’imprenditore. In un caso rispose la segretaria di cui pure viene fatto il nome nell’ordinanza e che anche noi abbiamo deciso di non pubblicare. L’estorsione rimase allo stadio di tentativo solo perchè l’imprenditore si rivolse, avendo compreso che si trattava di una richiesta della camorra, visto e considerato che al telefono la citata richiesta veniva preceduta sempre dall’ormai proverbiale autocertificazione criminale, “Siamo gli amici di Casale“, andò a denunciare tutto alla polizia.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA