ESCLUSIVA. Dopo gli articoli di CasertaCE, la DDA sequestra la Marrel di Raffaele Pezzella. La doppia vergogna Provincia e Asl: beccato nuovo appalto PNRR da 15 MILIONI
31 Ottobre 2023 - 14:57
Nel decreto di perquisizione di pochi giorni fa si parlava anche dell’impresa nata mentre l’imprenditore di Casale era agli arresti domiciliari. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha seguito la trasformazione della Raffaele Pezzella srl in Marrel, così come raccontato anche da questo giornale in due articoli esclusivi dell’aprile 2023 (leggi qui e qui). Il tribunale misure di prevenzione di Santa Maria, su richiesta della DDA di Napoli, ha bloccato anche l’amministrazione giudiziaria della società, situazione che potrebbe far saltare l’aggiudicazione da 15 milioni fatta in coppia ASL/Regione e i 640 mila euro partiti dall’amministrazione del presidente Magliocca
CASERTA (g.g./l.v.r.) – Come se nulla fosse. Come se i rischi a cui si è sottoposto per fare l’imprenditore in un certo modo, alla casertana-maniera, alla casalese-maniera, rappresentassero dei normali elementi da fronteggiare per raggiungere obiettivi più importanti, a partire da quello di arricchirsi molto di più di quanto possa farlo qui da noi un imprenditore che viaggi con la schiena dritta e sempre dentro agli argini del codice penale e di tutte le altre leggi.
Raffaele Pezzella fu arrestato la prima volta molti anni fa. Successe a seguito di un’indagine alla DDA
Al tempo, però, la magistratura si muoveva in maniera normale. Nel senso che se c’era un imprenditore che corrompeva o cercava di corrompere per aggiudicarsi appalti fuori dal solco delle norme che regolano queste procedure, dovevano esserci necessariamente, nel caso in cui la corruzione veniva realizzata, un dirigente, cioè un dominus della procedura di affidamento che si era fatto coinvolgere.
Conseguentemente, quell’indagine, oltre ad attingere Raffaele Pezzella colpì anche l’allora dirigente dell’Ufficio Tecnico della Provincia, Alessandro Diana, concittadino del Pezzella, entrambi di Casal di Principe.
Sappiamo che nel maggio scorso Diana è stato condannato per quella vicenda, non conosciamo ancora l’esito per Pezzella perché mentre l’ex dirigente ha chiesto e ottenuto la celebrazione del rito abbreviato, l’imprenditore di Casale, trapiantato a Teverola, poi a Maddaloni, è stato rinviato a giudizio, essendo rimasto lui nella procedura del rito ordinario.
Se e fino a quando reggerà l’aggravante camorristica, la prescrizione non potrà intervenire su una vicenda anche piuttosto datata.
Poi, in un momento in cui la magistratura, a causa soprattutto di sommovimenti interni e di una guida napoletana poco incline ad approfondire la grande questione della corruzione degli atti amministrativi, il coinvolgimento della politica in queste modalità illegali, è diventata poi meno normale, è successo che lo stesso Pezzella ha concesso il bis, partecipando ad un’operazione corruttiva, finalizzata ad attribuire ad un raggruppamento di tecnici beneventani capitanati da Carlo Camilleri, la progettazione dell’ennesimo ponte lungo una strada provinciale da riqualificare e in parte da tracciare, ossia la Caserta-Monti del Matese.
Ma stavolta, inopinatamente e incredibilmente, l’accusa a Pezzella che oggi regge ancora nelle fasi pre processuali attive a Benevento, si basa su mazzette che lui avrebbe portato o avrebbe fatto portare a un dirigente dell’Ufficio Tecnico della Provincia di Caserta che, però, a Benevento è rimasto un ignoto mister ics – e lì si può anche capire vista l’esiguità dei mezzi, un solo telefonino intercettato via trojan dalla procura locale -, rimasto ugualmente mister ics per la procura di Santa Maria Capua Vetere, alla quale l’ordinanza di Benevento spediva una notizia di reato grande come una casa.
Ordunque, mentre pochi mesi fa Alessandro Diana, Sandrino per gli amici, è stato condannato, questa volta c’è un dirigente che, mentre i tecnici beneventani e Pezzella verranno processati sull’accusa basata sull’architrave di mister ics, questi la farà franca tranquillamente perché così va il mondo da queste parti.
Terzo capitolo del Pezzella. Sempre per effetto del lavoro della DDA e della guardia di finanza, l’imprenditore di Casal di Principe, molto spesso citato dai boss divenuti collaboratori di giustizia, ha subito un sequestro preventivo da 8 milioni di euro (clicca e leggi).
“Embé?” – avrà pensato Pezzella – “Ora sto a piede libero. Nel marzo 2022, standomene tranquillamente agli arresti domiciliari ho potuto costituire una nuova società, attribuendole il nome di Marrel, facendola nascere sulle ceneri della società Raffaele Pezzella. Ci ho messo un amministratore preso a caso dai miei amici e ho sottoscritto il 100% delle quote per un capitale sociale pari a 300 mila euro“.
Al tempo Pezzella non aveva ancora subito il sequestro preventivo e la nostra speranza è che qualche articolo di CasertaCe abbia attecchito, svegliando su questa vicenda assurda qualcuno di chi di dovere. Perché, attenzione, non è che questa Marrel sia nata quale auspicio di futuro migliore di Pezzella per il quale, essendo lui un realista da quattro uova in un piatto (pardon, qua le uova sono otto, sedici, diecimila), lui, continuando a stare ai domiciliari e facendo firmare delle carte all’amministratore a caso di cui prima, è partito come una scheggia.
Di Marrel, infatti, ne abbiamo visto la prima traccia solo una anno dopo la sua nascita, ovvero quando scrivevamo che i lavori di messa in sicurezza del ponte sulla strada Provinciale 89 (Fontegreca – Gallo – Letino), dal valore a base d’asta di 644 mila euro, erano stati affidati, al termine di una gara d’appalto, alla citata Marrel, sottoposta all’amministrazione giudiziaria, rinnovata dopo i primi dodici mesi, ma già possiamo dirvi qualcosa è cambiato.
Lavorando tra siti, documenti e visure poi scoprimmo che questa società è nella mani di Pezzella, uno che è imputato in due processi per aver sostanzialmente truccato gare d’appalto (CLICCA E LEGGI).
Se non bastasse, poi, sempre l’ente guidato da Giorgio Magliocca pochi mesi prima aveva sancito che l’affidamento dell’incarico per il servizio di frazionamento dei terreni, sede dei siti per lo stoccaggio delle ecoballe, quindi nell’area ex Fibe, sarebbe andato alla società Rilgeo Service di Vittoria Carullo.
L’imprenditore di Casal di Principe, secondo la procura di Benevento, sarebbe il reale proprietario della Rilgeo. “Direttamente riconducibile a Raffaele Pezzella“. Così, infatti, viene descritta l’impresa con sede sociale a Piedimonte Matese.
La Rilgeo sarebbe stata utilizzata per false fatture che alcuni componenti dello studio di Carlo Camilleri, anche lui sotto processo per aver corrotto un dirigente della provincia di Caserta la cui identità è rimasta segreta, avrebbero emesso per pagare le tangenti necessarie per aggiudicarsi gli appalti, così come emerge dal capo di imputazione numero sei dell’ordinanza, documento gestatorio del successivo rinvio a giudizio.
Ma dove può guardare oltre, oltre alla provincia uno come Pezzella, se non all’Asl di Caserta?
L’azienda sanitaria casertana ha infatti reso noto di aver preso atto dell’aggiudicazione dei tre lotti (6-7-8) su 20 ricadenti nel territorio della nostra provincia relativi all’accordo quadro che la regione Campania, attraverso l’ufficio Grandi Opere, ha messo in piedi.
Si tratta di venti gare d’appalto per la realizzazione di case di comunità, ospedali di comunità, e centri territoriali, strutture sanitarie che l’Unione Europea (e in parte il governo nazionale) ha finanziato tramite il PNRR con un investimento da 325 milioni di euro.
La regione Campania ha quindi gestito la procedura di gara di questi lotti, ma i progetti di fattibilità, invece, sono stati decisi e approvati dall’Asl Caserta, a seguito di quanto stilato dalle società Coopreogetti e Mate, due cooperative di professionisti che hanno ricevuto l’incarico di mettere su carta la progettazione del lotto numero 6 dal valore di 15 milioni di euro.
Alla fine della procedura regionale sono emersi tutti le ragioni sociali delle società vincitrici e il lotto 6 vede proprio una, anzi due, vecchie conoscenze.
L’appalto per la costruzione di diverse strutture sanitarie (quelle citate prima) tra Fontegreca, Cervino, Aversa, Sant’Arpino, Caiazzo, Casagiove, San Felice, Piedimonte, Santa Maria a Vico, Parete e Cervino, è stato aggiudicato da un gruppo composto da due imprese, anzi tre: il consorzio Fenix, con sede a Bologna, che ha scelto quale esecutrice dei lavori la sua consorziata La Rocca, società cooperativa di Quarto, e assieme a loro a spuntarla è stata proprio la Marrel di Pezzella.
Quindi, dopo la provincia, Pezzella, da imputato in due processi per corruzione, sbarca anche nel mondo sanitario, sempre con l’impresa nata mentre si trovava agli arresti domiciliari.
L’imprenditore di Casale, come detto, era recluso per la sua partecipazione nell’appalto delle attività di ingegneria sul ponte Caserta-Monti del Matese, il cui servizio di progettazione sarebbe stato affidato a dei professionisti beneventani, secondo la procura, a seguito di un’operazione corruttiva messa in piedi dallo stesso Pezzella, pagando l’ignoto dirigente della provincia di Caserta.
Caso ha voluto – perché solo di caso possiamo parlare – che ad aggiudicarsi quei lavori sul ponte da 8 milioni di euro furono affidati ad un consorzio, al consorzio bolognese Fenix, ovvero l’operatore economico che si è aggiudicato in coppia con Pezzella, accusato di aver truccato i servizi di progettazione di quei lavori, l’appalto dell’Asl da 15 milioni.
Una coincidenza particolare, che non può non saltare all’occhio ma – fino a prova contraria – una coincidenza e nulla di più.
Marrel, però, ora si trova in una condizione diversa rispetto a qualche settimana fa. Forse anche grazie al lavoro svolto da CasertaCE, nel sequestro da 8 milioni compiuto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, su delega della DDA di Napoli, tra le varie proprietà messe sotto sigillo c’è proprio questa impresa.
La società che Pezzella ha usato in quest’ultimo anno, infatti, ha ricevuto dal tribunale misure di prevenzione di Santa Maria Capua Vetere il sequestro con contestuale revoca del beneficio dell’amministrazione giudiziaria, fino a quel momento gestita da Davide Fumante, dottore commercialista, consigliere comunale di Santa Maria Capua Vetere e divenuto presidente dell’Ambito dei Servizi Sociali C08.
Non possiamo ancora dirvi con assoluta certezza se questa decisione dei giudici sammaritani, sulla quale si saprà la definitiva sorte solo il prossimo gennaio, avrà come conseguenza per l’impresa di Pezzella la definitiva cancellazione dalla white list, ovvero dall’elenco delle società non infiltrate dalla criminalità secondo la prefettura, nel nostro caso quella di Caserta, condizione che provocherebbe la rescissione dei contratti per i lavori affidati a Marrel, visto che l’interdittiva antimafia, come si sa, è elemento ostatitivo ai rapporti contrattuali tra la pubblica amministrazione e le società. Una cancellazione senza, però, il salvataggio da parte dell’istituto dell’amimistrazione o del controllo giudiziario, così come invece avvenuto in precedenza.
Tutto ciò sta succedendo nel silenzio generale – ad esclusione di questo giornale – e con la provincia di Caserta che percula il mondo, assumendo la posizione di parte civile, parte lesa, nel processo che vede imputato Pezzella, poco dopo avergli affidato i citati lavori da oltre mezzo milione di euro.