GIORNALI & CAMORRA. Per Lello De Rosa, noi e Marilena Natale siamo “un’associazione a delinquere peggio dei clan”. Pacatamente, dimostriamo che per definire lui vanno messe insieme tutte le mafie del pianeta
3 Marzo 2025 - 17:42
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Non è una reazione muscolare la nostra, bensì un ragionamento che parte dal famoso like, da noi già citato, che lui mette sotto la foto di famiglia di Ernesto Falanga, papà di Antonio, patron ipotetico della Mira Costruzioni, subappaltatrice al comune di Caserta, dove De Rosa lavora. Per cui, il nostro articolo è solo una proporzione aritmetica. All’inizio dell’articolo il commento dedicatoci da De Rosa e il like messo alla famiglia Falanga
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CASERTA (g.g.) – Raffaele De Rosa, per gli amici Lello,
Non è una novità perché in molte altre circostanze ha usato le stesse parole o termini simili e noi non abbiamo mai replicato.
Non per nulla, ma per non perdere tempo rispetto a prese di posizioni di una persona talmente conosciuta in provincia di Caserta, nell’agro Aversano a Teverola.
Lui, vicesindaco alcuni anni fa di un’amministrazione comunale di Casapesenna poi sciolta per infiltrazione camorristica, il fratello, Marcello De Rosa, a sua volta ex sindaco e ora consigliere comunale, nonché vicepresidente facente funzioni di presidente della Provincia, condannato a tre anni di reclusione per il reato di falso in atto pubblico il 6 aprile del 2023, salvato dall’applicazione della legge Severino, e dunque dalla sospensione da ogni carica pubblica, solo perché il falso, ovvero l’articolo 476 del codice penale, non fa parte per motivi misteriosi, dell’elenco di quei reati che implicano la sospensione dalle cariche pubbliche sin dalla sentenza di primo grado.
Diciamocela tutta, a noi fa anche piacere quando Lello De Rosa pubblica contenuti come quello che leggete all’inizio di questo articolo. Perché ogni contributo del genere fa aumentare il livello della nostra reputazione, il grado della tenuta del sottoscritto e di questo giornale in relazione al principio di legalità praticata e non solo enunciata.
Stavolta abbiamo deciso di pubblicare questo commento di De Rosa, oggi componente del meraviglioso board dell’Ufficio tecnico del comune di Caserta, con lo stra indagato Franco Biondi e l’imputato per concussione a colpi di Rolex, Luigi Vitelli, solo per un motivo: l’insulto, infatti, riguarda un articolo da noi recentemente pubblicato (clicca e leggi) in cui si faceva riferimento ad un like premuto da Lello De Rosa alla foto di un giovanissimo Antonio Falanga, l’imprenditore neanche 21enne titolare della MIRA Costruzioni srl, sede legale a Milano, sedi operative globe trotter a Tolentino, nelle Marche, ma anche a San Cipriano d’Aversa.
Conpaesani Lello De Rosa e Antonio Falanga. Il like del primo riproduce forse la stessa soddisfazione che Lello De Rosa, tifoso delle sorti della MIRA Costruzioni, ha vissuto quando ha saputo nell’agosto scorso del subappalto ricevuto dalla società di Antonio Falanga dal Consorzio Artemide per i lavori al campo sportivo di San Clemente, a Caserta, ovvero nel perimetro dello stesso comune in De Rosa opera quale sub-dirigente ai Lavori Pubblici.
Il like risale al giorno 8 febbraio 2017, ovvero quando Antonio Falanga era un ragazzino tredicenne. Quel like significava una conoscenza empatica di Lello De Rosa con la famiglia di Antonio Falanga, con Ernesto Falanga, papà di Antonio e a sua volta immortalato nella foto. Perché noi, fino a questo momento, abbiamo scritto che il like è indirizzato ad Antonio, ma in realtà è indirizzato alla foto di famiglia, soprattutto al capo famiglia, quell’Ernesto Falanga arrestato nell’ambito di una serissima operazione del Nucleo investigativo dei carabinieri del Comando provinciale di Caserta.
Un blitz che ha portato alla scoperta nell’abitazione di Falanga, che sarebbe meglio definire come la casa della famiglia del boss Michele Zagaria, dove Ernesto Falanga abitava, beffardamente dipendente della cooperativa che gestisce il Caseificio Don Peppe Diana in un immobile confiscato al clan dei Casalesi e amministrato dalla cooperativa Terra Libera, di una potente mitragliatrice e di due bunker pronti ad essere utilizzati.
Quindi, sicuramente, come sostiene Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, noi e Marilena Natale siamo un’associazione a delinquere peggio della camorra.
Ma se noi di CasertaCe e la Natale siamo un’associazione a delinquere peggio della camorra, lui cos’è? A quale categoria si possono ascrivere le sue frequentazioni e le sue conoscenze?
Se noi siamo, come scrive Lello De Rosa, un’associazione a delinquere peggio della camorra, per lui occorrerà mettere insieme, in una sorta di crasi mastodontica, il clan dei Casalesi, la Nuova camorra organizzata, la Nuova Famiglia, Cosa Nostra, il cartello dei palermitani di Stefano Bontade, sconfitti da Riina, i narcos messicani, la mafia e la Yakuza giapponese.
Attenzione, non è una dichiarazione assertiva la nostra, bensì un riportare tutto in proporzioni tra quello che siamo noi di CasertaCe e Marilena Natale, un’associazione a delinquere peggio della camorra, e conoscenze come quelle di Lello De Rosa, tipo Ernesto Falanga, che non sono le nostre, visto che mai ci è capitato di mettere like alle foto di famiglia di soggetti simili o affini.