“Gli omicidi Cortese e Passarelli due piani separati”. No allo sconto di pena: confermate le condanne a 30 anni per Angelo Grillo

18 Ottobre 2025 - 13:40

MARCIANISE – La Corte di Cassazione, Quinta Sezione Penale, ha respinto il ricorso presentato dall’imprenditore Angelo Grillo, volto a ottenere l’applicazione dell’istituto del reato continuato per una riduzione della pena.

Grillo, storico volto dell’imprenditoria casertana, soprattutto grazie alle sue imprese di pulizia, attive all’Asl di Caserta, è stato condannato in via definitiva a trent’anni di reclusione in due processi e per due distinti omicidi pluriaggravati: quello di Vincenzo Passarelli, commesso a Caserta il 27 gennaio 1998, e quello di Angelo Cortese, avvenuto a Maddaloni il 15 settembre 2006.

La richiesta di unificazione delle pene era stata già respinta dalla Corte d’Appello di Napoli con l’ordinanza dell’8 novembre 2024, contro la quale l’imprenditore aveva proposto ricorso. La Corte Suprema, nella sentenza di fine ottobre, recentemente resa nota, ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo infondati i due motivi di impugnazione.

La sentenza ha stabilito che, nonostante il patto di protezione tra Grillo e il clan camorristico Belforte – che prevedeva, in cambio di una percentuale sugli appalti ottenuti, una copertura sia in ambito concorrenziale che da richieste estorsive – questo non fosse sufficiente a dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso che comprendesse fin dall’origine entrambi gli omicidi.

In particolare, i giudici hanno osservato che l’omicidio Cortese, ritenuto vicino al clan rivale Piccolo-Letizia, rappresentò una scelta autonoma e contingente del clan Belforte, maturata a quasi nove anni di distanza dal primo delitto e in un contesto differente, finalizzata ad affermare la supremazia criminale sul territorio. L’omicidio Passarelli, invece, si legava agli appalti all’Asl aggiudicati a quest’ultimo, punito per essere entrato nel territorio economico di Grillo