I boss minacciano il giornalista Minieri: “falsi testimoni ‘ingaggiati’ per mentire”
21 Ottobre 2024 - 17:06
PIGNATARO MAGGIORE – Ci furono testimoni falsi “ingaggiati” dalla famiglia Lubrano per screditare il giornalista professionista Salvatore Minieri che si era opposto alle minacce del sanguinario clan di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta. A poche settimane dal 19 novembre, data dall’Appello del processo che vede imputati i boss Giuseppe e Gaetano Lubrano (già condannati in primo grado) per minacce con metodo mafioso ai danni del cronista Salvatore Minieri, si riaccende un faro inquietante su alcune dichiarazioni, rese davanti agli uomini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta il 30 luglio 2019, da un soggetto ritenuto vicino alla consorteria criminale di Pignataro Maggiore. “Gaetano Lubrano mi chiese se ero disposto a testimoniare che io non avevo mai visto minacciare Salvatore Minieri. Io gli riferii che avrei detto la semplice verità”.
Secondo l’uomo, infatti, uno dei due boss coinvolti nel processo avrebbe tentato di creare una testimonianza non rispondente all’effettivo svolgimento dei fatti, provando così a macchiare la credibilità delle dichiarazioni del giornalista che, all’epoca dei fatti, stava portando avanti un reportage sugli affari delle famiglie mafiose in provincia di Caserta.
Ma non solo, nell’ambito dibattimentale del processo, incardinato presso la Procura di Napoli, sono saltati fuori altri due testimoni: le loro dichiarazioni a favore del clan Lubrano sono state ritenute, si legge in sentenza, “striscianti, volte solo a screditare la parte offesa e prive di credibilità”. Uno dei testimoni che sarebbero stati orientati dai Lubrano è stato addirittura smentito su ogni fronte, nel corso di un altro processo, attraverso prove oggettive e documenti ufficiali che hanno confermato la veridicità dei fatti di cui è stato vittima il giornalista professionista Salvatore Minieri.
Il 19 novembre prossimo si celebrerà l’Appello, dopo sei anni dalla condanna in primo grado comminata ai due boss di Pignataro Maggiore, figli del defunto ras Vincenzo Lubrano, uomo vicinissimo a Totò Riina e Bernardo Provenzano, consuocero di Lorenzo Nuvoletta. Salvatore Minieri sarà assistito, come nella prima fase del processo, dagli avvocati dello studio Grauso: Maria Grauso, Francesco Iovino e Antonio Iovino.
Il Sindacato unitario giornalisti della Campania, dopo aver appreso della condanna irrogata ai due personaggi della criminalità casertana, aveva espresso soddisfazione per la decisione del giudice. «Non lasciare impunite azioni gravissime nei confronti di chi ha il dovere di informare è un segnale importante per i cronisti che ogni giorno lavorano sul territorio in trincea, ma anche per i cittadini – afferma il Sindacato – salvaguardare il diritto di cronaca significa dare una garanzia di democrazia e di libertà al Paese. È fondamentale, però, che insieme alla magistratura anche i colleghi facciano la loro parte andando ad illuminare le storie e i fatti che sono stati denunciati da Minieri e dagli altri giornalisti minacciati. Dobbiamo essere la loro scorta mediatica, le mafie alimentano il loro potere con il silenzio e la paura».