I comuni non pagano 750.000 euro di stipendi e viveri al canile: “gli animali muoiono di fame”, questa la denuncia del Comitato difesa degli animali
19 Ottobre 2018 - 11:09
CELLOLE/CASERTA – Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del ‘Comitato della difesa degli animali’ che accusa vari comuni della provincia di non provvedere al pagamento di stipendi degli operai che lavorano al canile e dei viveri necessari alla sopravvivenza degli amici a quattro zampe.
“Siamo venuti a conoscenza del fatto che i cani randagi ospitati presso il canile Santa Lucia di Cellole rischiano di morire di fame a causa del mancato pagamento delle fatture delle Vostre Amministrazioni. La drammaticità di questa situazione ci lascia basiti, in quanto vediamo sul sito del comune di Sessa Aurunca, quello che ha il debito maggiore, che ad esempio i soldi per fare feste patronali e altro escono comunque dalle tasche della sua Amministrazione, e si canalizzano per arrivare a coprire situazioni che parlano di divertimento e non di benessere animale o di salvaguardia delle condizioni di salute degli stessi.
Non esistono risorse economiche per loro ma non si capisce bene da quale fonte miracolosa si trovino questi soldi per contemplare gli aspetti ricreativi.
750.000 euro e più di debito per il servizio custodia e cura dei cani. Operai non pagati e quindi mancato rispetto della tutela lavorativa di queste persone. Ci vergognamo di leggere, poi, che il Prefetto di Caserta ha liquidato la “questione” come non di competenza del loro ufficio e di responsabilità esclusiva dei Sindaci e quindi dei cani del loro territorio e custoditi all’interno del canile in questione.
La legge italiana parla chiaro in merito al maltrattamento degli animali, perché di questo alla fine si tratta se si lascia senza alimenti gli animali ospiti del canile (che il comune non abbia soldi che, comunque, sono dei cittadini e da loro versati è una cosa con la quale dovrà comunque fare i conti). Casi simili a questi sono stati oggetto di procedimenti penali e fonti autorevoli hanno dimostrato che non sfamare i cani va in contrasto con la legge regionale n. 16 del 2001, con la legge nazionale n. 281 del 1990, con le norme europee in tema di tutela degli animali d’affezione, già considerati come esseri senzienti, nonché con gli articoli del Codice Penale in tema di maltrattamento di animali.
Questo deve essere l’approccio delle Amministrazioni Comunali. Forse Voi Sindaci non siete memori di queste leggi, che noi siamo pronti a ricordare, o forse non le avete studiate a fondo. Vi ricordiamo che polveroni di questo genere pongono l’attenzione dei cittadini su come vanno spesi i soldi da loro versati e che, se l’impatto mediatico sarà quello da noi sperato, non darete di voi una bella immagine.”
COMITATO CONSULTIVO DIFESA ANIMALI