I cugini Verazzo, solo chiacchiere dai pentiti. Ecco perchè secondo il giudice Provisier sono stati assolti, ed ecco perchè l’accusa di concorso esterno con i politi è totalmente crollata
8 Settembre 2023 - 19:25
Nella terza puntata di questo focus, ci dedichiamo alla parte del verdetto emesso dal giudice Provisier riguardante gli imprenditori di Casal di Principe trapiantati a Capua, anche loro costretti per diversi mesi alla reclusioni carceraria e domiciliare
CAPUA – Il giudice Fabio Provisier è convinto, e lo dice senza mezzi termini nella motivazione della sua sentenza assolutoria, che i cugini Franceso e Giuseppe Verazzo non siano condannabili, ne per il reato di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, men che meno per quello, ancor più grave, di intraneità, cioè, di associazione a delinquere di stampo mafioso, leggi partecipazione diretta al clan dei casalesi, così come aveva ricostruito in maniera forse un po’ troppo entusiastica, il pubblico ministero della Dda, nel momento in cui ha modificato l’accusa sulla scorta delle dichiarazioni, rese sui Verazzo, dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e sempre stando a queste sue dichiarazioni, assuntore diretto delle redini del clan nella città di Capua a partire dall’anno 2004.
Nel momento in cui il giudice Provisier assolve i cugini Verazzo considera assolutamente non sufficienti, non riscontrate le dichiarazioni di Schiavone, che ad avviso del magistrato non si incrociano mai compiutamente, nel racconto di fatti e circostanze specifici, che vadano al di là di affermazioni generali, di semplice scenario, con quelle rilasciate dall’altro pentito Francesco Zagaria.
Stesso discorso per le affermazioni di Panaro e per quelle dei fratelli Amodio, i quali, tra le altre cose denunciano i Verazzo senza entrare nel merito specifico di presunte relazioni tra questi e il clan dei casalese. Tra le altre cose, i fratelli Amodio erano in causa con i Verazzo in relazioni ad alcuni lavori ad essi ordinati nella zona di Francolise, dentro ad un procedimento giudiziario in cui chiedevano ben 6 milioni di euro di risarcimento di presunti danni subiti.
Secondo il giudice, le dichiarazioni di Nicola Schiavone sono “frammentarie e poco dettagliate”. Nel momento in cui Carmine Antropoli, al tempo sindaco di Capua, viene assolto con formula piena dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere dal reato di concorso esterno, cada almeno l’80% dell’accusa di Nicola Schiavone sui Verazzo, etichettati come intermediari del clan con il sindaco di Capua, Antropoli. Generiche e senza riscontri sono anche le narrazioni che pentito espone sul ruolo dei Verazzo come intermediatori con altri politici e con altre amministrazioni.
In estrema sintesi, dunque, nelle sei pagine che Provisier dedica ai motivi dell’assoluzione di Francesco e Giuseppe Verazzo, esiste, poi una sorta di prova regina che smonta l’idea che esistese un sodalizio di affari tra loro e il sindaco Antropoli.
Questi imprenditori di Casal di Principe, trapiantati da decenni a Capua si aggiudicano nell’epoca di Antropoli, una sola gara. Ma in realtà non se l’aggiudicano e non si classificano neppure secondi e neppure terzi, ma addirittura quarti. Per altra di trattava di una gara, quella già citata nelle prime due puntate di questo focus, che, nel caso in cui il comune di Capua avesse voluto controllare ed indirizzare, avrebbe trovato nel criterio di aggiudicazione dell’offerta economica più vantaggiosa una comoda modalità di turbativa, visto e considerato che l’80% del punteggio complessivo sarebbe stato assegnato in base alla cosiddetta offerta tecnica. Cioè quella parte che consente alla commissione di esprimersi con modalità discrezionali, a differenza di ciò che avviene con l’offerta economica rilasciata in busta che nel caso specifico, attribuiva solo il 20% del punteggio.
Quella gara se l’aggiudicò la Ecoproject con il punteggio complessivo di 92,580. Mentre la Congever arrivò, come detto, quarta con 77,90. Dunque staccatissima. Fù l’errore evidente delle prime tre classificate, la già citata Ecoproject, Costruzioni Alaia, seconda classificata e Giemme Lavori, escluse in sede di aggiudicazione per la violazione dell’allora vigente art. 86, comma 3 ter del Decreto legislativo n.162/2006, in quanto avevano offerto prezzi unitari “per gli oneri della sicurezza indiretti” ribassati rispetto a quelli indicati dalla stazione appaltante. A determinare l’estremo ripescaggio della Cogever dei Verazzo. Per altro, su questo capo di imputazione, è stata la stessa Dda a chiedere l’assoluzione sia degli imprenditori che di Antropoli, e del dirigente del comune di Capaua, Francesco Greco. Ma siccome si tratta di un fatto importante, non in quanto tale, ma perchè questa modalità avventurosa, fortunosa e fondamentalmente non controllabile da parte dell’amministrazione comunale ha permesso ai Verazzo di aggiudicarsi l’unico lavoro durante tutti gli anni delle sindacature di Antropoli, questo episodio diventa sostanza probatoria che va ben al di là dell’episodio in se stesso e mina alla radice, rendendola totalmente illogica, la costruzione accusatoria del concorso esterno.